Chiesa di Mantignano, 2014

 Le antiche origini.  Chi potesse prendere la macchina del tempo e si spostasse indietro di 5000 anni, dove oggi si trova l’attuale centro commerciale di Ponte a Greve a Firenze avrebbe modo di trovare un vivace villaggio i cui abitanti, dotati di veloci piroghe, si spostavano per pescare e probabilmente per scambiare beni con altri villaggi lungo i corsi d’acqua che numerosi attraversavano la piana. E la sera, intorno al loro fuoco, sorseggiavano una bevanda, antenata del nostro Chianti, ottenuta dalla fermentazione dell’uva. Tutto questo è stato scoperto durante la costruzione del centro commerciale tra il 2002 e il 2004. I resti rinvenuti coprono un ampio spazio temporale a partire dal neolitico; in particolare sono state trovate le tracce di un villaggio risalente al periodo eneolitico, nella seconda metà del IV millennio a.C., che era stato costruito vicino a un canale naturale che portava verso la Greve. Intendiamoci: questo è solo uno dei numerosi rinvenimenti risalenti alle epoche preistoriche e proto-storiche ritrovati nella piana Fiorentina, segno della consistente presenza umana da epoche antichissime.  A Ponte a Greve oltre al recupero di molti oggetti quali asce, vasi e strumenti in pietra, all’interno del canale è stata rinvenuta una piroga lunga circa 2 metri e mezzo, utilizzata dagli abitanti del villaggio per muoversi nella rete di canali circostante. Ma le scoperte non sono finite qui. Sono stati rinvenuti reperti che evidenziano la presenza di vite coltivata con caratteristiche tali da far presupporre un utilizzo non solo finalizzato al consumo diretto, ma anche alla produzione di bevande fermentate, In poche parole allo sbocco della Val di Greve più di cinquemila anni fa già si produceva l’antenato del nostro vino Chianti!  Queste grandi scoperte archeologiche sono solo una delle testimonianze storiche custodite nel territorio a ovest di Firenze, compreso tra la via Pisana, la Greve e l’Arno che, come già proposto nel 2020 in queste colonne, potrebbero essere uno dei tesori da presentare in un museo della città di Firenze e del suo territorio.  L’area, nota anche come gli “orti di Firenze”, ai tempi dei romani faceva parte della centuriazione della piana fiorentina: contestualmente alla fondazione di Florentia da parte di Giulio Cesare fu prevista una partizione in “centurie” della campagna, particelle che poi venivano consegnate ai veterani delle guerre come congrua buonuscita e pensione per la vecchiaia. Le centuriae erano dei riquadri di 710 m di lato, corrispondenti a 2400 piedi romani con una superficie complessiva di oltre 50 ettari o 200 iugeri di allora: corrispondevano a 100 particelle di 2 iugeri, e da questo il loro nome. Ogni centuria veniva ulteriormente suddivisa in 4 parti di 12.5 ettari (o 50 iugeri) e questa singola parte veniva assegnata a un colono. La stessa toponomastica conserva il ricordo di queste antiche proprietà: a esempio Mantignano era il podere di un certo Amantinius, mentre la via di Musciana da Musius. Se osserviamo con attenzione la collocazione di strade e fossi, possiamo ancora oggi distinguere alcune antiche delimitazioni dei terreni; e nel chiostro della Pieve di San Giuliano a Settimo è presente un sarcofago di epoca romana addirittura del II secolo.

Foto 2: La Badia a Settimo, facciata Nord, particolare (2018)

