IUA n° 8, anno X, Settembre 2023
La capitale tedesca è oggi uno dei cuori pulsanti della cultura europea. La forte spinta all’integrazione si allinea a una impostazione della città che la fa diventare modello di sostenibilità.
Ero già stato a Berlino, molti anni fa, uno o due mesi dopo la caduta del muro. Ero un giovane laureato, a uno dei miei primi impegni di lavoro all’estero. Feci un viaggio in treno di quasi 24 ore: di giorno la tratta da Firenze a Vienna e di notte dalla capitale austriaca alla stazione Berlin Zoologischer Garten, in cui, alcuni anni prima, avevano avuto luogo le vicende di un famoso libro sul mondo della droga. Dormii, poco, in un affascinante vagone letto che appariva perfetto per un film di spionaggio. Arrivato a Berlino e finita la riunione del gruppo di lavoro della Commissione Elettrotecnica Internazionale di cui facevo parte, mi ricordo di un rapido giro della città, con il primo obiettivo di andare a scoprire tracce del muro ormai abbattuto o di sue memorie (figura di copertina: Torre della televisione).
Tappa inderogabile il Checkpoint Charlie (Fig. 2, attuale aspetto – a sinistra), il punto di passaggio tra Est ed Ovest dove mi diressi subito. Grande fu l’emozione di attraversare quello che fino a poche settimane prima era stato un confine invalicabile. Scoprii le eclatanti differenze tra le due aree della città, distanti poche decine di metri, una con i colori, le luci e la fantasia occidentali e l’altra grigia e uniforme, senza dubbio carica di tristezza e sofferenza. Non è immaginabile quella che deve essere stata la gioia popolare conseguente alla riunificazione. Nei pressi del Checkpoint scoprii un piccolo museo, dove erano raccolte infinite testimonianze dei tentativi fatti per oltrepassare il muro: gallerie, utilitarie rinforzate per resistere ai proiettili, e quant’altro poteva suggerire la fantasia nella situazione disperata di divisione che allora si stava vivendo. E ovviamente riuscii anche a procurarmi alcuni originali frammenti colorati del muro, che da allora conservo nella mia libreria. Passai rapidamente anche davanti alla porta di Brandeburgo, che si ergeva immensa e isolata in un’ampia spianata. Poi il tempo, tiranno, non mi dette modo di vedere altro. Molti anni dopo tornai nella capitale tedesca sempre per lavoro: ma la possibilità di andare e tornare con l’aereo in giornata da Firenze non mi lasciò spazi per vedere alcunché.
Questa estate, sono tornato nella capitale tedesca con la mia famiglia e, finalmente, con il tempo necessario per poterla girare. Pochi giorni sono senz’altro insufficienti per capire una città complessa come Berlino, e men che mai un articolo di poche pagine può fornirne un’idea adeguata: quello che posso fare è comunicare alcune impressioni, come punto di partenza per una conoscenza più approfondita. Molti anni sono passati dalla mia prima visita. Ormai non si constatano più differenze tra Est ed Ovest, la città è unitaria. I trasporti pubblici sono il sistema connettivo della capitale, in breve tempo e con facilità ci si può muovere da una parte all’altra del centro urbano (Fig. 3, 4 – fotografie sotto). E il punto che spesso fa la differenza non è tanto la velocità dei mezzi di trasporto, ma un sistema informativo diffuso e chiaro per tutti gli utenti. In qualsiasi momento si sa dove siamo, quali stazioni di bus o metropolitana troveremo nel percorso, quanto rimane da aspettare: il viaggio urbano si trasforma da un percorso nell’ignoto a un tragitto di cui abbiamo sempre il controllo. In tutte le stazioni della metropolitana non esistono tornelli e barriere, gli ostacoli per il viaggiatore sono resi minimi. Se hai qualche problema nel camminare o vuoi prendere la metropolitana portandoti dietro la bicicletta comodi ascensori ti aiutano nel tragitto.
Il mezzo a due ruote, a pedalata ordinaria o assistita, è senz’altro uno dei mezzi più diffusi e più utilizzati dai cittadini. Come in altre città estere la bicicletta è gestita con una filosofia molto diversa che in vari centri urbani italiani. La bici è un veicolo come gli altri, e gode di spazi propri e adeguati nella carreggiata (Fig. 5 – immagine a destra). In altre parole, la mobilità a due ruote non è risolta con le piste ciclabili, in generale soluzione costosa e inefficiente, ma con apposite segnalazioni e colorazioni del manto stradale. Credo sia arrivato il momento che, anche in Italia, si cambi l’approccio alla questione acquisendo le esperienze delle grandi città europee.
Berlino fa trasparire una sensazione di complessa e ostinata rinascita. È difficile immaginare come doveva essere il centro urbano dopo gli orrori della Seconda guerra mondiale, completamente distrutto. Senz’altro la mia generazione ha immediata consapevolezza della transizione del post-comunismo. Berlino è stato ed è oggi un laboratorio di architettura, alla ricerca di una sua nuova identità, non vincolata dai monumenti storici come a esempio una qualsiasi città italiana. Si ricerca un non facile dialogo tra le poche testimonianze antiche, le nuove architetture, l’arte moderna (Fig. 6-7 – Immagini sotto).
