Articolo pubblicato su IUA n° 11, anno IX, dicembre 2022
La prima cosa che noti quando sbarchi dall’aliscafo è il Cristo dei Marinai, piantato sul molo a proteggere tutti i naviganti che da questa piccola isola provengono e che da secoli percorrono mari e oceani. La seconda è che i dati statistici per una volta risultano esatti: vi è una densità di popolazione davvero inconsueta. La cifra esatta è 2360 persone per chilometro quadro, vale a dire che in questo lembo di terra di poco più di quattro kmq. abitano 10.000 persone, turisti esclusi.
Si spiega facilmente allora come l’isola sia intensamente edificata, da nord a sud e da est a ovest, e come sulle direttrici maggiori – strade che comunque sono strette per i nostri canoni consueti – viaggino mezzi motorizzati in abbondanza, di ogni genere, dalle bici elettriche alle auto ai furgoncini ai bus di piccole dimensioni, sia privati che pubblici. Sono questi ultimi a salvare il turista poco informato, che magari è convinto di poter raggiungere a piedi la propria destinazione. Cosa certo non impossibile, ma poco salutare, visto che il traffico è più intenso che nel centro di una metropoli e la certezza di inalare gas di scarico si abbina al rischio di investimento. E siamo alla fine di ottobre, meglio non indugiare con la mente a ciò che era questo luogo solo due mesi fa. I bussini comunali hanno il pregio di essere, per quest’anno, gratuiti per tutti: un regalo per l’isola, proclamata Capitale europea della Cultura 2022.
Parliamo casualmente con alcuni procidani, per lo più anziani. Un vecchio marinaio ricorda come, negli anni ’50 del secolo scorso, parte di questa splendida terra non avesse ancora subito il processo di cementificazione che ora giunge praticamente fino al mare. Ma gli orti fiorenti, i limoneti e gli aranceti per cui Procida va giustamente famosa, ci sono ancora? Ebbene, sì, ma sono al di là delle facciate delle case e delle pietre degli alti muretti che delimitano la sede stradale. Li potete scorgere dalle grate di qualche cancello, o dalle fessure di qualche porta in legno usurata dal tempo e dalla salsedine… già, il mare. Dov’è il mare?
Intorno a voi, e sempre a poca distanza, ma, per identiche ragioni, non è facile scorgerlo, a meno che non capitiate su uno degli arenili ghiaiosi, scuri perché tutto qui è di origine vulcanica. Proprio una spiaggetta, adiacente al cimitero, ha dato nuova linfa alla fama dell’isola nel mondo. Quel genio di Massimo Troisi vi ambientò una delle scene più significative del suo ultimo film, “Il postino”, e adesso non solo quel lembo minimo di ghiaia, ma l’isola intera è divenuta per i cinefili l’isola del Postino.
Il mare in realtà lo potete ammirare, in tutta la sua vastità, da uno dei pochi punti più elevati della costa: quelli della Terramurata, ad esempio: avrete davanti in tutta la sua magnificenza il golfo di Napoli, l’inconfondibile sagoma del Vesuvio in lontananza, di fronte il Capo Miseno, da cui quasi 2000 anni fa il grande naturalista Plinio il Vecchio, comandante della flotta romana lì stanziata, veleggiò in direzione di Ercolano e Pompei, spinto dalla curiosità di vedere da vicino la grande eruzione e dalla necessità di portare soccorso alla popolazione. E perse la vita.
Terramurata: un tempo fortezza, poi palazzo d’Avalos frequentato dal re di Napoli, infine, per un secolo e mezzo, fin quasi ad oggi, carcere di massima sicurezza. Nel quale sono passati in tanti, noti e ignoti, patrioti risorgimentali e militanti antifascisti, tra cui ricordiamo un giovane assolutamente innocente, colpevole però di dichiararsi comunista, che vi fu rinchiuso nel 1928 e vi morì nel 1932. Si chiamava Romolo Tranquilli, era il fratello minore del grande scrittore e dirigente antifascista Ignazio Silone. Oggi il carcere è divenuto museo di se stesso, ed è visitabile. L’altro luogo, davvero bello, da cui vi potete godere il mare, è il porticciolo della Chiaiottella. Il promontorio è collegato, da un ponte pedonale, a quello che sarebbe l’imperdibile gioiello naturale di Procida: l’isolotto che costituisce la Riserva naturale dello Stato di Vivara. Nessuna costruzione, se non la casa dei proprietari. Questa meraviglia era visitabile, con guida naturalistica, ma da tempo l’accesso è precluso. La ragione precisa è uno dei misteri che nemmeno gli abitanti di Procida sanno spiegare al turista.
Dell’isola conserviamo un ricordo condizionato dai numerosi problemi che vi abbiamo riscontrato e che abbiamo cercato di delineare, ma anche addolcito dagli splendidi panorami che corredano questa cartolina…
Cartolina da Procida by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.