 La Badia a Settimo.   Centro indiscutibile della zona è la Badia a Settimo (foto 2), costituita da una grande abbazia e dalla chiesa di San Salvatore e San Lorenzo a Settimo: stiamo parlando di un luogo la cui importanza storica può paragonarsi alle grandi chiese del centro di Firenze, quali Santa Maria Novella o la Badia Fiorentina.   Alla fine del X secolo il potente Lotario dei Cadolingi fece costruire un monastero che affidò ai benedettini di Cluny, tale da permettere di controllare le importanti vie di comunicazione del luogo: l’Arno e il collegamento fluviale con Fucecchio (e l’accesso alla via Francigena), la via Quincta (l’attuale Via Pisana) e la Volterrana.  L’abbazia fu fin dall’inizio un centro di opposizione contro la simonia e la corruzione del clero. Forti furono le relazioni con l’ordine Vallombrosano: San Giovanni Gualberto trovò due monaci di Settimo a Vallombrosa, e con loro iniziò la comunità vallombrosana; a Settimo si svolse nel 1068 la “prova del fuoco”, in cui il monaco Pietro “Igneo” riuscì a passare indenne tra due alte mura di fiamme dimostrando così, davanti a Dio, che il vescovo Pietro Mezzabarba era corrotto e che doveva andarsene da Firenze, come poi decise il papa Alessandro II accogliendo la richiesta dei fiorentini. Col tempo i possedimenti dell’abbazia si allargarono: con l’avvento dei cistercensi, che subentrarono nel 1447 ai cluniancensi iniziò un periodo di grande splendore, che durò per circa due secoli.

Foto 3: Il campanile della Badia a Settimo si intravede tra recenti urbanizzazioni (2015)

Gli abati portarono a Firenze i principi dell’architettura gotica, e furono gli amministratori del Tesoro della Repubblica fiorentina.  Nel 1783 arrivò la fine: il Granduca Pietro Leopoldo ne decretò la soppressione, gran parte dell’abbazia venne venduta ai privati e i monaci esiliati.  Una parte rimase a uso religioso, l’altra fu destinata dai privati a fattoria fino a circa il 1980. Dopo numerosi restauri già eseguiti alla badia, recentemente un intervento della Savino del Bene ha posto le basi per un recupero pressoché completo. Non sarà però possibile ripristinare l’ambiente circostante, oggetto di interventi edilizi residenziali all’inizio del XXI secolo (foto 3), che ne hanno alterato il profilo ambientale peraltro ancora recuperabile in alcuni punti (foto 4).  È stata peraltro costruita una passerella ciclo-pedonale sull’Arno, che collega la zona della Badia a Settimo con la riva destra del fiume.

Foto 4: L’argine dell’Arno nei pressi della Badia a Settimo (2020)

Edifici Storici.  Molti sono gli edifici storici che troviamo in pochi chilometri quadrati. Ne elenco alcuni, senza essere esaustivo e senza entrare nelle innumerevoli storie a essi legate: San Giuliano a Settimo, le cui origini sono probabilmente nell’VIII secolo in epoca longobarda; Santa Maria a Mantignano dell’XI secolo (foto 1 apertura)  riconducibile a una fondazione Cadolingia, è stata sede per secoli di un monastero femminile benedettino; Santo Stefano ad Ugnano e San Pietro a Sollicciano, entrambe risalenti  all’XI secolo; la quattrocentesca villa del Ferrale, una volta dotata di torri di guardia che divenne anche di proprietà dei Medici; infine sulla riva destra della Greve le chiese di San Lorenzo a Ponte a Greve, del XII secolo; Santa Maria a Cintoia dello stesso periodo  e, infine,  quella di San Bartolo a Cintoia,  risalente all’VIII secolo e contenente una straordinaria tavola del XV secolo di Neri di Bicci.

 L’Acquedotto di Mantignano. I grandi edifici dell’acquedotto di Mantignano (foto 5 a fianco) sono un esempio di architettura della prima metà del XX secolo applicata a costruzioni di carattere impiantistico e tecnico. Negli anni ‘30 fu costruita una grande officina centrale di sollevamento, e un bacino di raccolta delle acque prelevate dai pozzi, con le relative opere impiantistiche e tecniche. Per dare un ordine di grandezza delle opere realizzate il loro costo di costruzione fu circa il doppio del contemporaneo stadio progettato da Luigi Nervi, oggi “Artemio Franchi”. L’importanza architettonica e ingegneristica delle opere realizzate è rilevante, in termini di strutture degli edifici, dei loro particolari e dei macchinari installati.  Inoltre, nel contesto delle condutture dell’acqua verso la città di Firenze si evidenzia un ponte di servizio lungo 70 m, all’inizio anche carrabile, sul fiume Greve. Nel 2021 l’impianto ha fornito 6.000.000 di m3 di acqua per la città di Firenze, prelevandola sia da una specifica opera di presa sul fiume (collocata più a monte) sia dai pozzi.

