Articolo pubblicato su IUA n° 4, Anno III, Aprile 2016

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fig.1 La bottega della pedagogista
fig.1 La bottega della pedagogista

La IV conferenza aperta al territorio mi ha vista relatrice di un tema particolare per la sua importanza, la famiglia. (fig.1) Ho deciso di scrivere qualche pensiero per le persone che non sono potute essere presenti.

Dal giorno in cui ci siamo confrontati col Presidente prof Marucelli sono trascorsi mesi di conflitti e fatiche di politiche sociali, etiche che mi hanno reso la preparazione dell’evento complessa: sarebbe stato semplice scivolare su “quale sia la famiglia perfetta, la gravidanza etica…” ma così avrei perso di vista il reale focus, la famiglia come persone che educano e che si educano.

Pertanto com’è mio solito, sia che abbia di fronte mille persone che due, ho cercato di condurre il pubblico in un percorso equilibrato partendo dalla pedagogia della famiglia (fig.2) le norme Costituzionali (art.29-30-31) che la riguardano, con un affondo come mediatrice familiare a quale supporto sia oggi necessario offrire alla coppia genitoriale nella co-costruzione della sua bigenitorialità condivisa (Codice Civile art. 315) in seguito ad una separazione e/o divorzio nella tutela dei figli e delle loro persone.

fig.2 La bottega della pedagogista
fig.2 La bottega della pedagogista

Grazie ad alcune vignette e qualche spezzone di film si è entrati nella funzione educativa della famiglia, micro-sistema di una comunità, che ha il dovere di essere modello per le nuove generazioni sia come portatrice di valori che come esempio di cittadinanza.

Contemporaneamente ho ricordato la funzione educante della comunità – non occorre sempre scomodare il detto africano per cui un bambino viene educato da un intero villaggio – però se ciascuno di noi si ricordasse in ogni gesto e scelta che è anche responsabile per chi lo guarda e gli vive attorno, allora saremo veramente maestri di vita di ogni persona.

Ad esempio, se camminate e gettate a terra una sigaretta finita, il bambino che vi è vicino capirà che lo sporco della res-publicae non è una cosa di cui lui si deve preoccupare, che quella res-publicae non è sua e che quindi non ha doveri verso di essa. Aspetto che provoca una confusione nella mente di quel bimbo perché da un lato gli insegniamo il rispetto e dall’altro lo rinneghiamo.

Per questi aspetti credo siano importanti i percorsi educativi che attiviamo come professionisti pedagogici, perché queste difficoltà della famiglia, delle persone, dei genitori sono aspetti con alcune evidenti difficoltà e non agi che però non rientrano ancora nell’area della malattia (se operiamo in prevenzione di essa) e che interrompendoli andremo ad arrestare fenomeni più complessi che stanno amplificandosi oggi. (fig.3)

fig.3 La bottega della pedagogista
fig.3 La bottega della pedagogista

Lo scambio che ne è nato, costruttivo e riflettuto, fra il pubblico ha affrontato la co-responsabilità che abbiamo sulle generazioni future e anche coetanee, sull’importanza di incentivare le occasioni educative come portatrici di strategie e soluzioni per sostenere le famiglie (fig.4) e, aggiungo io, sulla necessità di favorire momenti interdisciplinari dove le persone possano fare esperienza e formazione immersi nel divertimento educato (su questo un’idea potrebbero essere le escursioni di Pro Natura.).

fig.4 La bottega della pedagogista
fig.4 La bottega della pedagogista

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CC BY-NC-ND 4.0 La famiglia, report della pedagogista by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.