È cosa buona e giusta che si moltiplichino, in questi anni, i progetti relativi allo sfruttamento di fonti di energia “alternativa” a quelle tradizionali (idrico, fotovoltaico, eolico in primo luogo). Ne abbiamo assolutamente bisogno per diminuire la nostra dipendenza dai combustibili fossili e dalle loro emissioni di gas-serra. Vi sono però molti interrogativi. Gli impianti di energia rinnovabile sono anch’essi più o meno impattanti, modificano profondamente gli equilibri del territorio, da quelli idrogeologici a quelli paesaggistici, e richiedono, a parer nostro, due prerequisiti fondamentali; il primo è semplice ma non scontato: essere esenti da infiltrazioni criminali, in particolare mafiose, come è accertato che è avvenuto nel Sud del nostro Paese. Si tratta di investimenti da centinaia di milioni di euro, che fanno gola alle organizzazioni criminali. Il secondo è quello relativo all’accettazione consapevole delle popolazioni interessate di cambiamenti anche notevoli dell’ambiente in cui vivono, e dei disagi conseguenti. Prendiamo a riferimento la Toscana, sia perché conosciamo bene la sua realtà, sia perché poche altre regioni al mondo godono di un così delicato equilibrio, costruito nei secoli, tra natura, arte ed attività antropiche. Cominciamo, tanto per voler rimanere ottimisti, da un impianto di produzione fotovoltaica che è servito a recuperare al bene comune un territorio che decenni di attività mineraria avevano sconvolto. Nel Comune di Cavriglia, noto in passato per l’estrazione di lignite, e per le centrali elettriche oggi convertite a metano, già da dodici anni è entrata in funzione la centrale fotovoltaica di Tegolaia, costruita su terreni interessati in iii precedenza da una discarica mineraria e da una di rifiuti urbani, e perciò di scarso interesse agricolo e ambientale. Sono stati posizionati più di 40.000 pannelli in silicio cristallino, che producono circa 10.000 kW di potenza; fabbisogno pari a quello di 3300 abitazioni. Il grande impianto è ben schermato e quindi ha un impatto paesaggistico limitatissimo. Inoltre evita di mettere nell’atmosfera, rispetto alle centrali tradizionali, 5,5 milioni di anidride carbonica, 7.450 kg. di ossido di zolfo 5.830 kg. ossido di azoto. Un intervento, quindi, senz’altro positivo, che potrebbe essere preso come esempio per altri terreni non altrimenti danneggiati da precedenti interventi antropici. Il vento (è proprio il caso di dirlo) è nel frattempo girato a favore degli impianti eolici, impropriamente denominati (con terminologia acchiappacitrulli) Parchi eolici. Per alcuni anni sono stati autorizzati impianti eolici di piccole-medie dimensioni, composti da torri alte sì ma non altissime, e comunque raggruppate in unità da 3 a 10. Un esempio è quello esistente sul Pratomagno (Comune di Montemignaio). Adesso, però, si è deciso di fare sul serio, per ottenere produzioni elettriche di decine di Megawatt. Il primo progetto riguarda il crinale appenninico conosciuto come Giogo di Villore (Comuni di Vicchio, Dicomano, San Godenzo e Rufina- in pratica tutta la montagna che confina col Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi). Tale piano, i cui primi lavori sono già in esecuzione, prevede la messa in opera di aerogeneratori di 99 metri di altezza (un terzo di quello che per decenni è stato il più alto grattacielo del mondo, l’Empire State Building a New York). La prima osservazione è che qui non ci troviamo su un terreno non più utilizzabile dal punto di vista agricolo o ambientale, ma su un crinale incontaminato dell’Appennino, percorso da itinerari escursionistici di importanza nazionale e confinante con le celeberrime Cascate dell’Acquacheta, ricordate da Dante Alighieri. Nonostante il parere negativo del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi e di larghissima parte iv della popolazione, oltre che delle Associazioni ambientaliste, si è proceduto ope legis. Continuano comunque, e a ragione, le manifestazioni contro il progetto. Piccola nota: queste opere prevedono la costruzione di strade di accesso attraverso il bosco, una parte sotterranea altamente impattante, vaste recinzioni per impedire che chiunque si avvicini alle torri, che da parte loro, quando in funzione, emettono un rumore tutt’altro che trascurabile. Insomma, come trasformare un ambiente naturale in un ambiente industriale. Se pensate che questo progetto sia il peggio del peggio che possa accadere nel campo delle energie alternative, state sbagliando, e di molto. La notizia non è nuovissima, ma i quotidiani l’hanno divulgata solo qualche settimana fa riportando lo sfogo di Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura del Governo in carica. Ora, di solito chi scrive rispetta il prof. Sgarbi come esperto di arte, ma non ne condivide le opinioni politiche. Stavolta, invece, non mi resta che ringraziarlo. La faccenda riguarda una delle zone più belle del litorale toscano, ergo del litorale italiano, ego delle rive dell’intero Mediterraneo. Il Golfo di Orbetello e il Promontorio dell’Argentario. La dizione usata nel comunicato del Governo è la seguente: Costruzione ed esercizio di un impianto di energia elettrica da fonte eolica “Orbetello” di potenza in immissione massima pari a 61,2 megawatt e relative opere connesse da realizzarsi nel Comune di