Colloquio con Laura Salaris

Il Padule di Fucecchio è uno dei più importanti sistemi ecologici della Toscana, oggi al centro dell’attenzione per varie criticità inerenti la gestione della Riserva Naturale. Per comprendere gli eventi recenti abbiamo incontrato Laura Salaris, addetta stampa e portavoce dell’associazione “Amici del Padule di Fucecchio per la Biodiversità”, di cui ha fatto anche parte del Consiglio Direttivo. Insegnante di Lingue Straniere in pensione, fin da giovane appassionata di natura e impegnata in movimenti e associazioni ambientaliste, collabora come volontaria con il Centro di Ricerca, Documentazione e Promozione del Padule di Fucecchio nell’accoglienza dei visitatori e in altre forme di volontariato.

Foto gentilmente concessa dall’associazione “Amici del Padule di Fucecchio per la Biodiversità”

IUA: Gentile Laura buonasera. Desideriamo proporre ai lettori della rivista on line “L’Italia, l’Uomo, l’Ambiente” un quadro della storia, della situazione attuale e del futuro della Riserva Naturale del Padule di Fucecchio, e Lei ci può aiutare.

Laura Salaris: Potrei prendere come riferimento per raccontare questa vicenda l’anno d’istituzione della Riserva Naturale, che risale al 1996.  L’istituzione della Riserva Naturale è stata il risultato delle mobilitazioni negli anni precedenti da parte delle varie associazioni ambientaliste, conclusione di un lavoro importante.  Con l’istituzione della Riserva Naturale da parte della Provincia di Pistoia, si andavano a definire due aree sottoposte a tutela, entrambe facenti parte della riserva ma non contigue; due superfici che nel complesso costituiscono un’area di circa 200 ha, soltanto il 10% di tutta l’area palustre.  Negli stessi anni, nella parte fiorentina veniva istituita una seconda riserva naturale, di appena 25 ha di superficie, su terreni privati; essa in pratica è rimasta un’area protetta solo sulla carta. Quando fu istituita la riserva si diceva da parte dalle province e della Regione che questo era “solo un primo passo”, in quanto, data la grande importanza del sito, sarebbe stato necessario un livello di tutela ben maggiore. (Immagine a sinistra: Padule di Fucecchio – Antonacci, 2023)

Il Centro di Ricerca Documentazione e Promozione del Padule di Fucecchio, associazione Onlus, già operativo sul territorio da 6 anni, ebbe fin da subito la gestione della Riserva congiuntamente al Consorzio di Bonifica. I due soggetti avevano ruoli diversi: il Centro svolgeva consulenza tecnica sugli interventi di miglioramento ambientale, gestiva l’educazione ambientale, la promozione e la fruizione pubblica, mentre il Consorzio provvedeva a progettare i lavori e a incaricare le ditte per eseguirli. Del Centro facevano parte realtà varie del territorio: soggetti privati, come associazioni ambientaliste e venatorie, ed enti pubblici, come i comuni e le province di Pistoia e Firenze, l’Università di Firenze ecc. (Immagine a destra: Il Centro Visite – Antonacci 2023)

Il Centro ebbe una convenzione con la Provincia di Pistoia per la gestione della Riserva; aveva a disposizione due dipendenti, ed è stato svolto da allora per i 20 anni successivi un lavoro che noi riteniamo molto importante da tutti i punti di vista. Un lavoro di miglioramento ambientale in quanto è stata attuata un’opera di re-naturalizzazione dell’area, cioè di ripristino dell’area umida, che aveva subito interventi di bonifica, un miglioramento mirato alla conservazione di habitat e di specie. (Nell’immagine sopra: Padule di Fucecchio, Mignattai – Antonacci, 2023).

