Articolo pubblicato su IUA n° 9, Anno V, Ottobre 2018

L’ultimo rogo è stato spento poche ore fa. Rimangono più di mille ettari (e invito tutti quelli che si fossero scordati, dai tempi della scuola, quanto è un ettaro, a fare i conti) ridotti in cenere: mille ettari di bosco, di macchia, di uliveti, di altri coltivi, la “casa” di migliaia e migliaia di animali grandi e piccoli, moltissimi dei quali sono periti nelle fiamme. La risorsa e l’orgoglio di tanti coltivatori, il diletto di gitanti ed escursionisti, il fondale perfetto in cui sono inseriti tanti monumenti del passato, come la Certosa di Calci.

Tutto distrutto. E a rischio di ulteriore degrado, se la pioggia cadrà, dilavando le pendici non più protette dalla vegetazione…

Centinaia di vigili del fuoco e di volontari che hanno rischiato la vita per contrastare le fiamme.

Famiglie che hanno perduto loro averi, altre sfollate e in grave difficoltà.

Occorreranno decine di anni per ripristinare l’ambiente boschivo; e gli ulivi secolari nessuno ce li potrà restituire.

NO, non possiamo parlare solo di gesto criminale, pensato, studiato e attuato da chissà chi, per motivi che resteranno forse oscuri.

NO, non possiamo ancora una volta dire semplicemente: ricominciamo, ricostruiamo, col denaro pubblico e con i sacrifici dei privati.

NO, non accettiamo, né dobbiamo accettare, che i colpevoli, qualora vengano individuati, rischino solo qualche anno di blanda galera, nella migliore delle ipotesi.

Questa è follia, che va al di là di ogni umana comprensione, e anche di ogni perdono.

Come tale va trattata.

Non si processino i responsabili. Si rinchiudano in una clinica, si curino, si faccia sì che prendano coscienza di quel che hanno fatto. E, una volta guariti, vengano costretti, per il rimanente della loro vita, a lavorare sodo sul monte che hanno devastato. Ogni giorno, col sole, con la pioggia, col gelo.

Anno dopo anno. Si valuti attentamente non se stanno espiando, ma se stanno cambiando la loro visione del mondo.

Quando avranno compreso l’enormità del loro gesto, se mai accadrà, si chieda loro di raccontare la propria storia. E di continuare a narrarla finché avranno vita.

Non ci servono tre o quattro carcerati in più, che usciranno dalla galera più delinquenti di prima.

Ci servono degli esempi. Di espiazione e di riscatto.

Perché oramai, sul crinale fiammeggiante della montagna, i tomi inutili dei Codici legali sono scomparsi anch’essi nel rogo.

Va ricreata una coscienza civile, altrimenti la follia spazzerà via ogni legge. E non mi riferisco solo agli incendi. Basta che vi guardiate intorno.

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CC BY-NC-ND 4.0 La follia sul Monte Serra by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.