Articolo pubblicato su IUA n° 4, anno X, Aprile 2023

Ecologia, dice il dizionario, è lo studio delle funzioni di relazione fra l’uomo, gli organismi vegetali e gli animali (il termine ecologia fu coniato nel 1866 dallo scienziato tedesco Ernst Haeckel, N.d.R. – fotografia a sinistra). Durante il 1900 da mera descrizione del mondo vegetale e del mondo animale, la ricerca assunse un indirizzo funzionale con la definizione di Ecosistema usando metodi accurati di campionamento e analisi fisiche e chimiche, modelli matematici di simulazione di processi ambientali, studiando la capacità di adattamento, il comportamento. In seguito altri concetti sono stati aggiunti, come il concetto di Habitat.

Negli ultimi 40-50 anni, studiando sempre più approfonditamente il mondo animale, si è giunti alla definizione di animale come Essere senziente capace di provare dolore, paura, affetto, un animale è capace di sognare, ama la sua prole, ama l’uomo con cui vive, possiede ricordi. E parlo di tutti gli animali, non solo il cane, il gatto o il cavallo, ma i pesci, gli uccelli che hanno le sinossi del cervello molto sviluppate, anche gli insetti (basti pensare all’intelligenza delle api e delle formiche che hanno creato società con regole rigorose e perfette).

La recente Etologia relazionale studia i rapporti reciproci fra l’uomo e gli animali non imponendo il nostro modello di comportamento ma interagendo con il loro, rispettando le loro caratteristiche etologiche. Siamo lontani anni luce dalla convinzione cartesiana che gli animali fossero delle macchine insensibili. Io non mi sento più solo un’ambientalista, io sono un’ecologista perché l’ecologia racchiude il tutto mentre l’ambientalismo guarda solo una parte del problema e forse per questo a volte si trova arreso.  Invece proprio le continue scoperte scientifiche sia nel mondo animale che vegetale e le conseguenze che queste hanno su di noi ci fanno capire che occorre una visione totale, olistica per essere davvero efficaci. Inoltre a livello personale ho fatto un percorso che mi ha portato a modificare credenze tradizioni ed abitudini, percorso che è generalmente unidirezionale, è raro tornare indietro. Circa dieci anni fa formammo un gruppo di ambientalisti, e iniziammo a confrontarci sui temi. La prima cosa che ho notato era la predominanza del punto di vista di architetti e ingegneri, l’efficientamento energetico, lodevole certo, ma secondo me non risolutivo. Infatti tanti anni dopo le cose sono migliorate ma l’inquinamento continua a salire. Nel mio lavoro di insegnante con i miei studenti abbiamo preparato tesine su fonti energetiche alternative, sul protocollo di Kyoto, sull’inquinamento elettromagnetico e luminoso. Abbiamo cioè allargato la visuale.

I cambiamenti climatici attuali derivano da un modello di sviluppo insostenibile sia dal punto di vista economico e sociale che da quello ambientale. La globalizzazione abbracciata in modo troppo fiducioso assieme alla convinzione che il mercato libero contenesse in sé gli aggiustamenti necessari, hanno prodotto grande ricchezza per pochi e disuguaglianze terribili per molti. C’è una continua rincorsa alla crescita con un indicatore del PIL basato solo sulla produzione e la crescita materiale, senza tener conto di altri fattori di tipo personale. Eppure la soddisfazione, il senso di realizzazione di ognuno, la serenità necessaria per guardare e programmare il futuro sono fattori importanti come le risorse economiche. Perciò quello che forse occorre è cambiare il modello di riferimento che abbiamo sempre seguito per consuetudine, tradizione, storia passata.

