Articolo pubblicato su IUA n° 5, Anno II, Maggio 2015

“Satellite image of The Azores in May 2003” di Jeff Schmaltz, MODIS Rapid Response Team, NASA/GSFC – http://visibleearth.nasa.gov/view_rec.php?id=5463. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons.

Così piccole e sperdute in mezzo all’Atlantico, tra Europa e America, par quasi strano che le prime navi portoghesi le abbiano avvistate, nel 1452, e ne abbiano preso possesso in nome di Sua Maestà Cattolica: vi si stabilirono, caso strano nella storia delle scoperte geografiche, senza doverle contendere, in un modo o nell’altro, ai nativi, perché non ve n’erano.

Azzorre © Gianni Marucelli 2015
Azzorre © Gianni Marucelli 2015

Da qui, ovvero dalla più occidentale delle Isole Azzorre, Sao Miguel, circa 1400 chilometri a ovest di Lisbona, scrivo a voi lettori de “L’Italia, l’uomo, l’ambiente”, per proporvi le mie impressioni di turista fuori stagione.

In realtà, qui la stagione turistica è ampia, va da metà Aprile a Ottobre compreso, complice il clima oceanico che rende la temperatura sempre piacevole, mai sotto i 10° e raramente superiore ai 28°.

Sao Miguel, come le altre sue otto sorelle minori, è di origine, e ancora di costituzione, vulcanica: già le coste alte, di scura roccia lavica, ci parlano di una terra sotto la quale continua a covare il fuoco, come dimostrano le tante manifestazioni di vulcanesimo attivo, come le fumarole e le sorgenti termali calde. La dorsale di questo lembo di terra, lungo circa 70 km con un’ampiezza di 15, è costellata di crateri spentisi di recente, dove l’espressione “di recente” deve ovviamente intendersi in senso geologico. Quasi ogni cratere contiene oggi un lago, meta obbligatoria d’ogni turista, sia per la bellezza intrinseca dei luoghi sia perché, dal perimetro superiore delle caldère, si gode lo spettacolo dell’Oceano sconfinato quasi dovunque ci si volga.

Azzorre © Gianni Marucelli 2015
Azzorre © Gianni Marucelli 2015

All’azzurro del mare si contrappongono le tante sfumature di verde della terraferma, da quello più tenero dei pascoli, regno incontrastato di mucche di varie razze, a quello più cupo dei boschi di Criptomeria Japonica, una specie esotica di conifera con cui è stata in gran parte sostituita (ahimè!) l’originaria vegetazione. Lindi e policromi paesetti (sembrerebbe che qui non viga l’austero regolamento nostrano in fatto di colori) costellano i golfi e le insenature; la pennellata uniforme è costituita dalle facciate delle chiese, tutte rigorosamente bianche e ripartite in poligoni da lesene, trabeazioni e altri ornamenti in nera pietra lavica, e più o meno tutte barocche, costruite tra il 1600 e il 1800.

Azzorre © Gianni Marucelli 2015
Azzorre © Gianni Marucelli 2015

Solo la “capitale delle Azzorre”, Ponta Delgada, dove ha sede il governo regionale (che ha larga autonomia), può ritenersi una vera e propria città, con il porto commerciale e quello turistico, e gli aerobus che vi sfrecciano sopra in fase di decollo e di atterraggio dalle piste che sono a una manciata di chilometri.

Azzorre © Gianni Marucelli 2015
Azzorre © Gianni Marucelli 2015

Si cammina per le stradine, in gran parte su marciapiedi in sanpietrini bianchi e neri, tra case che quasi mai superano i due piani, per fermarsi a riposare sulle panchine di giardini fioriti e benissimo tenuti; così come ornate di splendide azalee in fiore (le ortensie sono già out, in questa stagione) sono ovunque le strade provinciali, ove, nei punti panoramici (che qui si chiamano miradouros) si aprono appositi spazi per la sosta, non “incasinati” come i nostri, ma spesso resi più comodi e graziosi da panchine, gazebo, tavoli per le merende e, ovviamente, fiori, fiori, fiori.

Azzorre © Gianni Marucelli 2015
Azzorre © Gianni Marucelli 2015

La deduzione la può fare anche il turista più frettoloso: qui i visitatori sono considerati non solo un bene prezioso, ma degli ospiti graditi, e come tali trattati… nonostante la crisi economica e la povertà intrinseca della nazione portoghese.

Azzorre © Gianni Marucelli 2015
Azzorre © Gianni Marucelli 2015

La sorpresa, per noi italiani (ed è una bella sorpresa) è quella di star bene, in un posto che è veramente meraviglioso, a prezzi che sono più o meno la metà di quelli nostrali: ad esempio, se proprio non vi coglie l’insopprimibile desiderio di essere “spennati” in un ristorante di lusso, potete fare un pasto ottimo e completo a base di pesce fresco spendendo non più di dieci, dodici euro…

Azzorre © Gianni Marucelli 2015
Azzorre © Gianni Marucelli 2015

Le uniche voglie che, per noi, restano inappagate sono quelle di non poter fare un bagno in mare (adesso è davvero troppo freddo) e di visitare le altre isole dell’arcipelago, che sono distanti centinaia di chilometri e si possono raggiungere solo in aereo.

Poco male, del resto. Terceira, S. Maria, Pico, S. Jorge, Graciosa, Faial, Flores e Corvo (ormai, quest’ultima, quasi in vista dell’America…) le lasciamo per la prossima volta.

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