Articolo pubblicato su IUA n° 2, Anno VI, Febbraio 2019

Forse non tutti sanno che la E45, la strada di grande transito che per il blocco di un viadotto sul tratto toscano-romagnolo è da qualche giorno interrotta, costituisce un asse viario di importanza europea. Quella E maiuscola sta infatti per “Europa”. Come recita Wikipedia…

Il percorso complessivo è di 5 190 km, che si snoda attraverso i territori dei seguenti paesi europei intermedi: Finlandia, SveziaDanimarcaGermania, e Austria. L’asse è misto, autostradale, stradale e marittimo. L’itinerario comprende due attraversamenti marittimi mediante traghetti, il primo tra Svezia e Danimarca, il secondo tra la parte continentale dell’Italia e la Sicilia, dove la strada termina.

In pratica, va da Capo Nord all’estrema punta meridionale dell’Italia. Negli anni, ha assunto grandissima importanza in Italia perché consente di bypassare velocemente l’Appennino e dalla Pianura Padana raggiungere le valli del Tevere e dell’Arno, ed è la prediletta dal traffico merci su gomma perché non vi si paga pedaggio.

Ora, come i lettori avranno saputo dai mass media, questo percorso fondamentale è interrotto, per il sequestro da parte della Magistratura di un viadotto a rischio di crollo, tra la Romagna e la Toscana. Sfortuna ha voluto che non esista più, in quel tratto, una viabilità alternativa su cui deviare, per pochi chilometri, le vetture, per farle rientrare allo svincolo successivo. La vecchia strada, infatti, è impercorribile da qualche anno per una serie di frane, non è mai stata riparata per una questione burocratica.

L’importo dei lavori, infatti, è stato stanziato due anni fa, ma non è stato utilizzato perché, nel frattempo, la strada è stata derubricata al ruolo di “viabilità comunale”, perdendo il diritto ai contributi statali.

Una vicenda che ha dell’incredibile, se si considera che quel punto è del tutto strategico, come dimostra la situazione attuale. Come non bastasse, però, il tratto appenninico tra Cesena e Sansepolcro ha molte altre criticità, come sanno tutti quelli che lo percorrono regolarmente: da decenni il manto stradale è in rifacimento continuo.

Così come le gallerie; molti altri viadotti sono nelle condizioni di quello sequestrato dalla Magistratura e non è difficile supporre che rischino di essere chiusi con identiche modalità.

Insomma, una strada europea che, proprio nel tratto italiano più delicato, prende connotati decisamente sudamericani, o mediorientali, se preferite, per quel che riguarda lo stato di manutenzione e l’obsolescenza delle strutture.

La popolazione che abita nei borghi della profonda vallata appenninica percorsa da questo tratto dell’E45, e che di essa si serviva per i suoi spostamenti quotidiani (pensate solo agli studenti delle superiori che, col pullman, devono raggiungere ogni mattina la scuola più vicina) è disperata; così come gli esercenti le attività commerciali (alcune centinaia) situate lungo la superstrada.

Naturalmente, è stata la vicenda del Ponte Morandi di Genova ad allertare le autorità locali sul rischio di crollo di ponti e viadotti costruiti più o meno nella stessa epoca (anni Sessanta e Settanta del secolo scorso) e che presentano segni tangibili di deterioramento. Questo avviene non solo sulla E 45, nel tratto già ricordato, ma un po’ in tutto i Paese.

Rischiamo veramente un blocco a “pelle di leopardo” degli assi viari del nostro territorio, se non si mette mano a un progetto di sostanziale ammodernamento che richiede grandi stanziamenti e lungo tempo di realizzazione.

A questo punto, non sembra insensato pensare di dirottare i numerosi miliardi di euro previsti per la costruzione della TAV Torino-Lione, un progetto che le associazioni ambientaliste hanno da sempre contestato perché devastante dal punto di vista ecologico e inutile sotto il profilo economico (vedi il nostro report di qualche tempo fa) sull’opera di riassetto della viabilità generale, così critica al entro come al sud.

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