Nella prima rivoluzione industriale due secoli fa tutto era materia, praticità, anche l’uomo era visto solo come un mezzo per il profitto. Sono passati quasi due secoli, ma siamo così lontani da questa mentalità oggigiorno? Dunque occorre cambiare approccio e per realizzare ciò dovremo senz’altro rivedere e modificare le attuali politiche economiche ed ambientali, per realizzare sul serio la transizione ecologica. Ma non sarà sufficiente: è necessario interrogarci sulla vera natura della civiltà umana, dall’organizzazione della nostra società al modo in cui conduciamo la nostra vita quotidiana e al rapporto con tutti gli esseri viventi umani e non umani.  Occorre cambiare punto di vista e stile di vita. È bella l’immagine biblica del profeta Tobia che parte per un lungo viaggio accompagnato da un angelo e dal suo cane, immagine che è parabola del nostro cammino sulla terra, durante il quale gli animali, non solo gli angeli custodi o gli altri uomini, ci sono compagni di viaggio. Compagni di viaggio li considerava anche Papa Paolo VI. Nel 1978 a Bruxelles e poi a Parigi presso la sede dell’UNESCO, gli scienziati e varie Associazioni Europee ed internazionali fra cui la L.I.D.A. (Lega Italiana per i Diritti dell’Animale), proclamarono la Dichiarazione universale dei diritti degli animali, proponendo l’etica del rispetto verso l’ambiente e tutti gli esseri viventi.  Molti sono gli articoli ma bastano i primi due per rendersi conto dello spirito rivoluzionario del Documento.

Articolo 1 – Tutti gli animali nascono uguali davanti alla vita e hanno gli stessi diritti all’esistenza.
Articolo 2 – Ogni animale ha diritto al rispetto;
a)     L’uomo, in quanto specie animale, non può attribuirsi il diritto di sterminare gli altri animali o di sfruttarli violando questo diritto. Egli ha il dovere di mettere le sue conoscenze al servizio degli animali;
b)    ogni animale ha diritto alla considerazione, alle cure e alla protezione dell’uomo.

Sappiamo che anche l’uomo fa parte del mondo animale e direi che siamo sulla stessa barca, se affondano, cioè se si estinguono gli animali, poi tocca a noi. Benché la Dichiarazione non abbia un valore giuridico-legislativo, ma sia comunque il frutto di un ampio dibattito mondiale dagli elevati contenuti etici, scientifici e politici in cui si definisce l’animale come Essere senziente non si dimentica affatto l’importanza dell’uomo in questo documento, anzi lo si erge a paladino e fautore di un mondo migliore. L’uomo è al vertice della piramide ecologica e dunque possiede onori ma anche oneri, cioè responsabilità.

La Costituzione italiana nel 2022 ha inserito in due articoli, l’art.9 e l’art. 41, il concetto di animale Essere senziente e di benessere animale e protezione dell’habitat. Le leggi ci sono, anche l’art.1 della Legge regionale toscana 59 del 2009 recita: La Giunta regionale opera affinché sia promosso nel sistema educativo della popolazione il rispetto degli animali ed il valore della corretta convivenza fra animali e uomo e prosegue: La giunta regionale valorizza il ruolo delle associazioni senza scopo di lucro aventi finalità di protezione e difesa degli animali, sostiene la cultura animalista ispirata al rispetto e alla protezione degli animali.

Allora come si fa a ad affidare tutto il controllo del territorio alle associazioni venatorie e agli ATC? C’è qualcosa di profondamente sbagliato, questo perché le leggi vanno interiorizzate per essere efficaci altrimenti restano vuote parole. Gli studi sulle piante e sulle foreste hanno evidenziato che i boschi sono un ecosistema, gli alberi si relazionano fra loro attraverso le radici, donandosi nutrimento e scambiandosi informazioni per la loro sopravvivenza. Dovremmo dunque prendere esempio dalla saggezza degli animali e delle piante. Ma l’uomo è ancorato ad una visione antropocentrica, continua a sentirsi capo e re assoluto di quella piramide e crede di poter disporre delle risorse del pianeta all’infinito. Invece non è così, la nostra impronta ecologica, cioè il consumo umano di risorse naturali rispetto alle capacità del pianeta di rigenerarle, sta aumentando paurosamente. Impronta ecologica, altro concetto importantissimo.  L’anno scorso la sola impronta ecologica italiana si è esaurita in Maggio.

