Una grande mostra nel complesso di Santa Maria della Scala a Siena

È aperta fino al primo aprile, nel complesso di Santa Maria della Scala a Siena, la mostra dedicata a Giuseppe Gavazzi che raccoglie una vasta panoramica delle sue opere realizzate in cinquanta anni di carriera.

Giuseppe Gavazzi nel suo laboratorio

L’arte è sempre sorgente di emozioni. Ci rechiamo a visitare mostre di grandi artisti che lasciano il segno nel nostro cuore e nella nostra intelligenza, aprendoci a nuove visioni della realtà. A volta anche una sola opera è in grado di accendere nascosti movimenti del nostro spirito.
Per me andare a Siena ad ammirare la mostra dedicata a Giuseppe Gavazzi, realizzata nel complesso di Santa Maria della Scala, è stata una doppia emozione. La prima scaturita dal vedere opere di un grande artista che hanno come soggetti l’uomo, la donna, i bambini e anche il rapporto tra esseri umani e natura. La seconda è connessa al privilegio di aver visto iniziare quest’arte, avendo vissuto da bambino accanto a casa Gavazzi e giocato con i suoi figli Massimo e Ilaria nel loro giardino. Mi ricordo come ogni tanto nasceva una nuova opera e noi bambini ci sentivamo sempre un poco rappresentati nella nuova figura: la relazione con il nuovo personaggio, fosse un bambino, una bambina o un cavallo, diventava immediata, quasi ci stupivamo che non parlasse.
Vi propongo di seguito, in modo sintetico, alcune informazioni e commenti, aiutandomi con i numerosi spunti che il sito internet dalla Fondazione Santa Maria della Scala propone nelle pagine dedicate alla mostra. In fondo all’articolo trovate alcuni riferimenti per approfondire.

Giuseppe Gavazzi è nato in Francia nel 1936 da genitori toscani. Il padre, carbonaio, si sposta prima in Sardegna poi in Maremma, fino a stabilirsi definitivamente con la famiglia sulla collina pistoiese. A Pistoia frequenta l’Istituto d’Arte, impossessandosi negli anni di molte tecniche, la pittura, la scultura, l’intaglio del legno, la ceramica. Entra in contatto col mondo del restauro nella bottega del famoso restauratore Leonetto Tintori, dove acquisirà insegnamenti decisivi. Ripeterà “Faccio il restauratore per poter fare lo scultore”.  Il restauro è il mezzo con cui entrare in un diretto contatto con i grandi maestri del passato, il modo con cui la sua creatività si alimenta direttamente con i capolavori appartenenti a epoche spesso molto diverse.

Inizia a formare l’argilla, la terracotta è il mezzo preferito con cui esprimersi. Un giorno in fornace si danneggia gravemente la piccola statua di un bambino. Nel tentativo di restaurarla intuisce che può coprire le ferite e celarle col colore, mezzo col quale può liberare definitivamente la sua fantasia.
 Nelle opere di Gavazzi il rapporto tra idea e materia è assolutamente centrale e in questo senso è fondamentale l’esperienza di grande restauratore, in cui ha acquisito e sviluppato le tecniche più raffinate per portare a vita nuova straordinari capolavori. Lui stesso affermava che “in antico la scultura la faceva lo scultore e poi la passava al pittore per colorarla. Nel mio caso faccio tutto io, ma per riuscire ci vuole la tecnica del restauratore e soprattutto la mentalità di chi sa rimettere insieme tanti pezzi frutto di momenti separati”.

Foto a sinistra: La Dea nera, 2007, legno dorato

La terracotta, trattata in una prima fase solo con cere o patine neutre o appena pigmentate, da grezza è diventata policroma, alimentandosi di immagini scaturite anche dalla vita quotidiana. Così nascono bambini, uomini, donne, animali.  Nella sua casa studio appone stesa sul muro la tavolozza cromatica, in modo da poter verificare la resistenza dei colori agli agenti climatici. I colori li produce personalmente, con terre e ossidi, una prassi divenuta comune e costante.
 È interessante indagare su internet con i sistemi di ricerca per immagini di opere simili a quelle di Gavazzi. Appare evidente la relazione con modelli appartenenti a tempi e stili diversi, che trovano nell’artista toscano una pregiata sintesi. Non è solo l’evidenza della sua grande esperienza nel restauro, ma piuttosto risulta la capacità di tradurre il linguaggio artistico in forme di immediata percezione visiva senza alcuna concessione alla semplificazione. Non si può parlare solo di arte popolare, senza dubbio le opere di Giuseppe Gavazzi parlano sia all’esperto che al bambino. E tutto questo è aiutato dalla completa padronanza delle tecniche più varie e complesse che trascendono una dimensione artigianale per arrivare alla completa dimensione artistica.

