IUA n° 7, anno X, Luglio-Agosto 2023

Il giorno 8 giugno 2023 si è svolto a Firenze un convegno sul tema: “Il selvatico alle porte. Percezione, informazione, realtà”, organizzato dal CAART (Coordinamento associazioni animaliste regione Toscana). In quel contesto, il direttore de “L’Italia, l’uomo, l’ambiente” ha presentato la relazione la cui sintesi sotto riportiamo.

Arezzo, Marzo 2023 – redazione ANSA                                                                            

Un lupo è sceso in città a Arezzo e ha camminato lungo la tangenziale, schivando macchine e fermandosi a guardarle.  L’animale è stato ripreso dagli automobilisti e i video hanno iniziato a circolare sulle chat. Non è la prima volta che viene avvistato alle porte della città un esemplare di lupo, ma mai così vicino a aree densamente popolate dalle persone.

Stavolta è stato visto passare davanti un fast food e nei pressi del Teatro Mecenate, strutture a pochi metri dalla tangenziale.

La domanda: cercava un hot dog o il programma degli spettacoli?

Lucca, 29 gennaio 2022 – La nazione, cronaca di Lucca

Lupi a caccia di cinghiali, anche a Lucca pericolosamente vicini alle abitazioni: ora è allarme.

La task force della Regione Toscana ha informato con una nota ufficiale le autorità locali della presenza di una coppia di lupi lungo il corso del Serchio a Monte San Quirico.

La domanda: erano i lupi oppure i cinghiali a essere “pericolosamente vicini” alle abitazioni?

Da anni, ormai, la presenza di lupi (veri o presunti) è segnalata ovunque, sui giornali in formato cartaceo o sul web, con una costanza e una minuzia che forse sarebbero più adeguate per informare il pubblico su altri temi, maggiormente rilevanti.

Si tenga conto anche che, in questi interventi sulla stampa, è raro che vengano citati lupi in azione contro prede di proprietà dell’uomo (greggi, altri animali).

Fa scandalo in sé e per sé che il LUPO venga avvistato al di fuori del suo ambiente (che per i giornalisti e i lettori è senz’altro, solo ed esclusivamente, il bosco, di preferenza montano).

Ad attirare l’attenzione del lettore sono soprattutto i titoli, non tanto il contenuto che spesso è di scarsissimo interesse. I titoli, va detto a discarico dei cronisti (quasi sempre giovani e di solito pagati poco o nulla) li fa il personale di Redazione a ciò incaricato, con l’intento preciso di attrarre l’attenzione di chi legge. Nel titolo tutto si può: non risuscitare un morto, ma ci si va vicino, con una distorsione della comunicazione che in ogni altra situazione non sarebbe consentita.

In una popolazione, già prevenuta nei confronti del Lupo a causa di altre e più profonde ragioni, di cui tra poco parleremo, il martellante susseguirsi di articoli su tutti i giornali locali e sulla Rete, in cui spesso ricorre la parola chiave PERICOLO, PERICOLOSO, RISCHIO associata a questo predatore, non poteva e non può suscitare reazioni di tipo politico.

Sempre in provincia di Arezzo, l’occasione è stata colta al volo nei primi mesi di quest’anno da personaggi della Destra (tra cui deputati e europarlamentari leghisti e di Fratelli d’Italia, con il supporto di dirigenti di associazioni venatorie e di un armiere) per costituire un Comitato Emergenza LUPI.

Sotto accusa, in particolare, il prof. Luigi Boitani, uno dei massimi esperti europei in fatto di Lupi, reo di essere presidente di un’associazione di “lupisti” (così vengono definiti coloro che si sono spesi in difesa del Lupo) cui la Commissione Europea avrebbe devoluto milioni di euro per un “progetto finalizzato al consolidamento della popolazione di lupi nelle aree antropizzate italiane”.

Così si esprimono, in un documento ufficiale, i dirigenti del Comitato:

L’opposizione a questa gestione folle e scellerata è un imperativo morale, tenuto conto anche del fatto che la regione toscana è il territorio che ha più lupi in Italia e che pertanto siamo solo all’inizio dei problemi.

Il comunicato si conclude definendo i Lupi come “infestanti predatori” e parlando di invasione della specie Canis Lupus nel nostro territorio.

La petizione anti-Lupo, inviata al Ministero competente, è stata firmata da migliaia di aretini, grazie evidentemente alla campagna giornalistica e agli strumenti in mano dei politici sopra descritti.

Certamente, la presenza del Lupo è stata in questo caso vergognosamente strumentalizzata da una parte politica.

