Articolo pubblicato su IUA n° 4, Anno II, Aprile 2015

Sul Lago Trasimeno, limite tra la Toscana e l’Umbria, l’Isola Polvese è un’Oasi naturale di straordinaria bellezza.

“Isola Polvese” di upload by Adrian Michael – Opera propria. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons.

“Al mio ordine, scatenate l’inferno!”. Molti di voi ricorderanno la celebre battuta d’apertura del film “Il gladiatore”, allorché l’esercito romano si prepara a sconfiggere gli ultimi Barbari agli estremi confini dell’Impero…

Bene, probabilmente possiamo attribuire una frase simile anche a un nemico giurato di Roma, il grande condottiero cartaginese Annibale Barca, quando, all’alba di una giornata di tarda primavera del 217 a.C., sulla sponda orientale del Lago Trasimeno, ordinò al suo composito esercito, di Cartaginesi. di Iberici e di Galli, di scagliarsi dall’alto delle colline sull’esercito del console Caio Flaminio, che, procedendo nella fitta nebbia del primo mattino, non ebbe neppure il tempo di porsi in ordine di battaglia. Tutti i Quiriti furono travolti, nel giro di poche ore rimasero solo pochi superstiti, del corpo del Console si persero le tracce. La via di Roma, per il generale punico, era aperta.

“San secondo isola polvese italy” di Cantalamessa – WP it.. Con licenza GFDL tramite Wikimedia Commons.

A quell’antico e sanguinoso scontro, avvenuto proprio su queste sponde, viene in mente di pensare, mentre attraversiamo il lago su un moderno traghetto che ci conduce, in pochi minuti, fino all’Isola Polvese, una delle tre che il Trasimeno conta (di un’altra, la Maggiore, abbiamo dato una descrizione su queste pagine poco tempo fa).

L’Isola Polvese è da qualche decennio di proprietà della Provincia di Perugia, che ne ha fatto un’Oasi Naturale di grande interesse, inserita nel Parco regionale umbro del Lago Trasimeno.

“Polvese Castello3” di Adrian Michael – Opera propria. Con licenza CC BY 3.0 tramite Wikimedia Commons.

Sono solito definire, a chi non la conosce, questo piccolo territorio insulare come un vero e proprio paradiso: niente strade asfaltate, niente traffico di veicoli motorizzati, niente costruzioni (a parte quelle adibite alla varie iniziative del Parco, che comunque già preesistevano), nessun rumore (se non vi ci recate nel periodo delle gite scolastiche…) che non provenga dalla natura: lo stormire delle canne di palude e delle fronde dei lecci che si protendono verso le acque, il verso stridule delle Gallinelle d’acqua e quello, assai simile, delle loro cugine Folaghe, il grido acuto dello Svasso maggiore, uccello abbastanza raro ma localmente assai diffuso, tanto da costituire il logo dell’Oasi, i cinguettii dei tanti passeriformi che si nascondono tra i canneti e gli arbusti e sono, quindi, scarsamente visibili: il Cannareccione, il Luì, la Capinera.

“Podiceps cristatus 123” by Marco Serra – Own work. Licensed under GFDL via Wikimedia Commons.

La Polvese ha forma all’incirca poligonale e si eleva fino a 313 mt. di altezza sul livello del mare (ma solo una cinquantina su quello del lago); la sua superficie, di settanta ettari, è per un quarto coperta da boschi e per il resto da coltivi, con predominanza di olivi, alcuni dei quali secolari. Lungo le rive, tranne che sul versante occidentale, corre una fascia di canneti, delimitata a terra da salici e pioppi (suggestivo il viale sul lungolago sud-orientale). Il bosco presenta tre distinti aspetti: nella parte centrale appare come una lecceta pura, sul versante orientale al leccio si consocia la roverella mentre, su quello occidentale, la roverella si associa all’alaterno. Dall’approdo, una comoda strada sterrata porta ai resti dell’antico villaggio, di cui permangono le suggestive mura del Castello (sec. XIV); da qui, con una breve deviazione in salita, si perviene alla chiesetta di San Giuliano, eretta sui ruderi di una villa d’epoca romana. Dal sagrato si gode una bella visione del lago. Si ridiscende per continuare il periplo dell’isola, l’occhio attento a cogliere l’apparizione degli Svassi, grandi uccelli acquatici dai caratteristici ciuffi auricolari. Se è la stagione degli accoppiamenti, potremo assistere al rituale del corteggiamento: il maschio si tuffa in cerca di alghe sul fondale e, quando riemerge, si pone diritto in verticale, col cibo nel becco, di fronte alla sua bella, che, nella stessa posizione, benevolmente accetta il dono di fidanzamento. Provate a cronometrare quanto tempo uno Svasso, uccello tuffatore per eccellenza, può restare in immersione: supererà ogni vostra aspettativa!