Orbetello. In soldoni: 9 torri eoliche alte 200 metri fuori terra, con rotori pari a 170 metri di lunghezza, da posizionarsi sulla collina di S. Antonio. Sgarbi, col suo consueto modo di esprimersi, non ha fatto sconti ai suoi colleghi di governo: Deturpare quel Paradiso è un progetto criminale, sono state le sue parole (diciamo le più riferibili) pubblicate su “La Nazione” di Domenica 20 agosto. Il suo appello non è rimasto inascoltato perché vi è stata una levata i scudi da parte dei sindaci della zona, e anche da parte di esponenti del maggior partito di governo, cioè Fratelli d’Italia. A quel che ci risulta, silenzio da parte della Meloni. In realtà, poi, il progetto relativo a Orbetello ha un suo fratello gemello, in una delle zone più belle della Maremma (ma le vanno a cercare col lanternino?), Montauto, dove è prevista l’erezione di otto torri sempre da 200 metri, rette da piattaforme in cemento armato di otto metri, che dovrebbero produrre 48 megawatt di energia (mi rifiuto di chiamarla pulita, perché sarebbe sporca assai). Il “Bel paese là dove il sì suona” (Inferno, XXXIII, 80) attende che gli ideatori di tali follie si ritrovino presto a discutere del loro progetto in quell’esatto luogo in cui Dante pronuncia queste parole. Ma, ci siamo chiesti, quale apporto potranno fornire questi impianti alla decarbonizzazione della Toscana? Siamo andati a consultare la documentazione tecnica disponibile in rete. È interessante fare delle considerazioni riferite alla produzione annuale di energia dei generatori eolici dei tre impianti del Mugello, di Manciano e di Orbetello. I dati resi pubblici a livello progettuale forniscono una capacità complessiva di produzione annua di energia elettrica pari a 339 GWh (Fig. 1 – Dati capacità produzione energia elettrica nuovi impianti eolici Toscana – vedi sotto).
L’energia elettrica consumata dalla Toscana nel 2021, secondo i dati Terna, è pari a 18.275 GWh (Fig. 2, Dati Terna consumi elettrici Toscana 2021- immagine sopra). Pertanto, l’apporto di questi 3 importanti impianti eolici per soddisfare il fabbisogno energetico è pari all’1,85% (fig. 3 – Valutazione % energia elettrica prodotto dai tre nuovi impianti eolici rispetto al fabbisogno totale – rispetto al dato 2021 e 2030 – immagine sotto).
In altre parole, considerando i 3.647.111 abitanti della regione(dato 2023), i 3 impianti complessivamente soddisfano il fabbisogno di circa 68.000 persone. Se prendiamo il solo impianto del Mugello, con una produzione attesa di 80 GWh, si sta parlando dello 0,44% del fabbisogno, equivalente a… circa 16.000 persone! Tutto questo senza considerare che, per la progressiva elettrificazione dei processi a partire dalla trazione automobilistica queste percentuali diminuiranno in modo significativo come preciseremo più avanti.
Vale la pena eseguire questi tre interventi, con costi ambientali elevatissimi, senza avere un ritorno consistente in termini di produzione di energia? Siamo andati a esaminare in modo più approfondito la documentazione della Regione Toscana.
Nel piano “Toscana Carbon Neutral”(https://www.consiglio.regione.toscana.it/upload/10/CM29/ affari/relazione4381.pdf) messo a punto dagli uffici della Regione nel febbraio 2020 congiuntamente ad altri importanti soggetti quali il Consorzio Lamma, l’ARS, l’ARPAT e la Scuola Superiore Sant’Anna si evince quanto segue. Il piano, ai fini della decarbonizzazione della toscana, prevede le seguenti cinque azioni per il 2020-2030:
Azione 1 Promozione di interventi per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile geotermica;
Azione 2 Promozione per favorire la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile solare;
Azione 3 Promozione di interventi efficientamento energetico degli immobili pubblici e privati;
Azione 4 Promozione di interventi di economia circolare;
Azione 5 Promozione di interventi di piantumazione di alberature e aree verdi;
Dov’è l’eolico? Negli allegati, relativamente alla valutazione del potenziale energetico da fonte rinnovabile utilizzabile per la produzione di energia elettrica, quando si tratta la fonte eolica si dichiara:
“I vincoli di paesaggio esistenti in Regione rendono difficile un incremento dei siti per questi tipi di impianti. È stato previsto, quindi, una possibile azione di totale repowering degli impianti esistenti con piccoli incrementi di unità di produzione negli stessi siti con un possibile raddoppio dell’attuale produzione. Considerando che si tratta di impianti di, relativa, recente installazione, il repowering è credibile possa essere effettuato dopo il 2030 e potrebbe essere interessante trasformare ciascuna wind-farm in un sistema ibrido con accumulo ed integrazione con gruppi termici alimentati da BIO-GNL (vedi paragrafo successivo).” Peraltro la relazione in oggetto prevede per il 2030 un fabbisogno elettrico pari a 23500 GWh: in tal caso la percentuale relativa al contributo dei 3 parchi eolici di cui abbiamo parlato si riduce all’1,44%. Auspichiamo pertanto che la Regione Toscana spieghi nel dettaglio il motivo delle nuove scelte.
In copertina: La turbina eolica di Blyth (1891) Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Energia_eolica#/media/File:James_Blyth’s_1891_windmill.jpg – Pubblico dominio
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