Articolo pubblicato su IUA n° 6, anno X, Giugno 2023
Gentili lettori, il mese di maggio non solo non è risultato troppo caldo come invece molto spesso lo è stato negli anni passati ma è andato anche oltre ogni più rosea aspettativa sia dal punto di vista delle temperature (addirittura alcune decadi sono andate sotto la media del periodo) che delle precipitazioni. Queste ultime purtroppo sono state anche eccessive in alcune zone del paese e soprattutto in Romagna e nella parte settentrionale delle Marche dove pensate sono caduti anche oltre 500mm di acqua con le conseguenze che tutti conosciamo. Oltre ad essere caduto un quantitativo veramente ingente di acqua il problema è stato l’accumulo in pochissime giornate con precipitazioni veramente torrenziali ed estese ad ampie porzioni del territorio. Non avendo una formazione scientifica non sono in grado di dire quanto nella situazione disastrosa che si è creata a seguito di tali piogge vi sia la responsabilità dell’uomo ma da spettatore diretto dell’alluvione (vivo in Romagna) posso dire che i fiumi sono notevolmente ingrossati se non esondati già molto vicini alla sorgente e le frane sono cadute prevalentemente dove non vi erano abitazioni ed opere di cementificazione. A tal proposito è risaputo che l’appennino romagnolo è caratterizzato in buona parte da strati marnoso arenacei e quindi prevalentemente argillosi e questo credo che possa giocare la sua parte. Se le responsabilità ci sono è giusto che vengano individuate ma occorre partire con una mentalità sgombra da pregiudizi. Vi mostro di seguito alcune foto scattate da me nei due giorni dell’alluvione del 16-17 maggio.
Le foto sono state scattate nei fiumi Montone e Bidente, fiumi che normalmente non sono molto grandi ma che in quest’occasione hanno aumentato notevolmente la loro portata arrivando, come sappiamo, ad esondare così come hanno fatto quasi tutti i fiumi e torrenti del territorio.
Detto questo la situazione degli accumuli di acqua, senza esagerazioni come questa appena raccontata, è stata positiva in quasi tutta la penisola e finalmente anche il Po’ è tornato a riempirsi come come molte zone del Piemonte, dopo mesi e mesi di siccità, hanno rivisto l’acqua. La Diga di Montedoglio in Toscana ed il Lago Trasimeno in Umbria fanno registrare una portata ben maggiore rispetto a quella del mese di maggio 2022. Nonostante l’arrivo de “EL Nino” (di cui abbiamo accennato nel precedente articolo) ed alcune previsioni catastrofiste, pare che si sia instaurato un pattern atmosferico che dovrebbe consentire altre importanti precipitazioni non sono durante il periodo estivo ma probabilmente anche nel prossimo semestre freddo. Secondo alcuni esperti in materia pare che vi sia una certa correlazione tra alcuni variabili atmosferiche e meteorologiche della tarda primavera con il tempo del successivo autunno/inverno. Di questo però ne parleremo più avanti e volgendo lo sguardo a giugno, primo mese estivo, pare molto probabile che anche in questo caso la situazione sia molto ma molto diversa rispetto al 2022 quando abbiamo avuto un’estate veramente torrida e siccitosa. Dopo i primi 6/7 giorni abbastanza stabili e con caldo moderato, è probabile che possano affacciarsi nuove precipitazioni che potrebbero essere anche frequenti e portare a fine mese ad accumuli superiori alle medie del periodo così come indicato dalla mappa sottostante elaborata dal modello europeo ECMWF.
È dunque probabile che il mese di giugno faccia registrare temperature solo leggermente superiori alle medie del periodo e soprattutto che non consenta lunghi periodo di tempo stabile e soleggiato. Visto che di acqua ne è già caduta l’auspicio di chi scrive è che almeno nei mesi di luglio ed agosto le condizioni meteorologiche ci possano consentire di trascorrere dei bei periodi di vacanza.
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