A maggio abbiamo proposto sulle colonne di IUA una sintesi del rapporto di aprile dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) relativo alla verifica del PNRR e della Legge di Bilancio rispetto ai criteri di sostenibilità definiti dall’Agenda 2030. Proseguiamo questo monitoraggio andando a vedere le risultanze del Rapporto ASviS ottobre 2023 “L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” che esprime consistenti preoccupazioni sulla situazione italiana. In considerazione della vastità del rapporto, a cui si rimanda per un’informazione completa ed esauriente, nell’articolo se ne propone la lettura eseguita dalla redazione dell’IUA, focalizzata solo su alcuni aspetti dei temi più strettamente ambientali riguardanti l’Italia

In Italia… “la crescita della temperatura media al suolo è stata quasi doppia rispetto alla media mondiale: il 2022 è stato l’anno più caldo mai registrato dal 1800 a oggi, con una variazione termica complessiva di +0.87°C rispetto alla media trentennale 1991-2020, circostanza che espone il Paese a eventi estremi, ondate di calore, incendi e inondazioni, in anticipo rispetto al resto del mondo.”

Si propone in questo articolo la lettura di alcune indicazioni del rapporto ASviS 2023, limitandoci al perimetro “Italia” e ai “goal” a prevalente dimensione ambientale. In tale ambito si considereranno alcuni punti del testo, ritenuti più significativi dalla redazione di IUA, senza alcuna esaustività, con l’obiettivo di proporre una prima lettura. In considerazione della vastità del rapporto si rimanda al testo completo del rapporto [1], alla conferenza stampa di presentazione [2] e alla tavola rotonda sulle tematiche ambientali [3] (alla fine dell’articolo i link) in cui potete trovare un’informazione esauriente e i giudizi espressi ufficialmente da ASviS. Tra parentesi i riferimenti sul documento del testo riportato. Nei riquadri alcune informazioni relative ad Agenda 2030 e ad ASviS. A livello generale, il rapporto esprime un giudizio critico sullo stato degli obiettivi della sostenibilità in Italia: “…il Rapporto mostra chiaramente come in questi otto anni l’Italia non abbia scelto in modo convinto e deciso l’Agenda 2030 come mappa per realizzare uno sviluppo pienamente sostenibile sul piano ambientale, sociale, economico e istituzionale. Ciò non vuol dire che non si siano fatti passi avanti in vari campi, ma, al di là di scelte errate, quello che è mancato è stato un impegno esplicito, corale e coerente da parte di tutta la società, di tutto il mondo delle imprese e di tutte le forze politiche che si sono alternate alla guida del Governo per trasformare il nostro Paese all’insegna della sostenibilità. Il risultato di tale non-scelta è quello sopra descritto ed è sotto gli occhi di tutti”. (Pag. 6, introduzione). 

Il rapporto esprime consistenti preoccupazioni sulla situazione italiana.

Gli indicatori compositi costruiti dall’ASviS sulla base di dati prodotti dall’Istat e da altri enti della statistica ufficiale segnalano per il nostro Paese un’evoluzione decisamente insoddisfacente per gran parte dei 17 SDG. Tra il 2010 e il 2022 si riscontrano peggioramenti per i Goal 1 (povertà), 6 (acqua e sistemi sociosanitari), 14 (ecosistemi marini), 15 (ecosistemi terrestri), 16 (governance) e 17 (partnership), una sostanziale stabilità per i Goal 2 (cibo), 10 (disuguaglianze), 11 (città sostenibili), mentre per gli altri otto Goal si evidenziano contenuti miglioramenti: per tutti gli indicatori compositi l’aumento è inferiore al 10%, eccetto che per il Goal 3 (salute) e il Goal 12 (economia circolare). Rispetto al 2015, anno di sottoscrizione dell’Agenda 2030, la situazione non migliora, anzi: per i Goal che presentano complessivamente degli avanzamenti il miglioramento tende a essere meno evidente. In conclusione …nel 2022 l’Italia appare non solo lontana dal raggiungimento di gran parte dei Goal e dei Target fissati per il 2030, ma anche più disuguale e ancorata a problematiche di carattere strutturale, aspetti che negli ultimi anni non presentano alcun segnale “trasformativo” in senso positivo. Ciò vuol dire che solo un profondo cambiamento nelle politiche pubbliche, nelle scelte delle imprese e dei cittadini, nell’impegno della società italiana nel suo complesso può generare quel salto necessario per consentire al nostro Paese di raggiungere, o almeno avvicinare, gli Obiettivi dell’Agenda 2030, e quindi migliorare le condizioni socioeconomiche della popolazione che vive in Italia e dell’ambiente su cui essa insiste.” (Pag. 97-99, § 3.3 La situazione dell’Italia rispetto agli SDGs: poche luci, molte ombre)

Goal 2 – Sconfiggere la fame: porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile.