Via via che progrediamo nella passeggiata, il sentiero si fa più stretto; in alcuni punti i rami lunghi dei lecci formano quasi una galleria sopra le nostre teste, piegandosi poi fino a sfiorare il lago.

Un bivio ci costringe a una scelta: proseguire il comodo cammino lungo le rive o ascendere la collina? Nessun dubbio: la ricompensa della breve salita sarà la bella visione dell’ex Convento di San Secondo, per due secoli (1404-1624) tenuto dai monaci Olivetani, e quindi abbandonato, pare, perché ai sant’uomini la pace del luogo sembrava eccessiva…

Da qui si può proseguire tra gli oliveti e tornare al molo, oppure ridiscendere, e lo consigliamo, per completare il periplo. Senza più la cortina dei canneti, il lago appare in tutta la sua vastità: lo sguardo spazia verso Passignano e Cortona, posandosi prima sulle altre due isole. Tavoli e panchine in legno consentono una comoda sosta per consumare la colazione; poco dopo si raggiunge la “spiaggia”, formata da detriti sassosi, un luogo che, naturalmente, durante la stagione estiva diviene il più affollato, anche perché vicino ai servizi, bar compreso.

Abbiamo descritto molte specie di uccelli (infatti questa è una oasi avifaunistica); vanamente cerchereste durante la passeggiata (la cui durata non supera le due ore) tracce di grossi mammiferi: solo la nutria è visibile, mentre la lepre (come il fagiano) è stata importata a scopi venatori.

“Chiffchaff245”. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons. Luì

Si narra che, in periodi di magra, abbiamo raggiunto la Polvese a nuoto anche alcuni cinghiali: ma non ne abbiamo conferma e, comunque, di questi coraggiosi “esploratori” non vi è più traccia. Mancano anche alcuni dei rettili più comuni; per fortuna del turista, è compresa tra di essi anche la vipera.

Il Parco gestisce diversi tipi di attività, oltre a quelle turistiche: le iniziative di educazione ambientale, indirizzate alle scuole, si affiancano alla ricerca scientifica e alla produzione agricola biologica. Prima di raggiungere il molo e riprendere il traghetto, soffermatevi sotto gli splendidi Ippocastani, ammirate i salici piangenti e i prati all’inglese ben curati; e, soprattutto, godete ancora per qualche minuto del silenzio e della tranquillità. Un bene inestimabile, ai nostri tempi.

Come giungere all’Isola Polvese

L’isola si trova sulla sponda orientale del Lago Trasimeno, in provincia di Perugia, proprio di fronte al paese di San Feliciano. Per chi proviene in auto dall’A1 (sia da sud che da nord) si consiglia di uscire al Casello autostradale Valdichiana dove si imboccherà subito la superstrada per Perugia; uscirete a Magione e prenderete la strada che in pochi chilometri vi condurrà a San Feliciano.

Importante: il traghetto da S. Feliciano alla Polvese funziona solo nei mesi primaverili ed estivi; in dieci minuti sarete sull’isola. Fare attenzione agli orari di ritorno, perché sulla Polvese non esiste possibilità di pernottamento.

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CC BY-NC-ND 4.0 Umbria: Un piccolo paradiso, là dove Annibale distrusse i romani by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.