Articolo pubblicato su IUA n° 10, Anno V, Novembre 2028

A poco più di mezz’ora di treno da Lisbona, affacciata sulla costa atlantica poco al di fuori del grande estuario del Tejo (Tago in spagnolo), la cittadina di Cascais porta un nome che risuona familiare agli italiani della mia generazione (e a coloro che conoscono la storia recente del nostro Paese in particolare). Vi andò esule il Re di Maggio Umberto II di Savoia, così chiamato perché, appunto, il suo periodo di regno fu limitato al quinto mese del 1948, e terminò col fatidico referendum del 2 giugno, con il quale l’Italia scelse, a maggioranza, la forma istituzionale della Repubblica.

Allora, Cascais era già nota per esser divenuta un luogo di villeggiatura piuttosto frequentato dal bel mondo, ma, certo, non era ancora meta di un turismo di massa che ancora non esisteva.

Adesso, assieme alla confinante Estoril, famosa in primis perché vi si svolge il Gran Premio del Portogallo di F 1, costituisce un ameno e frequentatissimo punto d’attracco per il naviglio da diporto, e insieme una stazione di balneazione elegante e visitatissima.

Sinceramente, dubitiamo che i sovrani esiliati la sceglierebbero nuovamente come loro sede: troppa confusione, troppa gente di tutti i ceti sociali, troppo esigue le possibilità di sfuggire alla persecuzione dei mass media.

Per i comuni mortali, invece, è un luogo in cui è piacevole passeggiare, magari restando al di fuori delle affollatissime vie – due o tre – del centro storico, colme di ristoranti e negozi, spesso gestiti da famiglie italiane, giunte qui quando la presenza dell’ex re costituiva un polo d’attrazione per i pellegrinaggi dei monarchici.

A proposito, dobbiamo ricordare che Umberto di Savoia risiedeva in una grande villa che portava – e non si poteva dubitarne – il nome di Italia; i suoi discendenti l’hanno alienata a una società che ne ha fatto un Hotel di gran lusso – più di cento stanze, compresa, ovviamente, la suite reale…

Ci aggiriamo per le vie del paese, senza una meta precisa, in quanto abbiamo poco tempo e non possiamo visitare il paio di musei locali che varrebbe la pena di vedere: il Museo do Mar (reperti archeologici) e il Museo Conde de Castro Guimaraes; quest’ultimo, però, è interessante soprattutto per la bella villa dei primi del ‘900 che lo ospita, una costruzione in stile composito, noi forse diremmo un Liberty assai spinto, che potrebbe ricordare, in piccolo, il Castello di Sammezzano (Firenze). L’industriale irlandese del tabacco, che lo fece costruire, di certo vi spese una fortuna, se s’include il grande bellissimo parco, oggi pubblico, che lo completa sul retro.

È una sosta assai piacevole quella in mezzo al verde, costituito in larga parte da piante esotiche e rallegrato dalla presenza di animali domestici quali galline (con corteo di relativi pulcini) e pavoni, nonché germani reali nei laghetti.

Non distante dalla Villa Conde de Castro, sulle rive dell’Atlantico si erge il faro di S. Marta, a strisce bianche e rosse, e, immediatamente nell’interno, un’altra villa delle stessa epoca della precedente, il Palacio da Pena, in cui colpiscono gli alti camini in stile anglosassone. Davanti e più oltre, una bella pista ciclabile inviterebbe a pedalare verso la Praya do Guincho e il Cabo da Roca, il punto più occidentale del continente europeo. Di fronte, l’oceano immenso per migliaia di chilometri, fino all’isola di Madeira, a mezza strada tra il Vecchio continente e l’America.

Noi, invece, ce ne torniamo verso il centro, passando davanti alla grande fortezza (oggi ospita alberghi) che difendeva la costa. Sulla spiaggia, nei pressi del porto, molti prendono ancora il sole o si tuffano nelle acque (siamo ai primi di Ottobre), invero più gelide di quelle cui siamo abituati noi mediterranei. Qui sarà forse il caso di sottolineare che Cascais si trova più o meno alla stessa latitudine di Reggio Calabria, quindi non è il caso di meravigliarsi più di tanto.

A ricordare che questa cittadina è stata, ed è ancora oggi, terra di pescatori, accanto ai bagnanti riposano centinaia di gabbie, forse destinate all’allevamento e al trasporto delle aragoste o di qualche altra creatura marina.

Abbiamo appena il tempo per proseguire verso la stazione, dove ci attende il treno per Lisbona, e di rivolgere un pensiero a quei sovrani in esilio che con ogni probabilità hanno contribuito a far le fortune di questo ex modesto villaggio, senza riceverne in cambio nessun ricordo visibile – forse una lapide su qualche muro, ma non è certo – prima di lasciare Cascais. Se andrete in Portogallo, una visita è comunque consigliata…

Galleria fotografica – Foto di Gianni Marucelli

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CC BY-NC-ND 4.0 Cartolina dal Portogallo: Cascais, l’esilio dei re by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.