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I PROIETTILI ALL’URANIO IMPOVERITO
Una diavoleria che non tutti conoscono

In pochi sui media si soffermano a considerare come le guerre in atto, in particolare quella in Ucraina, abbiano una micidiale ricaduta, non solo direttamente sulla popolazione, ma anche sull’ambiente. Va da sé che i carri armati non recano fiori, e nemmeno i bombardamenti aerei (che siano fatti da droni, missili o aviazione tradizionale poco cambia). Gli sversamenti di sostanze tossiche da impianti colpiti sono da mettere tranquillamente in conto, così come le sostanze venefiche rilasciate involontariamente o meno (leggi gas e simili). A ciò, però, dobbiamo aggiungere un danno che fino a qualche decennio fa non era preventivabile: quello causato dai proiettili contenenti uranio impoverito. Per non farvela lunga, tali armi sono veramente distruttive non solo per il nemico, ma anche per chi le usa. Perché vengono utilizzate, è presto detto. L’U235 rende i proiettili più perforanti e sviluppa un grande   calore, tanto che anche la corazza dei più moderni carri armati viene perforata e l’equipaggio annientato; in parole semplice ma efficaci: ridotto in polvere. Va da sé, poi, che le particelle di uranio impoverito possono restare nell’ambiente per lunghi periodi, con tutte le conseguenze sulle creature viventi che si possono immaginare.
L’uranio impoverito serve anche per costruire nuove corazze di difesa più resistenti (ad es. i nuovi thank americani Abram ne sono dotati), e non solo. È utilizzato anche per la produzione di numerosi oggetti non bellici: bussole, mazze da golf, airbag, punte per la trivellazione di pozzi ecc.
Non costa molto, perché è uno scarto dell’arricchimento dell’uranio 238 prodotto per le centrali che usano questo combustibile…
Le grandi potenze, dagli USA alla Russia, alla Cina e via dicendo, se ne servono ormai da tempo, e ne hanno immense riserve. Gli americani lo hanno “testato” nella prima guerra del Golfo e in quelle successive, e purtroppo siamo quasi certi che le due parti stiano usando, o per usare, proiettili di questo genere anche in Ucraina, anche se sarebbero di dubbia legalità. Come abbiamo detto, pure chi utilizza questi oggetti è esposto, anche in tempo di pace, a inalare particelle di U235, oppure esso può fuoruscire da serbatoi vecchi e ormai inadeguati. Il risultato è costituito da migliaia di soggetti, per lo più militari (e purtroppo gli italiani non mancano) colpiti non tanto dalla radioattività (bassa) quanto dalla tossicità del prodotto, che può provocare il cancro all’apparato digerente e ai reni, linfomi di Hodgkin e altre malattie.
L’Associazione Vittime dell’Uranio nel 2010 calcolò, per quel che pertiene i nostri connazionali utilizzatori di tali ordigni (molti in relazione alla missione in Kosovo), più di 200 morti e alcune migliaia di malati. Si trattava di un conflitto molto limitato, allora. Pensate ora a quello che succede, o può succedere, in Ucraina; e altrove, se la guerra dovesse estendersi.

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Questo numero sono sicura si possa leggere come andando fuori per una passeggiata finalmente primaverile, in compagnia di alberi, fiori, animali da accarezzare o da ricordare non senza una stretta di dispiacere.
Oppure, come una camminata con lo scopo di visitare monumenti e le storie in essi celate, e farsi avvolgere dal ritmo serrato del racconto, che è anche sempre un po’ narrazione dell’anima..
Sarà possibile incontrare personaggi sconosciuti ma senz’altro accattivanti nel loro svelarsi gradualmente, dimezzati con bonarietà tra doveri e piaceri.
Sotto una quercia è probabile che faremo amicizia con persone portatrici di storie difficili e dolorose che cercheremo di addolcire col profumo di fiori colorati ammucchiati tra l’erba in deliziosi, piccoli assembramenti.
Potremo imbatterci in storie di città belle e importanti, portate da venti leggeri, ristori, forse, all’ombra di grandi alberi amici.
Spesso la scrittura è anche questo: un girovagare alla ricerca di piccoli e grandi dettagli che possano fare la differenza, alleviare la sofferenza di una perdita improvvisa, regalare, oltre il solito cancello, una visuale e una prospettiva nuove, un barlume brillante che si irradia proprio come un raggio di luce, nitido e intenso.
Anche solo per un momento.
Buone letture,
Iole Troccoli

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