Furono attivati molti progetti, un’attività continua di monitoraggio, di censimento, di ricerca e già nell’arco di pochi anni si cominciarono a vedere risultati nel senso che aumentò in maniera considerevole la presenza di uccelli sia in termini di specie sia in termini di individui. E anche l’estetica di entrambe le aree fu notevolmente migliorata, con notevole impatto sulla promozione di tutta l’area e l’afflusso di visitatori. Fu intrapresa un’ampia attività di divulgazione e di educazione ambientale, con le scuole e anche con gli adulti. Ci sono stati anni in cui sono state coinvolte un gran numero di scuole del circondario, e, oltre ai due dipendenti, erano coinvolte altre figure come guide e collaboratori scientifici. Le attività erano molte ed erano generalmente apprezzate. Era una realtà molto vivace.  Grazie anche al lavoro preparatorio del Centro, avviato già nei primi anni 2000, è giunto anche il riconoscimento della sua rilevanza: il Padule di Fucecchio è entrato nel 2013 a far parte dell’elenco delle aree umide di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar.  È una convenzione internazionale siglata nel 1971 nell’omonima città iraniana, che rappresenta una pietra miliare nel processo di tutela delle aree umide a livello mondiale. È stato un riconoscimento che ha avuto la sua importanza anche a livello di visibilità, il Padule di Fucecchio è stato più facilmente rintracciabile anche da persone interessate e dagli studiosi. Tutto questo lavoro si basava su una convenzione con la Provincia di Pistoia C’era una buona collaborazione e quindi le cose per diversi anni sono andate bene.

IUA: Per completare questo quadro in questi giorni rileggevo la “Guida del padule di Fucecchio” che avevo comprato al centro di Documentazione: la cosa che mi ha colpito non è soltanto il valore ornitologico dell’area, ma l’importanza delle specie vegetali, dei mammiferi, degli anfibi. È veramente un qualcosa di straordinario.

Laura Salaris: Si, c’era un pool di figure professionali che ci hanno investito molto in termini di studio e in termini di ricerca con passione e con reale interesse.  Questo spiega poi i buoni risultati raggiunti. Una cosa che ancora non ho detto è il fatto che il Padule di Fucecchio è un luogo tradizionale di caccia. La tradizione della caccia è molto radicata, e inserire un’area protetta in un contesto di questo genere comprensibilmente non era accettabile a tutti, era pur sempre una novità importante. Anche se devo dire che dopo i problemi iniziali col tempo in realtà le relazioni, i rapporti, con i cacciatori da parte del Centro sono andate migliorando. È evidente il fatto che persone che hanno tutto un altro tipo di esperienze fanno difficoltà a comprendere qual è il senso di tutto questo, di una realtà nuova che nasce in una zona che loro avevano sempre considerato loro.  In una realtà come quella il pensiero della conservazione su cui si basa il concetto di area protetta, in qualche modo mettere in atto un tipo di gestione volta non alla caccia bensì alla conservazione degli habitat e delle specie per preservarli per tutelarli, non poteva essere immediatamente comprensibile e accettato dai vecchi padulani, che erano nati e vissuti lì. Avevano a volte difficoltà a comprendere: col tempo loro stessi hanno visto i risultati, e il contrasto non era poi diciamo così forte. Tutto questo è andato in crisi a un certo punto, purtroppo. 

IUA: Come mai è nata questa crisi e come si è venuta a creare questa situazione?

 Laura Salaris: Le amministrazioni locali facevano parte del Centro. Per tutta la prima fase gli amministratori e i Sindaci della Valdinievole hanno in qualche modo cercato di mantenere un equilibrio tra le istanze diverse, come era nello spirito del Centro, che era un corpo in cui partecipavano vari portatori di interesse. Le amministrazioni diventavano garanti del buon andamento del tutto, in un equilibrio armonico.   A un certo punto si sono verificati dei cambiamenti a livello politico che hanno portato vari amministratori a dare più peso e ascolto alle istanze di alcuni gruppi locali e delle associazioni venatorie, mandando in crisi l’equilibrio precedente. (Immagine a sinistra: Padule di Fucecchio, Svasso Maggiore. Foto gentilmente concessa dall’associazione “Amici del Padule di Fucecchio per la Biodiversità”)

Alcuni comuni hanno deciso di uscire dal Centro, facendo  mancare in qualche modo la legittimazione alle attività. Di fatto si è preferito compiacere le associazioni venatorie. Quando sono venute a cessare le province nel 2014 è venuta quindi anche a mancare la convenzione con la Provincia di Pistoia: è successo che mentre per gran parte delle altre riserve naturali toscane in qualche modo è stata trovata una soluzione – in quanto la Regione, che aveva acquisito le deleghe dalle provincie,  aveva rinnovato le convenzioni alle realtà che le gestivano – per il Padule questo non si è verificato. In questa dinamica ha senz’altro influito il peso elettorale delle associazioni venatorie.

