Articolo pubblicato su IUA n° 7, Anno V, Luglio-Agosto 2018Negli ultimi anni capita spesso di recarmi a Parma in visita a mia figlia e, ogni volta, colgo l’occasione per scoprire luoghi nuovi. Una delle ultime volte, oltre a fare lunghe e faticose passeggiate sui monti vicino la città e a scrutare le stelle, ho realizzato un piccolo desiderio: smarrirmi, come Alice, in un labirinto… nel labirinto più grande del mondo… il sogno realizzato dall’ editore e designer parmigiano Franco Maria Ricci, che ha ideato un complesso museale tutt’intorno e al centro di un labirinto di bambù.

Sì, un labirinto di bambù, alti, altissimi, e dalle forme e specie diverse. Un dedalo di sentieri, gallerie ombrose e insidiose. Un percorso di tre chilometri tra 200.000 piante di bambù alte anche quindici metri. Viali, corridoi, vicoli ciechi… dove passeggiare, perdersi, riflettere, orientarsi, ritornare sui propri passi … fino a trovarsi, improvvisamente, davanti alla piramide. Qui la prima visita: la cappella raggiungibile attraverso un corridoio a tre braccia che porta alla terrazza dove è poggiata la piramide. Uscendo ci si inoltra in un’enorme corte centrale, elegante con il suo colonnato laterale coperto e arredato con tanti piccoli salottini dove sostare e sorseggiare le immagini scattate nei viali profumati e il silenzio della campagna intorno. Il rosso mattone, i dettagli architettonici, l’estetica della struttura lasciano immaginare la ricerca, la cura e la passione estetica dell’ideatore. Si attraversa, poi, un passaggio che collega la corte centrale alla corte d’ingresso e si entra al museo. Al piano terra è esposta una Jaguar nera, coerente solo con l’eleganza del luogo. Al primo piano ci sono sale che ospitano una mostra temporanea di Carlo Mattioli e altre che contengono tutte le collezioni pregiate del Ricci, opere che vanno dal cinquecento al novecento: dipinti di autori famosi e non, sculture e libri, tanti preziosi libri, tra cui un’edizione dell‘Encyclopédie di Diderot e d’Alembert. Ambienti ricchi di arte, ben curati, fusione eclettica di storia, cultura e designer.

Immancabili, infine, il bistrò, il caffè, la bottega e il bookshop. Unico neo, forse, è il costo del biglietto, ma in fondo ne vale la pena se “vivi” nella struttura e nel labirinto almeno due/tre ore. Del resto Alice ha bisogno di ricerca interiore, fame di arte, in tutte le sue espressioni, e desiderio di giocare… e qui riesce a pizzicarne un bel po’.

P.S.: Sono state utilizzate foto reperite nel web perché sono andate smarrite quelle scattate dall’autrice. Fonte: www.visit-parma.com

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CC BY-NC-ND 4.0 Parma – Come Alice… nel labirinto della Masone di Fontanellato by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.