Foto 6: La Greve in prossimità della foce, 2021
Foto 7: Greve e Arno si uniscono, 2018

Le aree naturali.  Agli impianti dell’acquedotto si abbina una grande area naturale, che collega la zona degli impianti alla foce della Greve (foto 6-7). In tale area, oltre alle alberature e a grandi prati nell’area specifica degli impianti, è presente un grande viale con circa cento tigli monumentali (foto 8 e 9), di grande importanza naturale e paesaggistica, in parte paralleli all’Arno.

Foto 8: Il grande viale dei tigli dell’Acquedotto di Mantignano (2021)

Avvicinandosi alla Greve è anche presente una fitta macchia di bosco, originata da un precedente vivaio, rilevante da un punto di vista naturalistico: di fatto questa è una delle poche zone nella piana fiorentina dove possiamo trovare alberi di alto fusto.   La speranza è nella messa in atto del progetto di valorizzazione di quest’area, con una corretta manutenzione delle alberature e il mantenimento di zone “intatte” di piena pertinenza naturalistica, rendendo quindi il pieno godimento del luogo ai cittadini garantendone le caratteristiche di “oasi naturale” cittadina (foto 10 a destra).

Luoghi della Memoria.  Chi dall’Isolotto intenda recarsi a Mantignano e Ugnano oggi utilizza un moderno ponte con cui con comodità si può superare la Greve: accanto c’è ancora l’antico ponticino, oggi chiuso, costruito all’inizio del XX secolo dove i barrocci carichi di verdure, coltivate negli orti di Mantignano e Ugnano, potevano transitare per arrivare al mercato centrale di Firenze passando da San Bartolo a Cintoia senza essere costretti a fare un lungo giro dal Ponte a Greve. Ma si doveva stare attenti in quanto la sede della carreggiata era ristretta e non era possibile far incrociare due carri provenienti dalle due sponde opposte, cosa che evidentemente dava spunto a qualche vivace discussione tanto che è stato chiamato dal popolo “Ponte dei cazzotti”. L’opera, in cemento armato, contiene anche una testimonianza storica di grande rilievo, una scritta in vernice risalente al periodo della liberazione di Firenze nel 1944, lasciata dalle truppe alleate: “LOS ANGELES CITY LIMITS AUG ‘44” (foto 11). Ma, più forti ancora delle tracce lasciate dal pennello di qualche ignoto soldato californiano, sono le memorie dei gesti eroici dei partigiani che in questi luoghi fornirono il loro contributo di sangue alla liberazione di Firenze che, tutti gli anni, il Quartiere 4 del Comune di Firenze mantiene vive con incontri e manifestazioni.

Foto 11: Il “Ponte dei Cazzotti”, particolare (2022)

