BOSCHI, BIODIVERSITÀ E CLIMA – Problemi e opportunità per le foreste toscane.
CONVEGNO A MONTICIANO
Articolo pubblicato su IUA n° 11, anno IX, Dicembre 2022
C’è un passo avanti che può e deve essere fatto, quando difendiamo un albero, anziché un bosco o una foresta: essere consapevoli che il processo di difesa e tutela della nostra natura è fondato su un vasto contesto scientifico, che inequivocabilmente indica come la difesa dell’ambiente sia un passaggio fondamentale per la sopravvivenza della nostra civiltà e del nostro pianeta. Le continue aggressioni che il nostro sistema ecologico subisce quotidianamente richiedono oggi il massimo impegno dei cittadini e delle istituzioni per un deciso cambio di rotta nel rispetto delle regole di tutela definite dalle Scienze Forestali.
Il congresso di Monticiano del 5 novembre 2022, organizzato dal WWF Siena è stato un momento di importanza centrale per lo sviluppo di una cultura ambientalista fondata sul metodo scientifico, non derivata da un’impostazione ideologica. Nelle presentazioni si sono alternati esperti di ecologia di altissimo livello, che hanno fornito all’attento uditorio una vasta percezione sia della complessità sia dell’importanza del monitoraggio, dello studio e della tutela delle nostre foreste. Il congresso si è svolto presso il Museo della Biodiversità, dove è possibile approfondire l’importanza della differenziazione biologica sia per la salute sia dell’uomo sia dell’intero pianeta e come gli ecosistemi boschivi rappresentino il miglior esempio delle complesse reti della natura: ne ha parlato Daniele Cavazzoni, Direttore del Museo che ha aperto il convegno. Il Sindaco di Monticiano Alessio Serragli ha proseguito illustrando il grande patrimonio naturale del suo comune. I boschi, che ricoprono gran parte del territorio di Monticiano, sono una risorsa essenziale a livello turistico, con i numerosi sentieri mappati di cui alcuni dedicati alle mountain bike. A livello energetico una loro attenta gestione permette di alimentare due centrali a biomasse con cui vengono riscaldati gli edifici pubblici. (Foto a sinistra: Camaldoli, Foreste Casentinesi, ottobre 2021)
I lavori del convegno hanno visto numerosi oratori che si sono alternati affrontando due temi principali, “le criticità del settore” e “la foresta non è solo legna da ardere”. Ripercorrere il programma evidenzia l’importanza dei contributi proposti:
– Martino Danielli del WWF Siena, ha parlato del progetto Forest for Life Toscana e delle azioni in atto da parte del WWF;
– Alessandro Chiarucci, professore ordinario di Botanica Ambientale e Applicata e Roberto Cazzolla Gatti, professore associato di Biologia della Conservazione, entrambi dell’Università di Bologna, hanno affrontato il tema dei limiti e delle prospettive della gestione forestale in Toscana per la biodiversità;
– Fabrizio D’Aprile, dottore forestale ODAF (Ordine Dei Dottori Agronomi E Forestali), Monash University, membro della European Geoscience Union, Esperto della Commissione Europea, ha affrontato in due relazioni sia i limiti dell’attuale gestione forestale in Toscana per il clima sia benefici economici-sociali dei boschi;
– Antonello Pollutri, del WWF Italia ha svolto la tematica della pianificazione del capitale naturale foresta e il monitoraggio dei disturbi;
– Bartolomeo Schirone, presidente della Società Italiana di Restauro Forestale e professore ordinario di Selvicultura e Assestamento Forestale presso l’Università della Tuscia, ha illustrato il degrado e la resilienza dei boschi toscani, e il restauro dell’ecosistema forestale;
– Edoardo Nevola, del WWF Italia, ha considerato la certificazione forestale FSC e i relativi indirizzi di gestione per l’Italia (FSC, Forest Stewardship Council; “Stewardship” significa gestione etica e responsabile delle risorse”);
– Leonardo Nocentini, dottore forestale della Commissione Regionale di selvicoltura della Federazione regionale ODAF e Direttivo della Società Italiana per il Restauro Forestale ha spiegato le opportunità per i servizi ecosistemici. – Le testimonianze: dal Parco Nazionale Foreste Casentinesi, l’ex direttore Alessandro Bottacci; dal Parco Nazionale Appennino Tosco-Emiliano, Willy Reggioni; dalla Valtiberina Leonardo Nocentini del WWF; dal Monte Amiata Marco Mencagli.