La percezione comunque è quella di una città che cerca la propria anima, inderogabile punto di arrivo di una ricostruzione spirituale nella pace e nella convivenza tra le differenze dopo periodi di assoluto buio spirituale. Senz’altro qui l’integrazione è una realtà oggettiva, declinata in mille sfumature tra cui eccelle la variegata cucina internazionale che vede protagonisti i ristoranti italiani. L’artistica colorazione dell’orso simbolo di Berlino (Fig. 8 – Kurfürstendamm, a sinistra) lo ricorda ai frettolosi passanti, che per qualche motivo avessero dimenticato che in questa terra l’umanità è fatta da un’unione di diversità.
Ai colori dell’integrazione si contrappone il grigio monumento alla Shoah, costituito da centinaia di enormi blocchi di calcestruzzo posizionati su file ortogonali, che ti fa percepire un angosciante percorso sotterraneo senza apparenti uscite, in cui non puoi che sentirti solo con l’inderogabile desiderio di uscir fuori prima possibile (Fig. 9 immagine sotto). I pochi resti del muro ancora oggi esistenti (Fig. 10 immagine sotto) sono divenuti oggi un’irresistibile palestra per l’arte moderna, forse anche per aiutare mentalmente un processo di ricostruzione della nuova società e dei nuovi valori del post-comunismo. È interessante visitare il museo dedicato alla DDR, in cui sono state raccolte moltissime testimonianze della vita quotidiana della Germania Est: dalle auto e moto allora usate, alla vita quotidiana di operai, ingegneri e soldati, alla ricostruzione di un’abitazione. Devo dire che in quanto ho visto ho ritrovato molti oggetti simili a quelli comuni anche in Italia negli anni ’60 e ’70: senz’altro le differenze ci sono state, ma non così grandi.
La città è sede di innumerevoli importanti musei. Il cuore del sistema museale è la “Museumsinsel”, L’Isola dei musei (Fig. 11 – figura sotto). Qui possiamo trovare cinque importanti musei, L’Altes Museum, il Neues Museum, la cui ricostruzione è terminata nel 2009, il Pergamonmuseum, l’Alte Nationalgalerie e il Bode-Museum. In questi musei esistono alcune opere che meritano un viaggio a Berlino. Nell’Altes Museo si può ammirare il celebre busto di Nefertiti. L’opera, dopo trenta secoli, ha ancora immutato il suo fascino, la sua modernità e il suo realismo. Le fotografie ordinarie non forniscono idea della bellezza dell’opera: possiamo ben dire che la celebre statua sia una “Gioconda” dell’antichità, se vogliamo utilizzare un adeguato termine di paragone.
Nel Pergamonmuseum, che nell’autunno chiuderà per vari anni per restauri generali, possiamo trovare grandi ricostruzioni architettoniche di opere dell’antichità. La straordinaria Porta di Ištar splende con le sue figure e i suoi colori, segno della magnificenza dell’antica Babilonia. Di notevole importanza e dimensioni è anche la Porta del Mercato di Mileto, per non parlare di quanto oggi non visibile: l’altare di Pergamo, oggi in restauro. Non si può mancare di visitare il Deutsches Technikmuseum Berlin, il museo della tecnologia. Nelle sue sale si può fare un affascinante viaggio tra aerei, navi, antiche locomotive, come anche approfondire la storia dei calcolatori, della televisione, del telefono, della tessitura. Un vero e proprio gioiello è la ricostruzione del primo computer, lo Z1 di Kondrad Zuse (1938). Era un calcolatore meccanico, con azionamenti elettrici, con input e output eseguiti con nastri perforati. Tutto testimonia un vissuto della scienza e della tecnologia come elemento fondante della cultura.
Ho avuto anche modo di visitare presso l’Humboldt Forum una mostra estremamente interessante, “Nach der Nature”, “After Nature”. Il percorso proposto è stato mirato a far comprendere come le problematiche principali di tipo ecologico e di coesistenza sociale possono essere affrontate solo congiuntamente. Il focus è mirato sulle relazioni: tra la natura e la cultura, tra idee in conflitto e obiettivi, tra persone di origini diverse e interessi. A esempio, cosa hanno a che fare il cambiamento climatico e l’estinzione delle specie con la crisi della democrazia? Un’esposizione che non si ferma a visualizzare qualcosa, ma è mirata a far nascere nel visitatore un approccio diverso alla realtà e a porsi nuovi quesiti, in un itinerario che correla problematiche sociali, scoperte scientifiche, storia e natura.
Il rapporto dell’uomo con il mondo naturale appare declinato nei maestosi parchi che entrano profondamente nella città (Fig. 12 – Immagine sopra). Puoi camminare per ore, e passare dalla meraviglia di un laghetto a un luogo storico o monumentale: di fatto i parchi sono grandi aree dove la natura, in gran parte, viene lasciata libera di manifestarsi, limitando la parte “curata” a zone limitate e specifiche. A esempio lo sfalcio dell’erba viene limitato a particolari aree, lasciando ampie zone alla libertà della vegetazione. È anche questo un elemento di contrasto con molti parchi italiani, dove spesso l’ecologia è piegata alla realizzazione di aree totalmente antropizzate. È interessante la visita dei parchi della reggia di Sanssouci a Potsdam, eretta da Federico II il Grande fra il 1745 e il 1747. Oltre allo straordinario vigneto a terrazze, che celebra un’agricoltura giardino, il tema è ripreso nelle bellissime aiuole del parco dove fiori selvatici e ortaggi convivono in un gradevolissimo accostamento.
Berlino è quindi una città da visitare e, soprattutto, un luogo di pace e integrazione.
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