Padule di Fucecchio, aironi. Foto gentilmente concessa dall’associazione “Amici del Padule di Fucecchio per la Biodiversità”

 Lei può capire bene che il Centro, e per chi lo sosteneva come noi, da una realtà che era positiva in tutto e per tutto si è ritrovato in una situazione non del tutto comprensibile.   Si disse che il Centro non aveva i requisiti formali per poter gestire la riserva. Questa argomentazione sembrava un grande pretesto: la Regione ha rinnovato la convenzione ad altre associazioni che in realtà – a nostro avviso – non avevano requisiti assolutamente migliori né diversi perché si diceva che per poter gestire una un’area protetta bisognava essere una realtà associativa a livello nazionale, mentre altre associazioni a cui la convenzione era stata rinnovata non lo erano assolutamente.   Ritengo se ci fosse stata la volontà politica in qualche modo di preservare il Centro una soluzione in tutti i modi si sarebbe trovata.

L’Osservatorio delle Morette (Antonacci, 2023)

La perdita di un ruolo e della convenzione ha determinato anche una crisi economica del Centro. Si è cercato comunque di andare avanti, i dipendenti hanno avuto l’orario ridotto pesantemente e  comunque il Centro è riuscito ad andare avanti, svolgendo anche progetti ed interventi commissionati da altre aree protette della Toscana. In questa situazione di crisi si era venuto a creare un gruppo di volontari a vario titolo e di sostenitori che proprio in quella fase (2014-2015) decisero di costituirsi in associazione, con lo scopo in qualche modo di supportare il Centro nelle sue attività. Nacque quindi l’associazione Amici del Padule di Fucecchio per la Biodiversità. Proprio in quella fase fu creato il nuovo centro visite inaugurato alla fine del 2013. È stato il Centro a intercettare un bando europeo e a predisporre un progetto di massima per partecipare. Nel 2014 il centro visite era appena stato edificato, ma non c’era la possibilità di tenerlo aperto in maniera costante perché le risorse erano state limitate. Fu allora che gli Amici del Padule di Fucecchio  assunsero come impegno principale quello di contribuire a tenere aperto il centro visite e  l’osservatorio delle Morette nei fine settimana, considerato che i dipendenti nei fine settimana erano in genere impegnati in altre attività. Accogliere visitatori, dare informazioni di massima, dare indicazioni era il nostro compito. Questo è durato per molto tempo: dal 2014, ad un mese fa. Siamo andati avanti fino ad ora in tutte queste difficoltà.

IUA: Sono state fatte altre scelte amministrative che hanno determinato la crisi attuale o ci si è limitati a non rinnovare la convenzione con il Centro?

Laura Salaris: Sì, è intervenuto un altro fatto: la scelta della precedente Giunta Regionale di assegnare i beni della riserva ad alcuni comuni e al Consorzio di Bonifica. Questa era una decisione già ipotizzata da tempo, e contro la quale ci eravamo mobilitati. Era stata denominata già allora lo “spezzatino” perché in qualche modo andava a smembrare i beni della Riserva, andando in qualche modo a vanificare una gestione unitaria e coordinata. Noi l’avversammo fin dall’inizio insieme alle altre associazioni ambientaliste. Nel maggio del 2019 organizzammo una marcia dal centro visite di Castelmartini fino alla riserva a cui parteciparono anche le altre associazioni.  Ebbe un notevole riscontro sulla stampa perché fu veramente molto partecipata. All’indomani di tale evento sembrava che potessero aprirsi degli spiragli di dialogo, in quanto fu istituito un tavolo regionale di confronto con le associazioni. Ma a fine mandato l’assessore Fratoni divise i beni della Riserva: il Centro Visite a Larciano e l’osservatorio delle Morette a Ponte Buggianese (l’Area Righetti era già proprietà del consorzio di Bonifica). (Immagine a sinistra: Padule di Fucecchio, Bosco di Chiusi – Antonacci, 2023)