“Il cammino verso il conseguimento del Goal 2, a sette anni dall’adozione dell’Agenda 2030, registra forti asimmetrie. Dal punto di vista delle famiglie, il permanere di bassi redditi e un’inflazione superiore a quella media europea hanno determinato, a causa del riaggiustamento del rapporto tra spesa alimentare e reddito personale disponibile, un peggioramento nel consumo di cibi salubri, di qualità ed eco-sostenibili. Dal punto di vista della produzione agricola, invece, ci sono stati numerosi segnali positivi, in quanto è cresciuta la produttività, l’eco-efficienza e la superficie destinata all’agricoltura biologica, ma la sostenibilità sociale sembra essere ancora inadeguata rispetto a quanto previsto dall’Agenda 2030. (Pag.113, § 3.5 La situazione dell’Italia rispetto ai singoli Obiettivi a sette anni dalla firma dell’Agenda 2030, Goal 2 “sconfiggere la fame). “Rispetto al futuro del settore, particolare rilevanza assumono gli interventi previsti dal PNRR, pari a 4,88 miliardi di euro. Tra le cinque misure del Piano che prevedono interventi direttamente o indirettamente attinenti al settore agroalimentare, le più rilevanti sono quelle che riguardano l’agricoltura sostenibile e l’economia circolare, la tutela del territorio e della risorsa idrica, e il trasferimento dei risultati delle attività di ricerca alle imprese. Il Piano pone particolare attenzione agli aspetti di tutela e valorizzazione del territorio e delle specificità locali, al ricorso a varie forme di partenariati per la Ricerca e Sviluppo, allargati sia agli attori pubblici che a quelli privati, e al ruolo dell’innovazione, prevedendo investimenti strategici per il settore, come quelli relativi alle agroenergie (agrivoltaico e biometano-digestato) e alla resilienza dell’agrosistema irriguo.” (Pag.115, § 3.5 La situazione dell’Italia rispetto ai singoli Obiettivi a sette anni dalla firma dell’Agenda 2030, Goal 2 “sconfiggere la fame”)

§

 Goal 6 – Acqua pulita e servizi igienico-sanitari: garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie.

Goal 14 Vita Sott’Acqua: Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile.

Goal 15 Vita sulla terra: Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno, e fermare la perdita di diversità biologica.

Goal 6
Goal 14
Goal 15

“Dal 2015 a oggi per i Goal 6, 14, 15 si riscontra una sostanziale mancanza di progressi, mentre su diversi aspetti si notano andamenti negativi, quindi in direzione opposta a quella desiderata. Ciò è riscontrabile non solo sulla base dei dati statistici disponibili, in merito ai quali sussistono ampi vuoti conoscitivi, ma anche delle politiche avviate negli ultimi anni, adottate in maniera frammentaria e non coordinata, scollegate dai quadri strategici adottati e pertanto strutturalmente inadeguate a offrire garanzie di raggiungimento degli Obiettivi al 2030.”

