Articolo pubblicato su IUA n ° 8, Anno I, Novembre 2014

 Gropina

Ci troviamo nel Valdarno, ovverosia nella valle percorsa dal fiume Arno tra Arezzo e Pontassieve, in provincia di Firenze. Una terra ricca di storia, che ha dato i natali a tanti sommi artisti (tra i quali Masaccio e il Petrarca): abitata fin dalla più remota antichità, i suoi versanti furono percorsi, in un’epoca in cui il fondovalle era troppo paludoso, da strade tra cui la più nota è la Via dei Setteponti, che ricalca in più punti le tracce della Cassia Vetus, risalente ad epoca romana.

Gropina

Questa strada fu chiamata anche, nel Medio Evo, “Beati Petri”, ossia di San Pietro, perchè conduceva verso Roma i pellegrini che giungevano dal nord. Lungo di essa, nei pressi di Loro Ciuffenna, si erge, in posizione isolata e bellissima, la Pieve di Gropina.

Gropina

Il toponimo stesso ci indica le ascendenze etrusche del luogo, sul quale probabilmente sorse un tempio etrusco e certamente uno di epoca romana. Ha una lunga storia, questo edificio, se il primo cenno della sua esistenza si trova in una pergamena appartenente all’archivio dell’abbazia di Nonantola, che la vuole donata da Carlo Magno, nel 780 d.C., appunto a questa Abbazia.

Gropina

Basta entrarci, comunque, per capire che alcuni elementi architettonici risalgono addirittura a epoca longobarda (lo stupendo pulpito), e che altri sono di mano di scultori medievali, probabilmente discepoli della Scuola del grande Wiligelmo, l’architetto che eresse il Duomo di Modena (sec. XII). Infatti, le tre navate della Pieve sono divise da colonne monolitiche che recano capitelli istoriati a immagini e simboli di grande suggestione.

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Comunque, l’edificio attuale sulle fondamenta di altre costruzioni sacre: oltre al tempio pagano, una chiesa paleocristiana e un’altra risalente, come si è detto, a epoca longobarda (sec. VII d.C.). La parte absidale, ornata da archetti sovrapposti su due ordini, conferisce a questa pieve severa un’ incredibile levità. All’esterno, il tozzo campanile riporta la data del 1253, è cioè posteriore all’ultima edificazione. Tutt’intorno, un minuscolo borghetto agricolo apre il proscenio sul vasto panorama sul Valdarno e sui Monti del Chianti.

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Non vi sono negozi, né altro che turbi la pace e la meditazione. In questa stupenda chiesa si tengono anche concerti e altre manifestazioni culturali, tra cui segnaliamo, il prossimo 23 settembre alla sera, una Lectura Dantis centrata sul Canto XXIII dell’Inferno (quello di Ulisse, per intenderci)…

Articolo e fotografie: © copyright Gianni Marucelli 2014

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