Ma dobbiamo chiederci qual sia la ragione per cui le parole di quattro politici abbiano avuto tanto ascolto. E, anche, perché la Destra abbia preso una tale iniziativa (che, magari, anche altri politici, della parte opposta, in silenzio condividono).

I lupi in realtà, pur essendo in progressiva diffusione in tutto il Paese, non hanno ammazzato né ferito nessun essere umano.

Ma è l’archetipo del Lupo, presente nei recessi della nostra mente, ad essere francamente pericoloso!

Torniamo di qualche decennio indietro.

Anni ’50, quelli della mia prima infanzia.

Il lupo da tempo è scomparso dall’Appennino, solo in Abruzzo e forse in Calabria ne sopravvivono pochi capi. Anche in angoli remotissimi della Maremma, ma quasi tutti lo ignorano.

L’Abruzzo è, nel 1950, per gli altri italiani una regione mitica, dove sinceramente nessun toscano o quasi si avventurava (se non sui litorali), evitando comunque le aspre montagne della Maiella e del Gran Sasso… la Sila, poi, apparteneva ad altro pianeta.

Di pari, anche il Lupo nell’immediato dopoguerra è divenuto animale mitico. Ormai si identifica, per noi bambini, coi personaggi disneyani. I nostri Lupi reali erano i pastori tedeschi con cui, con qualche timore, le mamme ci lasciavano giocare.

Il Lupo cecoslovacco ancora non esisteva (fu “creato” nel 1955), non si poteva quindi fare confusione.

Tuttavia, il lupo, quello vero, quello “cattivo”, era ancora ben presente come archetipo nella nostra mente (e Jack London ci rinfrescava la memoria coi suoi romanzi).

E allora, una domanda: da quanto tempo il lupo è presente in noi, non solo come animale in competizione costante con l’uomo, ma anche come simbolo del Male? Addirittura, del Demonio?

Sì, perché il Lupo è cattivo per definizione. Da secoli. Ma non da millenni.

Nell’antichità classica, da noi in Occidente, era considerato più fastidioso che pericoloso. Orazio, mi pare, si vanta di averne messo in fuga uno, capitato sul suo cammino, minacciandolo col bastone.

Plinio lo cita come portatore di presagi non negativi: se ci viene da destra, e ha già la bocca piena, è un ottimo augurio!

Tutto cambia con il crollo dell’Impero romano d’Occidente. Invasioni, guerre, pestilenze (di cui terribile la peste bubbonica a metà del Quinto secolo), mancanza di qualsiasi sicurezza devastano l’Italia assieme al resto d’Europa. La popolazione crolla, le terre vengono abbandonate, le vie di comunicazione rese malsicure dal brigantaggio.

Tutte queste trasformazioni incidono profondamente sulla percezione che l’uomo ha dell’ambiente.

Non si vive al sicuro che dentro le poche città o i villaggi, difesi alla meglio dai primi signori feudali.

Fuori – “fora”, “foresta” – è il regno dei senza ordine, dei briganti, del demonio e… dei lupi.

Si ha una accentuata perdita di controllo dell’uomo, sull’ambiente circostante, e della sua capacità di dominio sugli animali. Le tecniche agricole sono in regressione, crescono invece l’allevamento e la caccia. Io, uomo, contro il Lupo (o il Demonio, che è la stessa cosa). Due consumatori di proteine animali a confronto.

Per il potere, civile e religioso, meglio accusare un nemico comune di ogni nefandezza, che ammettere l’esistenza di altri nemici fisici di cui non si aveva alcuna nozione, come i batteri della peste e i loro portatori.

Il Lupo, in tante immagini, sia pittoriche che plastiche, medioevali diviene simbolo stesso del Peccato.

Le sue proporzioni travalicano il normale.

Infine, nel termine Lupo sono accomunati il predatore, il brigante, l’invasore, l’Altro visto come Nemico.

Compito di chi porta le armi, il miles, il cavaliere, è quello di annientare i briganti, i nemici, i lupi.

La legge Salica (in vigore presso i Franchi dal VI secolo, poi estesa agli altri regni) considera il “bandito”, colui che è scacciato dalla società civile, letteralmente come un Lupo, e come tale da perseguitarsi e uccidere.