“Un impulso innovativo alle politiche nella direzione dell’Agenda 2030 è stato impresso dal quadro politico europeo, in particolare a partire dal 2019 con la presidenza di Ursula von der Leyen e le misure incluse nel Green Deal. In particolare, la Strategia europea per la biodiversità al 2030, con le correlate strategie per le foreste e per la protezione del suolo, ha condotto all’innovativa proposta di legge europea per il ripristino degli ecosistemi ed è stata integrata con la Strategia per la produzione agro-alimentare, nota come farm-to-fork, che contiene misure di riduzione dell’uso di pesticidi e di riduzione della perdita dei nutrienti. Gli obiettivi della Strategia europea per la biodiversità integrano gli accordi internazionali della COP 15 della CBD conclusa a Montreal a fine 2022, prevedendo, entro il 2030, un incremento delle aree protette terrestri e marine almeno al 30%, e che almeno il 30% degli ecosistemi terrestri, idrici interni, marini e costieri degradati sia oggetto di un ripristino efficace. Tuttavia, la legge europea per il ripristino della natura indica un obiettivo pari ad almeno il 20%, anziché al 30%, come indicato nella COP 15 e, al momento, non ci sono proposte politiche che indichino in che modo l’UE intenda colmare questa differenza (ad esempio, con un target di ripristino e misure politiche e finanziarie che assicurino l’impegno dell’UE e degli Stati membri a perseguire il ripristino al di fuori dell’UE e dei rispettivi ambiti nazionali). A tale proposito va segnalato che la Strategia nazionale per la biodiversità al 2030, adottata nel 2021, non include un target di ripristino degli ecosistemi. (Pag.122-123, § 3.5 La situazione dell’Italia rispetto ai singoli Obiettivi a sette anni dalla firma dell’Agenda 2030, Goal 6, 14. 15)

§

 Goal 7 – Energia pulita e accessibile: Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni.

Goal 13 – Lotta contro il cambiamento climatico: adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze.

Goal 7
Goal 13

“A livello mondiale, le emissioni di gas serra sono salite tra il 1990 e il 2022 da 37,86 a 55,9 Gt, al ritmo medio dell’1,8% all’anno, mentre l’anomalia termica rispetto ai livelli preindustriali ha raggiunto a punte di oltre 1°C. Il dato italiano mostra invece una discesa delle emissioni dalle 519 Mt del 1990 alle 422,6 Mt del 2022 (-18,6%), con un ritmo annuo pari a -0,6%: se tale trend fosse confermato nel futuro, l’Italia giungerebbe alla decarbonizzazione tra circa due secoli. Parallelamente, la crescita della temperatura media al suolo è stata quasi doppia rispetto alla media mondiale: il 2022 è stato l’anno più caldo mai registrato dal 1800 a oggi, con una variazione termica complessiva di +0.87°C rispetto alla media trentennale 1991-2020, circostanza che espone il Paese a eventi estremi, ondate di calore, incendi e inondazioni, in anticipo rispetto al resto del mondo.

Se l’Italia non ha sofferto, neanche dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, di problemi di accesso all’energia, come accade per il 10% della popolazione mondiale, il nostro Paese accusa una significativa povertà energetica, intesa come la condizione di chi non ha l’energia per riscaldarsi e mangiare o non se la può permettere. In Italia l’incidenza del fenomeno, pari al 7,6% della popolazione nel 2015, ha toccato il 9% nel 2022 (con un massimo del 16,7% in Calabria)” (Pag.124, § 3.5 La situazione dell’Italia rispetto ai singoli Obiettivi a sette anni dalla firma dell’Agenda 2030, Goal 7, 13)

“In termini di uso delle energie rinnovabili nel 2022, i Consumi Finali Rinnovabili sono pari (adottando il metodo usato dall’Eurostat) a 23 Mtep, il 19,2% del totale. Benché l’obiettivo fissato per il 2020 (17%) sia stato di fatto raggiunto già dal 2014, la modesta crescita degli ultimi anni rende evidente che l’Italia difficilmente rispetterà il Target fissato per il 2030: infatti, dal 2015 la crescita della quota è stata pari ad appena 1,4 punti percentuali, e proseguendo a questo ritmo nel 2030 si arriverebbe al 20,9%, meno della metà del target europeo (42,5%).” (Pag.124, § 3.5 La situazione dell’Italia rispetto ai singoli Obiettivi a sette anni dalla firma dell’Agenda 2030, Goal 7, 13)

