Di Maria Iorillo

 

La Sardegna è rinomata, soprattutto, per il mare color smeraldo e per le spiagge bianche, le calette tortuose e le belle località turistiche. Poi, ci sono i complessi nuragici, le piccole isole che costellano la terra madre come a proteggerla, i monti del Gennargentu con i suoi pittorici scenari, e gli ampi spazi naturalistici rimasti intatti. Ma meno conosciuti sono i siti minerari dismessi e i rispettivi villaggi fantasmi (dove una volta vivevano i minatori)… e le fantastiche grotte sparse su tutto il territorio.

Nel mio recente soggiorno in Sardegna, ho visitato la grotta di Santa Barbara (la patrona anche dei minatori), celata nel cuore di una montagna ad appena sei chilometri da Iglesias, nel sud dell’isola. All’ingresso, le guide distribuiscono una cuffia in TNT per i capelli e un caschetto giallo (igienizzato) da indossare lungo tutto il percorso. Si prende posto nei vagoni di un trenino elettrico e si parte. Dopo aver attraversato la galleria mineraria di San Giovanni per circa 700 metri, si scende e, a piccolissimi gruppi, nel rispetto delle misure di sicurezza anti-Covid 19, si entra in un ascensore che sale lungo un pozzo. Ci si ritrova in un’altra galleria, ma bisogna proseguire ancora. C’è una stretta scala a chiocciola da salire e, sulla sommità, dall’angusto ingresso…

Si apre davanti a noi un’enorme cattedrale, una grotta spettacolare, onirica… e unica perché situata proprio nelle viscere della montagna, infatti non ha altri ingressi. L’unica strada è proprio quella appena percorsa. Solo per un attimo, un pensiero inquietante mi è balenato in testa, ma il contemporaneo stupore per tanta bellezza e perfezione l’ha spazzato via.

La grande cavità naturale è costituita da un ampio salone alto oltre 25 metri, cosparso di concrezioni di stalattiti che dal soffitto arrivano fino a terra e splendide stalagmiti ricoperte da eccentriche di aragonite. Le sculture, curate dal tempo, presentano svariate forme; montagne di cristalli che assumono le sembianze di colonne, altari, alberi, mentre rami, fiori, nidi d‘ape calcarei tappezzano le volte e le pareti. È un guardarsi intorno con gli occhi sgranati e il cuore leggero. Non si riesce a stare dietro il gruppo, ogni angolo è da scoprire ed è perfetto per scattare una foto ricordo. Si notano più colori a seconda dei contenuti minerari, ma a colpo d’occhio è il bianco ad abbagliare la vista e i pensieri. E come in ogni cattedrale, sono presenti persino le “canne d’organo”, formazioni calcaree che al tocco riproducono appunto il suono dello strumento. Nella parte più stretta e quasi nascosta, un piccolo lago fa risplendere le pareti intorno.

La grotta di Santa Barbara è stata costruita dalla mano attenta e minuziosa di Madre Natura nel corso degli ultimi 500 milioni di anni, ma l’uomo l’ha scoperta solo nel 1952, durante lo scavo di un pozzo ascendente che avrebbe dovuto portare il materiale estratto da un livello all’altro della miniera. Mentre le guide ci invitano a procedere a ritroso, ognuno di noi, prima di imboccare la scala a chiocciola, lancia un ultimo sguardo alla cattedrale come a raccoglierne l’immagine a 360° per fissarla, poi, sulla pellicola dei ricordi più preziosi. La visita, rigorosamente da prenotare, dura 90 minuti circa e costa 15 €. Viene richiesto un abbigliamento consono ad un’escursione sotterranea, in particolare scarpe chiuse. Io, l’unica ad avere dei normali sandali, ho dovuto firmare una dichiarazione liberatoria.

Anni fa visitai la grotta di Su Mannau, un’altra magia da vivere, diversa perché ha più sale, altri colori e forme… un’altra affascinante esperienza! E sempre nelle vicinanze, oltre agli scheletrici villaggi minerari, scorci di malinconia, non si può perdere la miniera di Porto Flavia, che, alla fine del percorso tutto a piedi, si affaccia sul mare… da qui, una volta, il minerale veniva imbarcato direttamente sulle navi. Dalla terrazza si è vicinissimi a Pan di Zucchero, un faraglione la cui forma mi ricorda tanto un gatto sdraiato con lo sguardo fiero rivolto verso l’orizzonte, là dove avviene il connubio di azzurri del cielo e del mare. Quante sorprese l’isola riesce ad offrire a chi è alla ricerca di questi miracoli che solo la natura e il tempo sanno compiere! Maledette quelle mani che, nei giorni scorsi, hanno appiccato il fuoco nell’hinterland di Nuoro… nel raggiungere Orgosolo, il paese dei murales, ho visto la desolazione lasciata da quegli incendi devastanti in una terra che merita maggiore rispetto… Dolose o non dolose, queste catastrofi, comunque, sono opera dell’uomo…!

Share Button
Please follow and like us:

CC BY-NC-ND 4.0 La Grotta di Santa Barbara a Iglesias by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.