La sua carriera di restauratore lo ha visto lavorare su alcune delle più importanti opere della storia dell’arte: gli affreschi di Giotto nella Cappella Scrovegni di Padova, di Benozzo Gozzoli in Sant’Agostino a San Gimignano; del Vecchietta, del Beccafumi e del Sodoma a Siena, di Andrea del Castagno nel Cenacolo di Sant’Apollonia e sugli affreschi nel Chiostro Grande di Santa Maria Novella a Firenze, nella Cattedrale e nella Fonte dell’Abbondanza di Massa Marittima. Nel Palazzo Pubblico di Siena ha restituito vita al celeberrimo ciclo raffigurante Le Allegorie e gli Effetti del Buono e del Cattivo Governo di Ambrogio Lorenzetti, nonché alla Maestà e al Guidoriccio da Fogliano di Simone Martini. Nella stessa città toscana egli ha operato anche, congiuntamente al figlio Massimo, sulle pitture murali del tardo Duecento, recentemente scoperte nel Duomo della città.

Gavazzi ha proposto le sue realizzazioni in innumerevoli mostre in tutta Europa, sia in mostre collettive (Barcellona, Basilea, Bologna, Livorno, Prato, Rivoli), sia personali, come quelle allestite ad Asiago, Firenze, Friburgo, Neuchatel, Monaco di Baviera, Parigi, Pistoia, San Gimignano, Siena, Torino, Zurigo. La Rai si è interessata a lui con uno speciale documentario curato da Franco Simongini nel 1978. Gavazzi ha inoltre ottenuto riconoscimenti prestigiosi: il “Premio del Governo Federale della Germania (per un artista italiano)” il 21° Premio del Fiorino (1973), e il primo premio al 23° Premio del Fiorino (1977) e alla IX Biennale Nazionale Arte e Sport (1977). Nel 1993, sotto la Presidenza di Oscar Luigi Scalfaro, con Carlo Azeglio Ciampi Presidente del Consiglio, viene nominato Cavaliere della Repubblica: “Al silenzioso pittore scultore restauratore”. Nel 2007 viene nominato Accademico dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze.
Di Giuseppe Gavazzi si sono occupati storici dell’arte di fama internazionale, ma anche critici e cultori diversi, fra cui Cristina Acidini, Cecilia Alessi, Alessandro Andreini, Alessandro Bagnoli, Umberto Baldini, Alfiero Cappellini, Dino Carlesi, Enzo Carli, Enrico Crispolti, Mario De Micheli, Giorgio Di Genova, Mina Gregori, Paola Grifoni, Marco Fagioli, Marco Goldin, Gabriele Holthuis, Annamaria Iacuzzi, Mauro Innocenti, Nicola Micieli, Eleonora Negri, Armando Nocentini, Tommaso Paloscia, Antonio Paolucci, Dino Pasquali, Quirino Principe, Mario Ruffini, Bruno Santi, Pier Carlo Santini, Max Seidel, Siliano Simoncini, Carlo Sisi, Elisabetta Soldini, Gerhard Wolf.

Giuseppe Gavazzi è sempre stato legato alla città di Siena. Qui ha lavorato a lungo, dando nuovo splendore a straordinari capolavori.  Il Comune di Siena e la Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala hanno promosso la mostra “Giuseppe Gavazzi. Una perfetta coincidenza”, che ripercorre i cinquanta anni di carriera dell’artista. L’esposizione, iniziata il ventitrè novembre 2023 e prorogata fino al prossimo primo aprile, è stata allestita nei Magazzini della Corticella del museo Santa Maria della Scala. Mauro Civai, curatore della mostra insieme ad Andrea Sbardellati ed Enrico Toti, ha evidenziato che “l’allestimento vuole sottolineare lo sviluppo della poetica di Gavazzi che è avvenuto attraverso forme costanti ma continuamente e profondamente diversificate attraverso l’uso dei materiali, dalla pietra al legno, dalla terracotta allo stucco forte fino al bronzo e l’impiego di tecniche di finitura sempre più complesse. L’incontro che proponiamo con questo grande interprete della scultura del nostro Novecento e oltre avviene con la riproposizione dell’ambiente a lui più familiare, l’intimità della casa e degli affetti, fonte primaria della sua ispirazione e dello studio, stipato dei suoi strumenti e dei suoi colori, il luogo dove ha saputo conferire forma alle sue idee. Un ambiente familiare a Giuseppe Gavazzi ma, questo è l’auspicio dei curatori, uno spazio che saprà offrire accoglienza e conforto a tutti coloro che lo visiteranno, a patto che non abbiano l’occhio distratto e il cuore altrove”.