Cercherò di condividere con voi alcuni stimoli che ho percepito da alcune relazioni che ho ascoltato, senza ovviamente alcuna pretesa di esaustività, ma con l’intenzione di invitare tutti i lettori a riflettere e ad approfondire questi temi spesso affrontati superficialmente. I video di tutti gli interventi saranno disponibili sul sito https://www.forestsforlifetoscana.it, a cui vi prego fare riferimento per l’approfondimento, la necessaria precisione e completezza. (foto a destra: Monte San Michele, Monti del Chianti, giugno 2014)
L’impegno del WWF. La Toscana ha circa 1.000.000 di ha di aree boschive, di cui circa 10.000 ha vengono tagliati annualmente. Questi tagli incidono pericolosamente sui boschi di alto fusto, che vengono utilizzati anche per esportare legname in altre regioni. Esiste una forte presenza di illegalità: dal 2017 al 2021 si contano ben 5600 sanzioni amministrative, e la contestazione di ben 106 reati penali. In questo modo la regione Toscana, pur avendo una grande superficie boscata, si riempie di boschi “poveri” con grande riduzione della biodiversità e di capacità di assorbimento della CO2. Sono da evidenziare i pesanti impatti dovuti ai tagli nei monti del Chianti e nella Val di Farnia, dove in due anni sono stati abbattuti ben 1200 ha di boschi pregiati.
Per attuare un’inversione di tendenza il WWF Toscana ha messo in atto il progetto Forests for Life Toscana. I suoi obiettivi sono:
– amplificare e focalizzare a livello regionale l’attenzione mediatica sulle foreste rilanciata dalla Strategia Forestale Nazionale, per i risvolti sulla biodiversità e sul clima;
– realizzare proposte per adeguamenti normativi di livello regionale;
– coinvolgere i cittadini attivi e le giovani generazioni sulla tutela della biodiversità, degli ecosistemi e del clima attraverso la conoscenza e la salvaguardia delle foreste.
Nel sito https://www.forestsforlifetoscana.it/il-progetto si legge “Per fare questo ci rivolgiamo a un’ampia parte delle cittadinanza e dell’associazionismo, anche grazie al supporto di tecnici di grande levatura ed esperienza in materia normativa e gestionale. Tutti i territori dovranno essere coinvolti in uno sforzo collettivo per monitorare i tagli boschivi, scoprire foreste da tutelare, creare conoscenza e coscienza in particolare nelle giovani generazioni, ma anche, ed in modo determinante, nelle istituzioni e negli enti gestionali…”
Il sito permette inoltre a qualsiasi cittadino di poter segnalare situazioni di gravi tagli boschivi, con i relativi danni all’ambiente.
In questo contesto dal WWF sono state messe in atto varie azioni:
– lettere verso la Regione Toscana per segnalare tagli all’interno dei Siti Natura 2000;
– realizzazione di video;
– identificazione dei boschi “vetusti”.
Tutto ciò nel contesto degli assi definiti dal WWF nazionale: la protezione, la conservazione, il restauro dei boschi. A tal fine sono state individuate azioni da mettere in atto:
– completare e gestire la rete Natura 2000;
– ottenere che tutti i boschi vetusti vengano identificati e tutelati;
– il restauro forestale, allargando la ricostruzione ai boschi ripariali e planiziali;
– la lotta antincendio;
– riportare la natura in città, creando boschi nelle aree urbane;
– recuperare suolo alla natura;
– accelerare processi di definizione norme monitoraggio ai fini della remunerazione di servizi ecosistemici;
– definire sistemi che considerino in modo integrato monitoraggio, pianificazione e gestione;
– ben definire le finalità della foresta pubblica;
– riequilibrare le risorse forestali in termini di prodotti;
– lavorare per la formazione di un quadro giuridico europeo con indicatori specifici da rispettare. Tutto questo servirà a fronteggiare le principali minacce: incendi, cambiamenti climatici, taglio indiscriminato.