E i cavalieri sono anche sterminatori di Lupi. Nel Canto XXXIII dell’Inferno il Conte Ugolino della Gherardesca, mentre morde il cranio del suo nemico, l’Arcivescovo Ruggieri, narra a Dante del sogno che gli rivelò lo spaventoso futuro destinatogli, essendo stato rinchiuso coi suoi figliuoli nella Torre della Muda:


Breve pertugio dentro da la Muda 
la qual per me ha ’l titol de la fame, 
e che conviene ancor ch’altrui si chiuda,                       24

m’avea mostrato per lo suo forame 
più lune già, quand’io feci ’l mal sonno 
che del futuro mi squarciò ’l velame.                             27

Questi pareva a me maestro e donno, 
cacciando il lupo e ’ lupicini al monte 
per che i Pisan veder Lucca non ponno.                       30   

Con cagne magre, studiose e conte 
Gualandi con Sismondi e con Lanfranchi 
s’avea messi dinanzi da la fronte.                                  33

In picciol corso mi parieno stanchi 
lo padre e ’ figli, e con l’agute scane 
mi parea lor veder fender li fianchi.                                36

Ugolino, già signore di Pisa e accusato di tradimento, mentre sogna non sa ancora però di esser destinato a  un’azione inimmaginabile: Mangiare i propri figli, cosa che neppure un Lupo farebbe! (per miglior comprensione del testo, specifichiamo che il monte in questione è il San Giuliano, mentre i Gualandi e gli altri cacciatori nominati erano i nemici di Ugolino).

Il poeta, con quel diminutivo (LUPICINI) sembra mostrare pietà per i cuccioli preda dei cani dei persecutori, ma la pietà in realtà è tutta per l’altro termine della metafora, i figli di Ugolino.

Ritorniamo a ciò che nel Medio Evo si pensava dei Lupi:” è il peggiore degli animali perché, secondo proverbio, se vi sono animali buoni da vivi e da morti (il bue), o cattivi da vivi e buoni da morti (il porco), esso solo, il lupo, è cattivo da vivo e da morto.”

Il bandito e il lupo, torniamo a questa equivalenza, vanno perseguitati e uccisi, perché sono irredimibili, dove non intervenga la grazia di Dio. Come, esplicitamente, ci fa capire, quasi un secolo prima dell’Alighieri, l’estensore dei Fioretti di San Francesco, al cap. XXII, con la storia dell’ammansimento del lupo di Gubbio, che secondo molti interpreti era un brigante chiamato Lupo. Il Miracolo di Francesco è appunto tale in quanto riporta alla dimensione sociale una creatura del Demonio, animale o uomo che fosse. Lo reinserisce tra le altre “creature di Dio” tanto che, quando il Lupo, dopo due anni di permanenza a Gubbio, nutrito dal popolo, muore di vecchiaia, tutti se ne rammaricano.

Seguendo il nostro ragionamento, appare chiaro come e perché, ancora ai giorni nostri, il grido AL LUPO! AL LUPO! continui a funzionare benissimo, sollecitando strutture archetipiche della nostra mente.

Cosa pericolosa, stuzzicare gli archetipi, come fanno continuamente certi giornali.

In quanto alla particolare sensibilità dei politici della Destra (non solo in Toscana) su questo argomento, basterà completare il ragionamento per capirne la motivazione:

è così facile sostituire al Lupo il Brigante, al Brigante il Bandito, allontanato perché in lotta contro il potere, al Bandito l’Eretico, o chiunque abiti fuori dei confini della nostra comunità… in una parola, lo straniero!

Riferimenti bibliografici:

B. Geremek, “L’emarginato”, in L’uomo medievale, a cura di J. Le Goff, Bari, Laterza, 1987

(pag. 397 e passim)

G. Melappioni, Il lupo nel Medioevo: nemico pubblico numero uno, www.ilsaperestorico.it Felice Moretti, a cura di, “I bestiari fantastici nelle Cattedrali”, in “Mondi medievali”, www.mondimedievali.net

Immagini:
https://it.wikipedia.org/wiki/Canis_lupus_italicus#/media/File:Italian_wolf,Cosenza,_Calabria,_IT.jpeg – Gianluca Congi – Lupo appenninico, Cosenza CC BY-SA 4.0; https://it.wikipedia.org/wiki/Canis_lupus_italicus#/media/File:Paolucci&_lupi.jpg -Società Italiana per la Storia della Fauna – Iconografia -I primi tre lupi (due maschi ed una femmina) uccisi con la stricnina a Pescasseroli nel novembre del 1924 dal primo direttore del Parco nazionale d’Abruzzo Carlo Paolucci – Pubblico dominio – File:Paolucci & lupi.jpg – Creato: 1 gennaio 1924

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CC BY-NC-ND 4.0 Sbatti il lupo in prima pagina by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.