Articolo pubblicato su IUA n° 2, Anno III, Febbraio 2016

Nei primi numeri della nostra giovane rivista, apparve un articolo della nostra collaboratrice Maria Iorillo di Roma (N° 5 – anno I, luglio-agosto 2014), dove si auspicava il ritorno al vetro come contenitore ottimale per gli alimenti. Mai articolo è stato premonitore. Infatti Maria puntava il dito sull’eterno (o quasi) riciclaggio del vetro e come conseguenza, la riduzione della produzione di rifiuti difficilmente biodegrabili in quanto il vuoto a perdere significa un grande spreco di energia, di materie prime e soprattutto un maggiore inquinamento.

In un articolo apparso il 23 dicembre 2015 sul sito www.ansa.it/canale_ambiente, pare che, finalmente, si ritorni all’utilizzo del “vuoto a rendere” per le bottiglie di acqua minerale, birra e altre bibite. Si tratta comunque di un esperimento di un anno proprio con l’intento di ridurre la produzione di rifiuti che coinvolgerà volontariamente bar ed esercenti della distribuzione alimentare. Come succedeva in passato – qualcuno di voi forse ricorderà ancora – verrà applicato il sistema del vuoto a rendere su cauzione – il medesimo che è già in vigore per ristoranti, alberghi e altri tipi di strutture turistiche.

Tutto quanto molto bello… ma perché fare un esperimento? Sappiamo tutti quanti che il sistema ha sempre funzionato bene nel passato e non c’è ragione per dubitare sul suo funzionamento in questi tempi e nel futuro. Basta pensare al grande risparmio per tutti a partire dalle imprese produttrici che riutilizzeranno bottiglie dopo averle lavate e sterilizzate, proprio come facevano gli antichi “vinai” delle mie parti (ma anche di altre regioni d’Italia) che lavavano i fiaschi con l’erba vetriola (Parietaria officinalis L.) senza alcun spreco di energia e senza deturpare l’ambiente con rifiuti potenzialmente tossici.

Secondo quanto viene riportato su Wikipedia, in Germania, grazie al vuoto a rendere non solo per il vetro, ma anche per la plastica, l’ammontare dei rifiuti è ridotto del 96% per il vetro e dell’80% con la plastica. Addirittura, se andiamo a riutilizzare per una ventina di volte una bottiglia di vetro abbiamo un risparmio di energia di circa il 76,91%. Sin dal 1991 in Germania è previsto che circa il 75% dei contenitori per alimenti prodotti dalle aziende siano vuoti a rendere. In alti paesi come la Danimarca il vuoto a rendere è obbligatorio, mentre in Norvegia il sistema è utilizzato anche per le lattine. E in Italia? Nota dolente… dai dati che Wikipedia riferisce, nel 2005 i vuoti a rendere coprivano meno del 50% dei consumi…

Quindi che sia legge subito nel nostro paese senza passare per la sperimentazione perché che bisogno c’è di sperimentare una cosa che già facevamo tanti anni fa? Sperimentazione (scusate tutte queste ripetizioni tuttavia necessarie) che, sicuramente, avrà un costo soprattutto per le nostre tasche.

Allora sì al ritorno del vuoto a rendere. Ma che si ritorni al vetro, non solo per l’acqua minerale venduta nei supermercati, per gli alimenti relegati adesso in lattine e in contenitori di plastica, ma anche per alcune forme farmaceutiche quali compresse e capsule…

Alberto Pestelli

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CC BY-NC-ND 4.0 Il ritorno del vuoto a rendere… by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.