Poesia pubblicata su “Il Salotto” anno IV, n° 2, Marzo 2024

Indugiare
come soffermarsi
come sostare
magari quando è sera
e i pensieri si fanno più densi.
Amo sostare nel cuore delle persone
davanti al dolore, in silenzio.
Granelli di vita,
di anime stanche.
Nell’umanità in sofferenza
la propria fragilità
si fa misteriosa essenza.
La musica prediletta
si espande fuori e dentro me,
riportando quell’alchimia
di immagini quasi rare
di pingui campi
ricercati dalle greggi in libertà,
di semi trasportati dal vento,
di pollini come polveri silenti.
Porgo la mia spalla al loro volo
ed ecco: camminano con me.
Con verità, con felicità,
ho fiducia che
rigermineranno ancora la terra.
Mi soffermo lungamente
su ciò che mi conforta
perché vedo
sospinti da oltremare,
nuovi germogli di vita in volo.
Dentro gli occhi
sfilano anche spazi verdi
abbandonati a paesaggi mutevoli.
In questo tempo di criticità
indugio sulle tante tessere
che non riescono
a incastrarsi nel mosaico
dei nostri giorni.

Oggi riesco ancora a vedere
l’incanto di tutto ciò che vive.
Domani, sgomenta,
probabilmente vedrò
un paesaggio mutato.
Allora mi tratterrò
a cercare le tracce passate.
Il tempo come soffio
il tempo come volo
su questo rifugio
di frasche e paglia
che si fa ancora amare
che ancora mi riporta
ai monti
al campo generoso
all’incanto boschivo
che non può avere una fine.
Così, a passo lento
salgo le mie stagioni:
primavere disseminate
inverni fecondati.
E ancora è Vita.

Immagine: Negli occhi… – di Alberto Pestelli, eseguito con AI

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