 Il 23 aprile del 2022 ho partecipato con un folto gruppo di fiorentini a un ampio giro della zona, partendo dal “ponte dei Cazzotti” e, dopo una visita all’ampio parco naturale della Foce della Greve, arrivando presso l’Acquedotto di Mantignano è stato possibile ammirare gli acquerelli di Roberto Fiordiponti, che ricostruiscono i fatti sulla base della testimonianza diretta di Ivan Cini che partecipò agli eventi. Nella notte tra il 3 e il 4 agosto 1944 i tedeschi fecero esplodere i ponti di Firenze, escluso il Ponte Vecchio. Fu fatto saltare anche il ponte sulla Greve su cui era collocata la conduttura dell’acqua per la città di Firenze, ma il Ponte dei Cazzotti, la mattina del 4 agosto 1944 pur essendo stato minato dai tedeschi, con l’esplosivo appoggiato su alcune tavole legate alla ringhiera in ferro, non era stato fatto ancora esplodere. Quella mattina, in un momento in cui i militari nazisti non erano presenti, i giovani delle SAP (Squadre Azione Patriottica) disinnescarono le mine, facendo cadere gli esplosivi nel fiume sottostante, rimanendo poi di presidio al ponte. Nella tarda mattina la pattuglia tedesca tornò per completare la distruzione, ma trovarono i partigiani con i quali iniziò una fitta sparatoria, con quest’ultimi nascosti dietro a un muretto in Via del Ponticino. I tedeschi tirarono una bomba a mano verso i partigiani, che non esplose; infine cessarono il fuoco, dovevano rapidamente tornare verso Firenze, per attraversare l’Arno e attestarsi sulla riva destra. Nel pomeriggio due squadre di partigiani si recarono verso l’edificio dell’acquedotto, anch’esso minato. Piazzarono una mitragliatrice, e spararono dei colpi per verificare la possibile presenza di soldati tedeschi all’interno dell’edificio, ma non ebbero risposte. Quindi entrarono da una finestra, e sminarono le pompe dell’acquedotto evitando danni che sarebbero stati gravissimi per Firenze. Fatto questo le squadre decisero di completare l’azione, nella zona di Santo Stefano a Ugnano i tedeschi avevano collocato numerose mine anticarro. L’operazione, pericolosissima, ebbe un esito tragico: prima morirono Dino Catarzi di Scandicci (detto “Gino”, 27 anni, contadino) e Alfredo Marzoppi (27 anni, contadino) di Ugnano che lasciò la compagna incinta di due mesi. Furono riprese con grande coraggio le operazioni di sminamento, durante le quali morirono anche il giovane comandante Ascanio Taddei (18 anni, operaio) di Mantignano e Gino del Bene (detto “Ginaccio”, 37 anni, pasticcere) di San Bartolo che, appena diventato padre, non aveva ancora visto suo figlio. Altri tre restarono feriti: Alimo Cini, Gino Romoli e Guido Fabiani. Intanto nel pomeriggio arrivarono gli alleati, prima la cavalleria divisionale Neozelandese, poi  sostituita dallo Squadrone B del 20° reggimento corazzato. Il sangue non aveva ancora finito di scorrere. Silvano Masini (detto “il Betti”, 20 anni) di Mantignano, morì cercando di attraversare l’Arno per recarsi a Brozzi, sotto i colpi di una mitragliatrice appostata sulla riva destra del fiume. Usciti dall’acquedotto e arrivati ai giardini di Mantignano si apre un momento di riflessione davanti al cippo che ricorda questi eventi, dove possiamo leggere:

AGOSTO 1944

I PARTIGIANI DELLA 1ZONA S.A.P. – P.C.I.

GINO CATARZI   GINO DEL BENE

ALFREDO MARZOPPI   SILVANO MASINI

AL COMANDO DI ASCANIO TADDEI

QUI CADDERO PER IMPEDIRE

AI NAZI-FASCISTI DI DISTRUGGERE CON LE MINE GLI IMPIANTI

DELL’ACQUEDOTTO DI MANTIGNANO

DANDO COSI’ LA VITA PER MANTENERE ALLA CITTADINANZA

IL BENE PREZIOSO DELL’ACQUA POTABILE

FIRENZE-MANTIGNANO

COMITATO D’OLTRARNO PER IL 50° DELLA LIBERAZIONE

DELLA REPUBBLICA E DELLA CARTA COSTITUZIONALE.

Un futuro possibile.   Varie sono state le idee finalizzate a valorizzare la zona di Ugnano Mantignano mantenendone le caratteristiche agricole (foto 12), naturali e storiche. Già nel 2011 l’allora presidente della Commissione Ambiente del Comune di Firenze Eros Cruccolini e Mirko Dormentoni, in quel periodo consigliere comunale, parlavano di “…un’estensione naturale del parco Cascine-Argingrosso, un luogo da vivere per il quartiere e non solo… una parte importante del parco, dove non insistono gli impianti dell’acquedotto, può essere aperta al pubblico, sul modello dell’Anconella. È un luogo molto bello dal punto di vista naturalistico, con numerosissime alberature di alto fusto e confinante con l’Arno e con la Greve”. Nel 2015 ebbe luogo il progetto “Coltivare con l’Arno. Il “Parco Agricolo Perifluviale” era stato previsto come un processo partecipato per realizzare un “parco agricolo perifluviale” tramite un accordo fra istituzioni, agricoltori, cittadini, associazioni, scuole, categorie economiche e sociali nei territori fra Firenze, Scandicci e Lastra a Signa che affacciano sull’Arno, da attuarsi tramite un “Contratto di fiume” da costruire in forma partecipata e concertata.