Ecco perché dobbiamo cambiare stile di vita. E abbracciare una visione biocentrica. Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo… Gandhi ci ha lasciato queste parole sempre valide.  Se ci guardiamo attorno non c’è niente che ci possa rassicurare, il futuro è molto preoccupante, guerra, lotta per la supremazia mondiale, per le risorse energetiche, c’è da sentirsi vinti. Ma queste cose non dipendono da noi, e non possiamo cambiarle. Possiamo invece attuare un cambiamento a partire da noi, da ciò su cui abbiamo la possibilità di fare la differenza. Non possiamo aspettare le decisioni dei governi, governi che peraltro noi stessi abbiamo eletto. Una transizione ecologica si attua diminuendo gli allevamenti intensivi, cioè consumando meno carne o abolendola del tutto, scelta etica e sostenibile. All’estero molti sono vegetariani e vegani, lo si vede dai tanti ristoranti dove si trova sempre l’opzione vegana, mentre da noi è ancora così difficile.  Soprattutto nella civile Toscana e a Firenze con le sue bistecche. Gli animali negli allevamenti intensivi conducono una vita infernale ma noi con la fettina avvolta nella plastica non ce ne rendiamo conto appieno. È in atto un attacco senza precedenti agli animali selvatici, considerati pericolosi, indesiderati se si avvicinano troppo all’uomo e ai centri abitati, se si avvicinano in cerca di cibo alle nostre città energivore, sporche e  piene di rifiuti.

Eppure nel 1992 l’Europa scrisse la principale direttiva per la conservazione e la protezione delle specie animali e vegetale detta Direttiva Habitat che prevede una serie di misure per garantire il mantenimento o il ripristino degli habitat e delle specie di interesse europeo. Anche la Convenzione di Berna del 1979 ha gli stessi scopi e fu ratificata da tutti i paesi dell’Unione europea. Bisogna imparare a convivere con gli animali selvatici, proteggendo il loro habitat, non intervenendo sulla catena alimentare creando squilibri.

Ora tutti gli occhi sono puntati sul nuovo nemico, il lupo che dopo essere quasi estinto per colpa dell’uomo, sta ripopolando i boschi ed è un ottimo predatore naturale per gli ungulati. Invece i cacciatori non vogliono questo, il lupo entra in competizione con loro. La caccia sì che crea squilibri perché l’abbattimento indiscriminato ad una specie altera i delicati equilibri degli ecosistemi e i lupi, in quanto principali predatori nella catena alimentare sono un prerequisito per la biodiversità.  Eppure i politici strizzano l’occhio alle associazioni venatorie perché sono un sicuro bacino elettorale. Per affrontare la presenza del lupo non basta solo un punto di vista biologico ma sociologico, psicologico, politico. In pratica occorre abbattere i pregiudizi e le paure. Bisogna partire da una politica di buona informazione e non terrorismo e paura alimentata dai giornali.

Ci sono tanti accorgimenti da prendere, obbligare gli automobilisti ad una maggiore attenzione e prudenza nella guida, creare dei corridoi ecologici, dei passaggi affinché gli animali possano spostarsi per la loro sicurezza e per quella degli umani. Cani da guardanía (nella foto a destra un pastore maremmano abruzzese) per proteggere gli armenti, stalle protette, somministrazione di mangime antifecondativo. Il compito dell’ecologista moderno è dunque quello di sensibilizzare gli altri, dai vicini di casa ai politici, e per farlo deve credere in un mondo che può migliorare, per ridare fiducia ai giovani che temono per il futuro e non si fidano delle decisioni dei politici. Giovani spesso ecologisti, vegetariani, antispecisti, quei giovani che non vanno più a votare perché delusi. Che cos’è l’antispecismo? È un mondo di persone, giovani e meno giovani, che hanno attuato il cambiamento basandolo sulla coerenza etica, su una visione rispettosa di ogni essere vivente anche se è faticoso. Se fosse una moda sarebbe transitoria, aleatoria. Invece la scelta etica implica un cambiamento profondo, irreversibile. La coerenza è l’unica qualità che fa leva sugli altri assieme all’esempio. Non posso impedire a mio figlio o al mio studente di bere e fumare se io bevo e fumo. Se vogliamo essere di nuovo credibili di fronte all’esercito di persone che hanno disertato le urne occorre tornare ad essere coerenti.

Fonte delle immagini

https://it.wikipedia.org/wiki/Ecologia#/media/File:Nicola_Perscheid_-_Ernst_Haeckel.jpg – pubblico dominio.

https://www.esg360.it – protocollo di Kyoto

https://www.facebook.com/lidaonlus/?locale=it_IT

https://it.wikipedia.org/wiki/Mahatma_Gandhi#/media/File:Mahatma-Gandhi,_studio,_1931.jpg – pubblico dominio
https://it.wikipedia.org/wiki/Cane_da_pastore_maremmano_abruzzese#/media/File:Creda-Ovcar-DolenjaVasSenadole.JPG  – Sl-Ziga – Opera propria CC BY 3.0

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CC BY-NC-ND 4.0 Ecologia e stili di vita by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.