Articolo pubblicato su IUA n° 4, Anno V, Aprile 2018

Mani in tasca e cammino. Porto con me la terribile responsabilità di rispettare il territorio, questo avanposto del Mondo quasi polare, dove la tundra si abbandona al freddo.

Ho voglia di silenzio ma il rumore incessante del cervello mi disturba. Norvegia e il suo spettacolo di una natura esuberante a volte esagerata per me abituato al Mediterraneo del Mondo con le piante basse al mare tutte spettinate sfuggenti. Qui il caldo è un pensiero sfuggevole, il tepore è solo quello di una tazza di thè fumante tra le mani.

Merletti di ghiaccio e bucaneve azzurro pallido. Un territorio incontaminato, sdraiato tra ghiacci e verde di licheni.

Ringrazio il destino che mi ha dato la possibilità di perdermi nel panorama di questo fjord norvegese. L’aria fredda scivola sulla faccia come acqua minerale mentre intorno a me tutto è tranquillo. Con la coda dell’occhio, osservo quella casa con la luce accesa all’esterno: sembra un piccolo presepio con il fumo che esce dal caminetto. È il mio faro nella notte polare; smarrire il viottolo in mezzo a questi boschi colorati da rami bianchi potrebbe essere letale. Potrebbe nascere un’avventura, scivolare in un fosso, perdersi in una buca, smarrirsi tra i rami di betulle.

Cerco da molto tempo l’armonia, un viaggio dietro l’altro, una valigia in più da fare, dietro tutti i timbri colorati sul passaporto conviene cercare di più. A volte mi assale la malinconia, mescolata alla voglia di ridere. Quanto mi piace ridere! Forte da non respirare, come quando a scuola, non visti dal professore, ingurgitavi sotto il banco pezzi di pizza bianca bassa e croccante, rubata a morsi e strozzata in gola tra Matematica e Ulisse.

Fiordi norvegesi – fonte: www.giverviaggi.com

Il cielo è scuro profondo , il silenzio è magico ed anche il tintinnio di un campanello sembra provenire da molto lontano. Fa buio presto, fa freddo presto qui in Norvegia.

Ho cercato l’armonia nelle strade di Calcutta. Ho trovato la dignità e molto egoismo. Nessuna coerenza, nemmeno di fronte alla statua del Dio decorato di fiori giali. Occhi poveri e stracci che camminano con i sorrisi a sei denti, intorno odore di spezie e urina di vacca. I bambini sono belli, ti guardano con aria da furbi sorridenti.

E nel fjord i colori si attenuano velocemente, sbiadiscono. Questo è il Nord Europa. Ma ecco allora il ricordo: gli aquiloni, gialli, verdi, blu, nel cielo dell’Oregon. Fili neri, sottili radici che tengono legati fogli di velina variopinti pronti a scappare, prigionieri di un berretto messo al contrario con la visiera sulla nuca. Spalle larghe e sorriso bianco.

Rivedo le fiammelle sul mare buio del Sud del mondo a Rio, galleggiare verso un destino di preghiere mai esaudite. “Fammi vincere la lotteria” dicono i bambini carioca, scalzi e denutriti invocando la cattiva divinità brasiliana sempre pronta a chiedere e mai a dare.

Solo sabbia di Copacabana e cieli pieni di pappagalli brasiliani.

Copacabana – fonte: www.hilton.com

Occhi pieni di lacrime, mentre esplode il cielo al tramonto nella Valle della Morte, quando la silenziosa sabbia rossa s’incendia al cospetto del sole morente. Ultimo fuoco, coerenza con la morte solo per pochi istanti. Il giorno dopo ricomincia l’inesorabile su e giù di un astro mai stanco.

Mi sto ragionando addosso, mi racconto ricordi senza freno. Guardo il cielo ora: è nero e pieno di stelle; essere stelle significa fare parte della giostra matematica, tutto si regge per miracolo del calcolo, il calcolo sub-atomico. Castel del Monte e là il suo geometrico mistero, raccoglie i calcoli e li fa propri in un dignitoso silenzio di Storia vera.

Norvegia, quella siepe con dietro l’orizzonte, non è di casa. Orizzonte, ma di che? Fine e non fine. Splendore e miseria dell’animo umano diretto verso la fisica moderna.

Mi parlo addosso.

Un grosso mucchio di ghiaccio, scolpito da acqua e vento, bianco come cristallo opaco, poco più accanto un altro e poi un altro e un altro ancora fino a perdermi.