“Negli ultimi sette anni le misure di contrasto ai cambiamenti climatici sono state inserite nelle politiche pubbliche in maniera troppo esitante e contraddittoria. Accanto alla già citata modifica della Costituzione, alla trasformazione del CIPE in CIPESS e all’istituzione del CITE, che deve coordinare le politiche di riduzione delle emissioni di gas climalteranti, entrambi istituiti presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, le decisioni e le risorse impegnate su questi temi appaiono fuori linea rispetto alle necessità e agli impegni internazionali ed europei assunti dall’Italia, anche recentemente. Manca un ruolo attivo degli organismi scientifici che in maniera indipendente possano orientare le politiche pubbliche e, nonostante l’ampia penetrazione del concetto di sostenibilità nella società civile e nel mondo della scuola, e un progressivo e consapevole schieramento del mondo industriale in favore della transizione ecologica e dell’economia circolare, permangono ritardi e timidezze, mentre è cresciuto sensibilmente nei mezzi di comunicazione lo spazio dato ai negazionisti climatici. L’Italia si sta dotando di un Piano Nazionale per l’Adattamento al Cambiamento Climatico (PNACC). La bozza diffusa alla fine del 2022 appare timida, priva di risorse e di un’efficace governance, piena di cose da fare, ma per ora vuota di modalità per farle. L’ASviS ha indicato come potenziare questo Piano, e renderlo operativo in tempi brevi, condizione necessaria in quanto l’inazione sta costando cifre più alte della prevenzione e l’assenza di un messaggio chiaro e responsabile rivolto ai cittadini e alle imprese sta impedendo loro di partecipare e mettere la loro conoscenza del territorio al servizio della comunità nazionale, al di là degli straordinari impegni per “spalare via il fango” che abbiamo visto anche in occasione dell’alluvione in Romagna.” (Pag.125, § 3.5 La situazione dell’Italia rispetto ai singoli Obiettivi a sette anni dalla firma dell’Agenda 2030, Goal 7, 13)

 Goal 11 – Città e comunità sostenibili: Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili.

Goal 11

“La posizione dell’Italia rispetto allo sviluppo sostenibile delle città e delle comunità appare decisamente insoddisfacente, come mostrato anche dal relativo indicatore composito.” (Pag.130, § 3.5 La situazione dell’Italia rispetto ai singoli Obiettivi a sette anni dalla firma dell’Agenda 2030, Goal 11)

 “Uno dei problemi maggiori è il consumo di suolo che continua a crescere al ritmo di 70 chilometri quadrati di nuove coperture artificiali nel 2021(Ispra, Rapporto 2022). Questo fenomeno è il risultato dell’assenza di una normativa efficace riguardo e, in particolare, di una legge nazionale di principi sul governo del territorio, che manca ormai da decenni. Questo produce una frammentazione regionale e rilevanti ostacoli a un’efficace politica di contrasto del dissesto idrogeologico, destinato purtroppo a crescere con i cambiamenti climatici in corso. La Camera ha recentemente ricostituito una Commissione d’inchiesta sulle periferie come nella legislatura 2013-2018, con lo scopo di riesaminare la situazione e dare ulteriori suggerimenti di politiche, in linea con quanto proposto dall’ASviS a luglio 2023. I fondi per i programmi di rigenerazione urbana previsti nel PNRR e nel PNC erano molto significativi (10,6 miliardi di euro), ma il Governo Meloni ha recentemente proposto alla Commissione UE di definanziare ben 5,8 miliardi di euro di interventi del Ministero dell’Interno che dovrebbero essere coperti con altre risorse. Un aspetto ancor più negativo è l’assoluta mancanza di una cabina di regia unitaria tra i programmi in capo ai diversi ministeri. Inoltre, nella scorsa legislatura non è stato approvato il Disegno di legge Misure per la rigenerazione urbana (A. S. 29), atteso da tempo e indispensabile per varare un serio e pluriennale programma di investimenti in materia. (Pag.130, § 3.5 La situazione dell’Italia rispetto ai singoli Obiettivi a sette anni dalla firma dell’Agenda 2030, Goal 11)

” In termini di politiche e programmi per il potenziamento del verde urbano, a dieci anni dalla Legge n. 10/2013 si rileva una maggiore conoscenza e sensibilità degli amministratori, con un’attenzione ai nuovi strumenti di governo del verde (bilancio arboreo, monitoraggio delle alberate, iniziative di coinvolgimento della cittadinanza, ecc.). Inoltre, i programmi sperimentali di finanziamento per le Città metropolitane e per i Comuni con più di 60mila abitanti per la realizzazione di foreste urbane e per aumentare la resilienza degli insediamenti ai cambiamenti climatici hanno attivato importanti progettualità. In tale ambito va segnalato l’investimento per la “Tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano” di 330 milioni di euro previsto dal PNRR, che si propone l’obiettivo di piantare almeno 6,6 milioni di alberi nel territorio delle Città metropolitane entro il 31 dicembre 2024 (1,65 milioni sono già stati piantati entro il 31 dicembre 2022). (Pag.131, § 3.5 La situazione dell’Italia rispetto ai singoli Obiettivi a sette anni dalla firma dell’Agenda 2030, Goal 11)

