Articolo pubblicato su IUA n° 5, anno X, Maggio 2023

Metauro: quando mai ho sentito questo nome? È facile che chi non sia nato nelle Marche si ponga la domanda, incontrando sul suo percorso il fiume Metauro. Che è tutt’altro che un torrentello: nasce presso il confine con la Toscana, sull’Alpe della Luna, e percorre più di cento chilometri prima di gettarsi nell’Adriatico, presso Fano.

Il Metauro a Sant’Angelo in Vado – Adri08 – Opera propria CC BY-SA 3.0

Lungo il suo corso attraversa, anzi, ha creato le celebri Gole del Furlo, una delle meraviglie del nostro Appennino. Però, però… il suo nome per me è legato alla storia, più che alla geografia. Sulle sue sponde si svolse infatti una battaglia il cui esito avrebbe potuto cambiare l’assetto del mondo negli ultimi due millenni.

Gola del Furlo – Perpaulo40 – Opera propria – CC BY-SA 4.0

Siamo nel 207 avanti Cristo, seconda guerra punica: Annibale col suo composito esercito di cartaginesi, ispanici, celti ha messo la nascente potenza di Roma con le spalle al muro, ormai da qualche anno. Molti storici si chiedono ancora perché, dopo aver sconfitto e distrutto un esercito romano dopo l’altro, il condottiero non abbia assediato e cancellato Roma dalla faccia della terra, adempiendo al giuramento che il padre Amilcare gli aveva fatto fare, ancora adolescente, davanti agli altari degli dèi. Invece, Annibale si era insediato nell’Italia meridionale, punzecchiato di tanto in tanto dai contingenti che il Senato inviava, i quali però non osavano affrontarlo in campo aperto. Quando trovarono l’animo per farlo, subirono la più cocente delle tante sconfitte, a Canne: una battaglia che mise in luce l’abilità tattica del Cartaginese, tanto che è studiata ancora nelle Scuole Militari.

Ma veniamo al Metauro. Considerando che, pur vittorioso, non aveva la forza per costringere l’avversario alla resa, Annibale aveva richiesto rinforzi. Suo fratello minore Asdrubale, partecipe dello stesso giuramento, gli condusse, dalla Spagna, un esercito numeroso, e dotato di una decina di elefanti da guerra, ma ancora più composito del precedente, e si sa che la coerenza, specie nei rapporti tra i capi, è fondamentale in un corpo di spedizione. Comunque, Asdrubale riuscì, senza troppi problemi, a giungere fino alle Marche: ovvero a poche centinaia di chilometri dalla sua meta. Ma qui, sul fiume Metauro, lo attendevano i due consoli Licio Salinatore e Claudio Nerone, che avevano unificato le proprie truppe. Ed erano superiori di numero. Asdrubale, che non era affatto uno sprovveduto, decise di sganciarsi dal nemico per risalire in Val Padana, dove i Galli erano suoi alleati. Si mosse di notte, ma fu tradito dalle guide locali durante l’attraversamento del Metauro; così dovette accettare battaglia. La quale fu incerta, ma infine divenne una catastrofe per i Cartaginesi; avendo perduto ogni speranza, il condottiero si gettò nella mischia per morire con le armi in pugno. E così avvenne.

Ma ai Romani non bastò la vittoria. Vollero far sapere ad Annibale, nel modo più scioccante possibile, ciò che era accaduto. Tagliarono la testa di Asdrubale e la gettarono nel campo del fratello. Il quale, tuttavia, pare non si scomponesse troppo, se non per vaticinare che Roma sarebbe divenuta quella che poi fu. Metauro, quindi: un fiume della Storia con la S maiuscola; se Annibale avesse ricevuto i rinforzi, è possibile che non vi sarebbe mai stato un impero romano, e noi vivremmo in un mondo totalmente diverso. Se migliore o peggiore, nessuno può saperlo.

Finita la lezioncina di storia, andiamo avanti. Duemila anni dopo lo scontro che abbiamo descritto, il Metauro fu scavalcato (anni ’70 del secolo scorso) dalla Autostrada Adriatica, un asse fondamentale per i collegamenti tra nord e sud.

Ci troviamo nei pressi di Fano, una città che anche nel nome (Fanum = Santuario) ricorda i suoi trascorsi romani. Per costruire necessitano materiali, e così i lavori per la realizzazione autostradale provocarono danni ambientali non da poco.

Le cave di ghiaia, site nei pressi del nostro fiume, furono poi abbandonate: enormi e desolanti crateri. Ma le acque del Metauro le riempirono, e, dato che in genere l’occasione fa l’uomo ladro, ma talvolta invece lo fa creatore, qui i volontari delle associazioni ambientaliste hanno aiutato la Natura a compiere la sua opera ricolonizzatrice.

Un paio delle ex cave sono divenute bellissime aree naturalistiche, sulle cui rive sono state piantati alberi e arbusti tipici delle zone umide, tra cui spiccano altissimi i pioppi bianchi che hanno ormai trent’anni di età. Le aree in questione, denominate Stagno Urbani e Lago Vicini, appartengono alla Associazione naturalistica “L’Argonauta” di Fano e alla Federazione nazionale Pro Natura, e ospitano da un quarto di secolo un Laboratorio di ecologia all’aperto e le attività didattiche relative, rivolte agli alunni delle scuole.

Dalle rive ricoperte di Cannuccia di palude si possono osservare le numerose presenze faunistiche: non solo uccelli come la Marzaiola, la Folaga, la Gallinella d’acqua, il Tarabuso, ma anche anfibi come il Tritone Crestato, il Tritone punteggiato, la Raganella, il Rospo smeraldino. Nella stagione delle migrazioni, sostano in queste oasi anche la Cicogna (nera e bianca), il Mignattaio, la Gru, la Volpoca, il Falco pescatore; osserviamo un Cavaliere d’Italia impegnato in un pisolino al sole di aprile, rigorosamente su una sola zampa; un Picchio verde venuto sulla riva a beccuzzare insetti, mentre diversi Cormorani riposano in un isolotto centrale.

Anche le acque sono ricche di ittiofauna locale, che si sta lentamente ripristinando, mentre si tende a eliminare le specie non autoctone. È in corso un allevamento di Tinche, così come si allevano per la reimmissione anatre come la Moretta Tabaccata. Le visite guidate, lungo un percorso semicircolare, portano il visitatore a usufruire dei posti di avvistamento dai quali è possibile osservare gli esemplari senza disturbarli.

Appena dietro le chiome dei pioppi, fanno capolino i tetti degli edifici industriali della zona; un memento per ricordare che, se si vuole, non è impossibile far coesistere Natura e produzione.

È possibile organizzare visite anche per piccoli gruppi, rivolgendosi a:


Associazione naturalistica Argonauta
Via Malatesta, 2
61032 Fano (PS)
Sito web: 
www.pro-natura.it

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CC BY-NC-ND 4.0 MARCHE: gli stagni di Pro Natura by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.