La convenzione con i comuni e con il Consorzio si occupò della divisione dei beni della Riserva, ma non specificò chi e come avrebbe dovuto assicurare una gestione complessiva. Questa è stata una demolizione di fatto della Riserva. Il Centro che precedentemente svolgeva un ruolo di gestione e di consulenza tecnico-scientifica è stato messo da parte. Esso ha conservato la sua sede e ha continuato a svolgere visite guidate nell’area protetta, anche se l’area protetta non era più gestita, e nel corso del tempo si è andata deteriorando. La situazione di abbandono attuale è dovuta a questi vari passaggi.

Monumento in memoria delle vittime dell’Eccidio del Padule di Fucecchio del 23 Agosto 1944 e dei Combattenti Toscani caduti per la Patria nella guerra 1940-1945. (Antonacci, 2023)

Noi come associazione Amici del Padule ci siamo impegnati finora anche in piccoli lavori di manutenzione e supporto nei censimenti e in altre attività di ricerca. Riparazioni che si sono rese necessarie perché non erano stati fatti lavori importanti.  Abbiamo resistito, abbiamo continuato a impegnarci tutti questi anni anche per mantenere l’attenzione su questa realtà e perché ci dispiaceva che il Centro fosse chiuso nei giorni festivi. Soprattutto i primi anni c’era moltissima gente che arrivava, la situazione era ancora bella.   Prima che si venisse a creare questo deterioramento nei giorni festivi in primavera c’era veramente un afflusso enorme di visitatori e ci dispiace che adesso la situazione sia questa. Però abbiamo deciso di smettere per lanciare un allarme, per dare un segnale forte.  Riteniamo che non soltanto si debba recuperare quello che si è perso, ma che se possibile si debba fare anche un passo avanti: perché un servizio come quello dell’apertura delle strutture di visita in un’area protetta dovrebbe essere finanziato. Ci aspetteremmo non soltanto un ritorno a una buona gestione, ma un passo in avanti: l’area protetta ricade su appena il 10% dell’area palustre, ed esiste già negli atti programmatici della Regione un documento in cui si prevede l’ampliamento della Riserva. Un documento che risale al 2013, si chiama “Strategia Regionale per la Biodiversità”, dove si prevede l’ampliamento della Riserva. Sinceramente credo che abbiamo toccato il fondo da cui si deve risalire; speriamo che qualcosa di concreto accada nell’arco di un tempo ragionevole. 

IUA: Ammettiamo che tutto vada per il meglio, e la Regione finalmente intervenga, cosa si potrebbe fare?

Laura Salaris: Al di là di quello che sarà il futuro del Centro, che ovviamente conserva delle risorse umane che non dovrebbero andare disperse, è assolutamente fondamentale che la Regione assicuri in modo chiaro una gestione competente dell’area protetta, individuando un soggetto, senza tuttavia escludere gli enti locali. La riserva andrebbe ampliata, magari con gradualità e con un approccio tecnico, ma senza porre altro tempo in mezzo. Speriamo che quanto previsto dagli atti di programmazione regionale, che rappresenta anche un obiettivo prioritario dell’agenda 2030, venga messo in atto.

Estratto “PIANO AMBIENTALE ED ENERGETICO REGIONALE”, REGIONE TOSCANA, 2013

Firenze, 22 marzo 2023                                            

È vietato riprodurre o duplicare con qualsiasi mezzo le immagini contenute nella presente pubblicazione

Bibliografia & Web

  • “PIANO AMBIENTALE ED ENERGETICO REGIONALE”, Obiettivo B.1 Conservare la biodiversità terrestre e marina e promuovere la fruibilità e la gestione sostenibile delle aree protette REGIONE TOSCANA – 2013
  • AAVV “Guida del Padule di Fucecchio, natura, storia, tradizioni, itinerari”, Quaderni del Padule di Fucecchio N° 8, 2017.
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