“La mobilità nelle città continua a essere fortemente squilibrata verso il mezzo privato, come dimostra l’indagine dell’Eurobarometro su 80 città europee. Nel 2019, solo il 18% della popolazione italiana indicava la modalità collettiva come prima opzione, la quota più bassa tra i principali Paesi UE, mentre l’incidenza del mezzo privato (57%) era di cinque punti superiore a quella della media europea” (Pag.131-132, § 3.5 La situazione dell’Italia rispetto ai singoli Obiettivi a sette anni dalla firma dell’Agenda 2030, Goal 11)

Pro Natura non può che evidenziare, in base a quanto precisamente esposto nel Rapporto ASviS,  la necessità di un immediato cambiamento di rotta, in primo luogo a livello politico. C’è molto da fare, gli obiettivi al 2030 sono incerti, e i primi effetti del cambiamento climatico sono già presenti. E’ indispensabile un rapido cambio culturale collettivo se non vogliamo lasciare in eredità un pianeta ormai compromesso.   Al termine dell’analisi si sottolinea nuovamente che quanto riportato, finalizzato a una immediata informazione, è solo un limitato estratto del Rapporto ASviS, in quanto considera solo alcuni aspetti citando estratti di valutazioni più dettagliate. Si rimanda al testo del rapporto [1] per la completezza ed esaustività delle informazioni.

L’AGENDA 2030

Nel settembre 2015 i governi dei 193 Paesi membri dell’ONU hanno sottoscritto l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, come programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità.  L’Agenda prevede i seguenti 17 Obiettivi comuni per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs:

Goal a prevalente dimensione sociale: 1 – Sconfiggere la povertà, 3 – Salute e benessere, 4 – Istruzione di qualità, 5 – Parità di genere, 10 – Ridurre le disuguaglianze.

Goal a prevalente dimensione ambientale: 2 – Sconfiggere la fame, 6 – Acqua pulita e servizi igienico-sanitari, 7 – Energia pulita e accessibile, 11 – Città e comunità sostenibili, 13 – Lotta contro il cambiamento climatico, 14 – Vita sott’acqua, 15 – Vita sulla terra

Goal a prevalente dimensione economica: 8 – Lavoro dignitoso e crescita economica, l 9 – Imprese, innovazione e infrastrutture, 12 – Consumo e produzione responsabili

Goal a prevalente dimensione istituzionale: 16 – Pace, giustizia e istituzioni solide, 17 – Partnership per gli obiettivi [4]

L’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS)

L’ASviS nasce nel 2016 su iniziativa della Fondazione Unipolis e dell’Università di Roma “Tor Vergata”, per diffondere la cultura dello sviluppo sostenibile, in particolare facendo crescere nella società italiana, nei soggetti economici e sociali, e nelle istituzioni la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile approvata dall’Assemblea dell’Onu nel settembre 2015, realizzando una rete con oltre 300 soggetti che si occupano di tematiche che si possono ricondurre ad aspetti ricompresi negli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs – Sustainable Development Goals)”  [5] [6]

Bibliografia & Web

  –   [1]   https://asvis.it/public/asvis2/files/Rapporto_ASviS/Rapporto_ASViS_2023/RapportoASviS_2023_final.pdf

  –   [2] https://asvis.it/notizie-sull-alleanza/19-17675/il-19-ottobre-la-presentazione-del-rapporto-asvis-2023-sullo-sviluppo-sostenibile

–      [3] https://www.youtube.com/watch?v=N1tktNsKv40

–      [4] ONU Italia La nuova Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile (unric.org) https://unric.org/it/agenda-2030/

–      [6] https://asvis.it/missione/

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CC BY-NC-ND 4.0 Il rapporto ASviS 2023: Aspetti inerenti all’ambiente by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.