Articolo pubblicato su IUA n° 8, Anno III, Settembre 2016

L’estate meteorologica volge ormai al termine (31 agosto) e incomincia quindi a essere tempo di verifiche e previsioni future. Per prima cosa è con piacere che si può constatare come lo stesso andamento estivo abbia rispettato quanto avevamo ipotizzato a inizio stagione, ovvero un’estate tendenzialmente stabile con lunghi periodi di caldo moderato, intervallati da dei break temporaleschi che si sono avuti, come prevedibile, per lo più nel centro-nord della penisola. In sostanza niente a che vedere (dal mio punto di vista per fortuna) con le temperature africane della scorsa estate ma allo stesso tempo nessuna analogia con l’estate fin troppo piovosa del 2014.

                                         In molti a inizio anno sostenevano che il 2016 potesse risultare l’anno più caldo di sempre da quando si eseguono le misurazioni in maniera scientifica. In effetti, i mesi di gennaio e febbraio, almeno nell’emisfero australe, erano partiti con temperature notevolmente sopra la media e avevano determinato per noi italiani il terzo inverno mite consecutivo. In realtà, dalla primavera in poi, in coincidenza con il venir meno de “El Nino”, le cose hanno incominciato a prendere una piega diversa e, pur rimanendo le temperature al di sopra delle medie del periodo, si sono notevolmente ridotte. Al momento, in bassa troposfera, ovvero nella parte dell’atmosfera terrestre più vicina alla terra, si registra nell’intero pianeta un’anomalia positiva che è inferiore al mezzo grado centigrado. Fino a pochi mesi fa l’anomalia era ben superiore al mezzo grado centigrado. Diventa quindi assai improbabile che il 2016 possa risultare l’anno più caldo, e quasi sicuramente farà registrare temperature medie complessive inferiori a quelle del 2015. Ciò potrebbe essere il segnale di un nuovo trend al ribasso contrariamente alle previsioni di un global warming in pompa magna? Su questa rubrica, pur riconoscendo almeno in parte il ruolo dell’uomo nel condizionamento del clima, abbiamo però spesso preso in considerazione anche altri fattori, quali l’attività solare, le temperature superficiali degli oceani, il “Nino” e la “Nina” etc, tutti indici che a nostro parere possono condizionare anche in maniera significativa l’evoluzione climatica. Dopo un “El nino” da record sarà interessante vedere se nei prossimi mesi le temperature continueranno a scendere costantemente oppure no; qualora ciò dovesse avvenire, allora avremmo già una prima prova concreta del fatto che non si può ragionare sui cambiamenti climatici prendendo in considerazione solo il global warming.

A oggi risulta molto difficile abbozzare una previsione per la stagione autunnale, e ancora di più per quella invernale. Al di là della distanza temporale, ciò è dovuto anche all’attuale imprevedibilità di due fattori fondamentali; uno è quella relativo alla “Nina” che a oggi non è ben chiaro sapere se effettivamente si manifesterà e in tal caso con quale intensità, e l’altro riguarda la “QBO” (Quasi Biennal Oscillation), ovvero la disposizione dei venti ad alta quota. Soprattutto questo indice negli ultimi 60 anni non si è mai comportato come nell’anno in corso. Mentre fino a pochi mesi fa era atteso che virasse in territorio negativo, con predisposizione dei venti da oriente a occidente, in realtà ciò è avvenuto solo a determinate quote, mentre ad altre è sembrato quasi fare ritorno in maniera decisa in territorio positivo così come lo era in occasione dell’ultimo inverno. Tali cambiamenti invece, come sta a indicare la “B” di Biennal, dovrebbero avvenire quasi ogni due anni. Una “QBO” positiva tende spesso, soprattutto in accoppiata con dei valori solari bassi come quelli attuali, a rinforzare il vortice polare e quindi a rendere meno possibili e frequenti le discese fredde verso le latitudini più basse, al contrario quando è in territorio negativo tende a disturbare lo stesso vortice. Si hanno pochi riscontri rispetto alle possibili conseguenze meteorologiche con una situazione della “QBO” come quella attuale. Quando avremo elementi di maggiore chiarezza, allora proveremo ad abbozzare delle previsioni. Intanto l’appassionato di meteorologia e soprattutto climatologia può guardare con curiosità a un futuro che non appare di certo scontato. Sono sempre di più gli esperti e scienziati che non concordano con chi prevede un’inevitabile e costante innalzamento delle temperature. Se le loro ragioni saranno veritiere rimane però da comprendere se tale fatto contribuirà solamente ad allentare il surriscaldamento climatico oppure, come ci siamo interrogati sopra, a invertire la tendenza.

Alessio Genovese

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