Lucia Cresti, presidente della Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala, ha sottolineato che “Giuseppe Gavazzi ha un forte legame con la città di Siena dove la sua maestria di restauratore ha dato nuovo splendore ad alcuni dei maggiori capolavori cittadini: da “Le Allegorie e gli Effetti del Buono e del Cattivo Governo” di Ambrogio Lorenzetti alla “Maestà” e al “Guidoriccio da Fogliano” di Simone Martini, per citarne solo alcuni. Un amore per l’arte che è stato accompagnato negli anni dall’attività di scultore che lo ha reso altrettanto famoso. E proprio alle “coincidenze artistiche” di Giuseppe Gavazzi abbiamo scelto di dedicare una mostra che ne ripercorre la carriera attraverso un percorso espositivo in grado di affascinare tutti coloro che amano l’arte”

Chiara Valdambrini, direttrice della Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala, ha commentato: “La mostra dedicata a Giuseppe Gavazzi ci porta in viaggio in un mondo parallelo, quello dell’artista oltre le sue opere. Le varie sezioni, con le rispettive istallazioni, bene inserite nei magazzini della Corticella che le ospitano, ci conducono alla scoperta della persona che da dietro le quinte della produzione artistica accompagna e accoglie chiunque si avvicini e si approcci ai colori, alle forme, alla vivezza espressiva delle opere, come se ci si affacciasse alla porta del suo studio d’artista”.

La mostra in definitiva esprime la ‘perfetta coincidenza’ di intenti, di pratiche, di risultati dell’arte di Gavazzi, mirata alla rappresentazione della figura umana nei suoi atteggiamenti quotidiani e modellata in terracotta, in stucco o in legno utilizzando i più raffinati effetti cromatici con i colori realizzato direttamente dall’artista recuperando antiche tecniche.

Mi fermo in una saletta della mostra. In un filmato il figlio di Giuseppe Gavazzi, Massimo, maestro restauratore, racconta il lavoro e le realizzazioni del padre. Scorrono le immagini degli anni iniziali, e si presentano davanti ai miei occhi momenti di quando ero bambino.  Mi giro intorno, dando un ultimo sguardo alle opere esposte. Mi pare di essere davanti a una porta del tempo, che mi fa affacciare davanti a scene di moltissimi anni fa. Il tempo è passato, ma diviene immediatamente presente. Forse anche questo è un effetto dell’arte, unire momenti passati e presenti con nascosti e indescrivibili legami. Si ringraziano Massimo Gavazzi e la Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala per aver concesso l’autorizzazione alla pubblicazione delle fotografie.

Il complesso di Santa Maria della Scala

È vietato riprodurre o duplicare con qualsiasi mezzo le immagini contenute nella presente pubblicazione.
Bibliografia & Web
 [1] https://www.santamariadellascala.com/exhibition/giuseppe-gavazzi-una-perfetta-coincidenza/?back=ago
 [2] https://www.itinerarinellarte.it/it/mostre/giuseppe-gavazzi-una-perfetta-coincidenza-7383
 [3] https://www.aadfi.it/accademico/gavazzi-giuseppe/ 
  [4] Nota biografica a cura di Mario Ruffini “Giuseppe Gavazzi, Scultore, pittore e restauratore” su https://www.iduediscepolidiemmaus.it/wp-content/uploads/2021/02/giuseppe-gavazzi-scultore-pittore-e-restauratore.pdf

Share Button
Please follow and like us:

CC BY-NC-ND 4.0 Giuseppe Gavazzi, una perfetta coincidenza by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.