Foto 12: Il parco agricolo di Mantignano (2021)

 Sempre nel 2015, l’allora Assessore all’Ambiente del Comune di Firenze, Alessia Bettini, comunicò all’Accademia dei Georgofili la volontà di creare un parco agricolo di tutta l’area Mantignano-Ugnano, sviluppando anche un mercato di “filiera corta” dei prodotti. Nel 2022 è in fase di attivazione il “Parco Florentia”, che riqualificherà la vasta zona sulla riva destra della Greve vicino alla sua foce, con un vasto e innovativo progetto che interesserà un’area limitrofa alla zona di Mantignano-Ugnano. E’ fondamentale che questi argomenti siano prioritari nell’agenda politica: valorizzare e proteggere il territorio vuol dire difendere il patrimonio agricolo, naturale e storico, con immediate ripercussioni in termini di benessere, occupazione, sostenibilità. È evidente che per Firenze il territorio è la sua prima risorsa e tutto deve essere fatto per difenderne la bellezza e l’integrità.  Rinnovo la mia proposta del 2021, quella di creare un Grande Parco della Piana Fiorentina, naturale, agricolo e storico. La realizzazione della passerella sull’Arno della Badia a Settimo, la recente apertura del Museo di Gonfienti presso la Rocca Strozzi di Campi Bisenzio e il progetto del Parco Florentia sono importanti passi in questa direzione, ma c’è ancora molto da fare.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI E INTERNET

  •  Biancamaria Aranguren, Gianna Giachi, Paola Perazzi, “La piroga eneolitica di S. Lorenzo a Greve, Firenze” GRADUS – 2011/2012 6/7.1
  • Marco Marchesini, Silvia Marvelli, Elisabetta Rizzoli “La diffusione della viticultura nell’età del bronzo in Italia” in “Preistoria del Cibo – 50° Riunione Scientifica dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria”, 2015
  • Martinelli, Pagni “FIRENZE DELLE ORIGINI – Archeologia del paesaggio, dell’architettura e dell’urbanistica:dal sottosuolo di una città tra antico e moderno” in Arkos, 2005
  • Mario Lopez Pegna “Firenze dalle Origini al Medioevo”, Del Re editore, Firenze 1974
  • Maurizio Dell’Agnello, Roberto Fiordiponti, Matteo Mengoni con la collaborazione di Maurizio Razzolini e Massimo Fabbri “Memorie dell’Acquedotto”, presentata al convegno a Ugnano del 4 agosto 2022
  • https://www.isolottolegnaia.it/le-sette-vie-storiche-mantignano/
  • https://www.savinodelbene.com/2019/04/riunificata-la-badia-di-settimo-grazie-a-paolo-nocentini-e-don-carlo-maurizi/
  • Roberto Fiordiponti, serie di disegni e acquerelli dedicati agli episodi della resistenza a Ugnano e Mantignano
  • “Firenze 1944. Mappa dei Partigiani, Antifascismo e Resistenza nel Quartiere 4” CD&V Firenze, 2019
  • htpp://nzetc,victoria.ac.nz/tm/scholary/tel-vvH2DiCa-c21.html
  • https://www.dire.it/13-04-2015/6099-firenze-nasc-eil-parco-agricolo-di-mantignano-ugnano/
  • met.provincia.fi.it/news.aspx?n=86357
  • https://partecipa.toscana.it/web/coltivare-con-l-arno-parco-agricolo-perifluviale.
  • https://www.lanazione.it/firenze/cronaca/parco-florentia-1.8073151
  • Gabriele Antonacci, su “L’Italia, l’Uomo, l’Ambiente”:
  • “Un museo per la città di Firenze e il suo territorio”, ottobre 2020 
  •  “Il grande parco della Piana Fiorentina”, marzo 2021

 “La ciclovia dell’Arno, proposte di Pro Natura Firenze – evitiamo l’asfalto sulle sponde del fiume”, luglio-agosto 2022.

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CC BY-NC-ND 4.0 TOSCANA – Mantignano, Ugnano, Settimo e il Parco Foce della Greve in Arno by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.