Articolo pubblicato su IUA n° 1, Anno IV, Gennaio 2017
Già, quassù sono le ali dell’anima ad essere pronte a librarsi per congiungere terra, cielo e mare. A comporre questo mosaico. Qui rivive in positivo il sogno di Icaro e di Fetonte, tra la brezza marina e il profumo della macchia mediterranea: pini, querce, timo, ruta, cisto, terebinto… Sono loro il trampolino smeraldo tirato a lucido per godere di questi attimi di brama, nella leggerezza di questo immenso patrimonio reale ed immaginifico, che pare nato da origini divine della natura. È una rincorsa dalle note di leitmotiv tra questi tronchi che si innalzano come colonne sonore e si coniugano al terreno selvatico per assurgere al cielo, contemplando il mare. È una metafora del volo e dell’ascesa che si staglia come ectoplasma su questo scalo, librandosi in quel distacco dal corpo che sognò il geniale Leonardo da Vinci. È l’urlo di gioia liberatoria questo “salto nel blu”, dove sembra dopo il volo a planare di atterrare direttamente nel mare, in un susseguirsi di sponde e passaggi selvaggi quanto ospitali. Qui vive la ragione, il coraggio, il desiderio tra spirito apollineo e dionisiaco. Qui viaggiano le bici MTB come carri alati, guidati da una auriga ed un cavallo dalla criniera pari ad un altero cimiero piumato. La frusta è questa leggera brezza salmastra e resinosa che schiocca antichi miti greco romani e leggende aborigene. Qui l’astratto concreto si fa ossimoro, in questo puzzle di invisibile e visibile “salto nel blu”. Dura un attimo, come in quel sogno che tutto svela, poi al mattino non si sa più niente ed è un buon motivo per tornare a sognare, tra narrazione e dimostrazione, con le ali dell’anima in questo mitico “salto nel blu”.
Il “salto nel blu” a Cervo IM, ovvero le ali dell’anima tra le “Antenne e il Castellaro” by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.