Alcuni tematiche. Il Convegno ha avuto uno sguardo globale. Ormai l’impatto dell’uomo, degli oggetti da lui costruiti e delle plastiche sta superando le biomasse. E se consideriamo la biomassa animale oggi gran parte è costituita dagli animali da allevamento e dall’uomo: le specie selvatiche oggi rappresentano solo circa il 4% complessivo della biomassa. Stiamo viaggiando verso livelli di 1.000.000 di specie in meno, con un tasso di estinzione da 100 a 1000 volte superiore a quello naturale. La maggior parte degli spazi divengono pertinenza degli essere umani, relegando quelli naturali ad ambiti circoscritti. In Europa, a esempio, le foreste primarie rappresentano una proporzione di territorio inferiore all’1%. Nelle foreste italiane si cominciano a constatare gli effetti del riscaldamento globale: negli anni 2000 è stata constatata una diminuzione dell’accrescimento nelle foreste di Camaldoli e Vallombrosa, come peraltro si è decuplicata la percentuale degli alberi affetti da “cuore bagnato”. Si sta prospettando un quadro di rapida mutazione delle fasce fito-climatiche fermo restando che le foreste mediterranee mostrano una elevata resistenza ai cambiamenti climatici. (Foto a sinistra: Il congresso di Monticiano, 5 novembre 2022)
Per una vera sostenibilità è necessaria una nuova alleanza della natura; Wilson proponeva il “progetto metà del pianeta”: metà per l’uomo e le sue necessità, metà lasciato integro per la natura. In Europa sarebbe necessario estendere le aree protette al 30% del territorio, Oggi le aree protette e i parchi nazionali rappresentano il 4% del territorio. E, anziché parlare di un albero per cittadino, si dovrebbero invece considerare 500 mq di spazio naturale libero, in modo che ciascuno abbia la sua “Arca di Noè”. La Toscana ha potenzialità enormi, con crediti che potrebbero essere usati a beneficio proprio e dei conti europei. Le foreste toscane rappresentano un grande esempio di diversificazione: ciò è dovuto alla grande diversità geologica, ai gradienti termici, alla storia del territorio. Non è stata ancora attuata la filosofia di tenere e sviluppare le riserve veramente naturali, come Sasso Fratino. Anche la Corte dei Conti Europea ha denunciato una gestione debole sugli aspetti della conservazione. Non si possono confondere gli alberi con i boschi, e gli interventi in foresta spesso sono dei degradi: se andiamo a “gestire” le foreste rischiamo di perderne la biodiversità. In questo campo esistono dei meccanismi di certificazione non chiari.
Oggi a livello mondiale esistono gravissimi danni per le deforestazioni; l’Italia importa vari prodotti frutto di questo processo, quali la carne, l’olio di palma e il legname; per quanto riguarda quest’ultimo si stima che il 30-35% derivi da tagli illegali. Si accumula così un grande “debito di estinzione”. Il reale effetto di perdita di biodiversità lo vedremo tra alcuni anni, oltre a aumentare esponenzialmente il rischio di zoonosi (passaggio di malattie dagli animali all’uomo) dovuto alla frammentazione dell’ambiente naturale e del ravvicinato contatto tra specie selvatiche ed esser umani. Il ripristino ambientale deve essere fatto con grande attenzione, sempre nel rispetto delle biodiversità che permette la resistenza ad eventuali infezioni. Il bosco inoltre va lasciato invecchiare, senza gestione da parte dell’uomo: l’area forestale non va pulita, solo così si permette il corretto sviluppo di tutte le specie.
Deve essere evidenziata la totale insostenibilità delle energie da biomasse, eccetto quelle che possono essere utilizzazioni su scala molto limitata in particolari comunità. A esempio i grandi impianti richiedono una costante alimentazione di biomassa, con grandi sprechi. Se poi andiamo a contabilizzare la remunerazione dei servizi ecosistemici di una foresta si può stimare che esse corrispondano al 96% del valore complessivo, mentre la produzione di legname non supera il 4%. Il valore economico di un grande albero – stimato rispetto ai crediti di carbonio – è molto superiore a quello di tanti piccoli fusti tagliati ogni 15-20 anni. Fatto 100 il valore economico del bosco, i vari addendi da considerare sono ripartiti orientativamente come segue:
– turismo 37%
– naturalistici 35%
– mitigazione clima 14 %
– venatorio 10%
– produzione legnosa 4%
A questi elementi si devono aggiungere le potenzialità relative all’immagazzinamento delle acque, utilizzate in varie nazioni del mondo; di fatto la massima resa si ottiene con un uso “leggero” della foresta, tale da mantenerne integro il loro ecosistema. E’ importante il concetto di “degrado forestale”: il disturbo consiste nel fatto naturale, reversibile; il degrado è invece la situazione di superamento della resilienza naturale. Al degrado si contrappongono gli interventi di “restauro”, che possono essere così classificati:
– “riabilitazione”, quando esistono nel bosco ancora capacità di un recupero completo;
– “ricostruzione”, il vero e proprio rimboschimento;
– “recupero”, quando si deve intervenire anche sul substrato;
– “rimpiazzo”, quando si procede con una sostituzione delle specie.
In Toscana stanno creandosi a seguito di tagli indiscriminati molte situazioni di degrado, quali a esempio quelle derivanti da taglio di bosco in zone di calanchi: zone dove invece il bosco va fatto “riposare”, non è ben comprensibile come possono essere tollerate dalla regione queste situazioni. La Toscana ha una delle più elevate coperture boschive a livello nazionale, ma sta rischiando il degrado. Forse è il momento di cominciare a pensare a un ritorno a un’autorità centrale in materia forestale.
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