Articolo pubblicato su IUA n° 1, Anno X, Gennaio 2023

Gentili lettori, innanzitutto permettetemi di rivolgere un augurio di un buon 2023 a tutti quanti ed un grazie per leggere le pagine di questa rivista online e di questa rubrica di meteorologia che, come ho già scritto più volte, non vuole avere la pretesa di fare delle previsioni accurate ma solo di riportare delle possibili tendenze meteorologiche alla luce del contesto climatico che stiamo vivendo. Tale contesto, che è presente oramai da oltre un decennio, sta condizionando pesantemente sia il clima di casa nostra che il modo di elaborare le tendenze a lungo raggio. Tutti gli appassionati di meteorologia ed amanti della variabilità climatica aspettano ogni anno l’avvicinarsi della stagione invernale per cercare di cogliere dei segnali di un inverno dinamico ed a tratti freddo, con occasioni per delle belle nevicate. Non nascondiamocelo, nonostante i disagi che ha portato, purtroppo anche con numerose vittime, l’appassionato di meteorologia sogna di poter vivere ogni inverno un episodio di freddo e neve come quello che ha coinvolto gli Stati Uniti (e lo Stato di New York in particolare) sotto il periodo di Natale. In fin dei conti New York si trova più o meno alla stessa latitudine di Napoli, ma le differenze climatiche sono enormi e dovute a più fattori collegati al jet stream, ovvero la corrente a getto che influenza il clima del pianeta. Il Mediterraneo, ed anche questo lo abbiamo già scritto in passato, è una delle zone del pianeta che più risente dei cambiamenti climatici. Questa situazione rende anche più difficile, da parte degli esperti, elaborare delle tendenze più o meno precise.

Da semplice appassionato di meteorologia, che tra l’altro nella vita si occupa di ben altro, non ho le competenze per poter entrare troppo nel dettaglio per spiegare certi processi di fisica dell’atmosfera, ma vi posso dire che, apparentemente, per chi non mastica la materia, vi è un paradosso incredibile alla base degli inverni miti che stiamo vivendo. Se fa più caldo è perché la stratosfera, parte dell’atmosfera terrestre che sta sopra la troposfera (dove viviamo noi), è molto più fredda e ciò comporta solitamente un rafforzamento del vortice polare che tende a rimanere confinato nelle sue zone di origine. E’ però anche vero che probabilmente la causa di tale raffreddamento della stratosfera va ricercata nell’eccessivo riscaldamento del pianeta e nello scioglimento dei ghiacciai. Il perché di tutto questo preambolo sta nel fatto che le sorti del mese di gennaio, e sicuramente anche di febbraio, sembrano nuovamente legate a quanto sta avvenendo ai piani più alti dell’atmosfera dove si sta registrando nuovamente un raffreddamento record. L’interrogativo che ora ci si pone e per il quale è difficile poter dare ora una risposta certa, è se vi sarà un pieno condizionamento del tempo di casa nostra, oppure se la troposfera sarà in grado di ribellarsi e di viaggiare per i fatti propri. Quello attuale ad ora pare essere un inverno con caratteristiche differenti da quelli degli ultimi anni, non tanto rispetto a quanto avvenuto da inizio dicembre ad ora, ma soprattutto rispetto all’incertezza previsionale. Se da una parte il raffreddamento della stratosfera indurrebbe a pensare ad un clima mite e stabile per i prossimi due mesi, dall’altra vi sono dei segnali contrastanti, con alcuni indici che sembrerebbero indicare una reazione della troposfera con tempo dinamico e forse anche freddo. Non è poi escluso addirittura un colpo di scena, con il fallimento del tentativo di riaccorpamento del vortice polare ed un improvviso surriscaldamento in grado di destabilizzare del tutto lo stesso vortice polare. Di seguito due degli elementi che lasciano molti dubbi in merito al rafforzamento definitivo del vortice polare.

(immagine 1: fonte NOAA National Oceanic and Atmospheric Administration)

Questo grafico, elaborato in data 28 dicembre 2022, riguarda l’Arctic Oscillation che indica la compattezza del vortice polare a distanza di tot giorni. Più l’indice è positivo e più il vortice polare è forte e compatto, più è negativo e più il vp è destrutturato. La tendenza al momento è vista in negativo.

        (immagine 2: fonte Stratobserve.com)

Il grafico sopra, invece, elaborato sempre in data 28 dicembre dall’istituto di ricerca americano GFS, indica la presenza o meno dei cosiddetti flussi, ovvero la possibilità di scambi meridiani dovuti all’elevazione delle alte pressioni in direzione del vortice polare. Il colore rosso acceso indica una previsione di flussi intensi a partire dal periodo a ridosso dell’Epifania. Se il modello prevedesse invece un vortice polare compatto avrebbe dovuto mostrare anche sul lungo periodo dei colori più tendenti all’azzurro, ovvero l’assenza di flussi. Va detto però che sono grafici suscettibili di variazioni e che il condizionamento da parte della stratosfera potrebbe concretizzarsi più avanti nel tempo.

Alla luce di quanto sopra l’ipotesi che avanzo è quella di tempo stabile con alta pressione prevalente e nebbie nelle pianure del centro-nord fino verso la fine della prima decade del mese. Condizioni di tempo soleggiato e caldo al centro-sud. Dal 10 gennaio circa, giorno prima, giorno dopo, dovrebbero riaffacciarsi delle perturbazioni atlantiche che porteranno piogge e temperature un po’ più consone al periodo. Il dopo, da metà mese in poi, è molto nebuloso ma non è da escludere a priori la possibilità di un’ondata di freddo proveniente da est, con una seconda parte del mese con caratteristiche più invernali.

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CC BY-NC-ND 4.0 Le previsioni meteo del mese di Gennaio 2023 by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.