Con un grosso camion simile a un bruco di 20 tonnellate sono salito alla sorgente del fiume Columbia al confine tra il Canada e gli Usa; lasciato indietro un circo colorato di giapponesi numerosi come i visitatori al Palio di Siena mi allontano dai suoni e dai rumori dei turisti, per entrare con gli stivaloni di gomma nell’acqua nel primo vagito del fiume che crescerà, si ingrosserà e andrà a sfociare nelle sabbie della California.

Il lago di Bracciano ad Anguillara Sabazia Foto di Alberto Pestelli, Gennaio 2005

Acqua e simmetria: ho messo le dita della mano a sentire scorrere il Nilo all’ombra del papiro e al riparo dalla sabbia. Il lago di Bracciano, il Trasimeno, le Fonti del Clitumno le acque con la storia a lettere maiuscole sorgenti di poesia. Le cascate del Niagara dimostrazione presuntuosa della Natura gigante.

In Norvegia, l’acqua è ovunque. Montagne di ghiaccio incombenti che strangolano un mare a sessanta chilometri dall’Oceano Atlantico. Il potere dei Fjords.

Un taxi di Milano, le strade di Genova, le vie di Roma, vicoli di Trapani, le viuzze di Bari profumate di pasta fresca in vendita sotto gli archi stracolmi di uomini, donne, bambini, foto a colori e mani sulla fronte come a richiamare un aiuto che non verrà. Fierezza di popolo. Ma la fine del mese, la politica bollita, sogni finiti e stanchezza storica. Amori puliti e sesso

Le fonti del Clitumno, foto di Alberto Pestelli 2006

corrotto. Le nostre civiltà tecnologiche che finisco a tavola tra silenzi e video ditelefoni da digitare, ormai le lettere non si suonano più, si palpano su vetrini unti.

Il cielo ormai è nero: non manca molto alla Northern Light. Scaccio un ricordo scomodo, un rimorso che attanaglia la mente e cerco di sgombrare il cervello da ogni cosa negativa, pugni in tasca e occhi al cielo, ma un odore intenso di spezie si fa ancora vivo. Le Piramidi che mi scrutano furbe dall’alto dei loro secoli, e il Partenone, e San Pietro. E le Cattedrali e le spiagge e… quanta roba. Troppa.

Provo a fermare la mente su due occhi, verdi. Mi piacciono come il primo giorno che li ho visti. Mai sopito il mio amore, mai stanco di lei. Amo, forse a modo mio, ma amo con tutto me stesso. Con tutto il mio corpo, con tutta la mia anima.

Guardo quello sguardo.

Annuso il suo profumo.

Sento cosa sente. Lei.

Devo stare attento a dove metto i piedi, qui è buio e il terreno scivoloso non perdona. Questa vita è avara di Northen Light, è un po’ tirchia di luci. Poche fiammelle accese subito spazzate via dal vento dell’egoismo.

Sdraiato sulla stuoia fatta di muschio verde intenso le braccia dietro la testa ignaro del freddo, cerco di carpire la bellezza profonda di un cielo mai meschino. Il reticolo si forma, la convenzione astronomica entrata in me, mi permette di vedere le costellazioni e il Mito. Ma corrono troppo veloci nello spazio, cosi’ lontane, e tutte a distanza diverse… Sirio in inverno e Cassiopea d’estate , i disegni di fantasia con la tavola da surf tra Mito e Pasta con le acciughe. Pizza prosciutto e fichi. Villa Sciarra con i suoi vialetti e gli archi decorati da piante di rose: ehi! Northern Light… ti aspetto, sono qui, in quest’avamposto di geografia spinta.

Norvegia, tutto pulito, tutto in equilibrio, come ghiaccio al sole Ho difficoltà a comprendere il mondo, le sue violenze e discriminazioni come se un cassonetto romano o i bidoni di Palermo, Bari, Tokyo non avessero lo stesso odore. Lezzo di consumismo e di non cultura. I libri dovrebbero essere resi obbligatori come l’ossigeno. Leggere e viaggiare, apprendere a condividere e amare sarebbe la diretta conseguenza.

La pioggia silenziosa di luci della Northern Light ormai non arriva più: benedetta Aurora Boreale non ti sei fatta vedere neanche questa sera. Egoista e senza cuore.

Cammino di nuovo sui ciottoli, i pugni in tasca cigolando con le ossa al freddo polare mi incammino verso l’hotel, ho fame, sonno e sete.

Aurora boreale – fonte: www.zingarate.com

Galleria fotografica a cura di Alberto Pestelli e Carmelo Colelli

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CC BY-NC-ND 4.0 Northen Light ovvero Aurora Boreale, in attesa di vedere i fili silenziosi colorati in cielo. by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.