Articolo pubblicato su IUA n° 5, Anno III, Maggio 2016

Tra le molte perplessità che nascono dalle riforme che riguardano la gestione delle aree protette nel nostro Paese (già approvate oppure in discussione), un ruolo importante viene rivestito dal delicato rapporto con gli Enti Locali.

È certamente fuori discussione che le popolazioni locali debbano essere rappresentate negli organismi che gestiscono le aree protette: lo abbiamo sempre affermato con forza. Il problema è capire fino a che punto deve spingersi questa rappresentanza: la quale, per l’appunto, deve essere una rappresentanza e non una totale copertura di tutti gli spazi disponibili.

Quanto sta succedendo in Piemonte ci pare emblematico e, temiamo, precursore di situazioni analoghe che potrebbero verificarsi anche altrove.

Una recente modifica della Legge Regionale sulle aree protette prevede che, nell’ambito del Consiglio di ciascuno degli 11 Enti di Gestione di parchi e riserve naturali previsti in Piemonte, sieda un rappresentante delle Associazioni ambientaliste, ove con tale denominazione si intendono quelle ufficialmente riconosciute dal Ministero dell’Ambiente ed effettivamente operanti nella Regione. Tuttavia, la designazione ufficiale deve essere fatta dalla Comunità del Parco, che rappresenta l’Assemblea dei Sindaci dei Comuni e dei Presidenti degli altri Enti Locali il cui territorio ricade all’interno delle aree protette.

Proprio tale norma si sta dimostrando inefficace nel rappresentare il mondo ambientalista e fortemente penalizzante per le Associazioni che lo costituiscono. I Sindaci, infatti, hanno buon gioco a nominare persone a loro vicine e che garantiscono piena accondiscendenza alle decisioni prese dal Consiglio, anche se vanno in direzione opposta a quello che dovrebbe essere il fine principale di queste aree, e cioè la protezione dell’ambiente naturale. In fondo, un’Associazione di comodo la si trova sempre… Ricordiamo infatti che le Associazioni ambientaliste riconosciute sono numerosissime, e molte di esse lo sono state semplicemente per “meriti politici”, in quanto vicine a questo o quell’altro politico che è riuscito a convincere i vari Ministri che si sono via via succeduti sulla poltrona a concedere un riconoscimento ad Associazioni di fatto inesistenti. Al momento attuale, se non abbiamo sbagliato i conti, sono ben 78 le Associazioni riconosciute. Tra esse, oltre a quelle storiche e che effettivamente meritano appieno il riconoscimento, ve ne sono altre, che potremmo raggruppare in due categorie: le Associazioni “tarocche” che si occupano di tutto fuorché di tutela ambientale, ma che qualche politico amico è riuscito a far iscrivere, e quelle “fantasma”, di cui è difficilissimo trovare qualche segno di vita e attività, per lo meno in Piemonte. Nella prima categoria appartengono, ad esempio, Ekoclub, una branca addirittura della Federazione Italiana della Caccia, la Federazione Nazionale della Proprietà Edilizia, e altre ancora. Della seconda citiamo solo alcuni esempi: Ambiente e/è Vita, Ente Nazionale Democratico di Azione Sociale, L’Umana Dimora, Movimento Italiano Genitori, Unione Nazionale Garden Clubs e Attività Similari d’Italia e decine di altre ancora…

La paventata usurpazione del ruolo degli ambientalisti si è puntualmente verificata: delle 11 designazioni presentate dal cartello delle associazioni ambientaliste “storiche” (Pro Natura, WWF, Legambiente, LIPU, Italia Nostra), infatti, solo 5 hanno avuto buon esito. Nei rimanenti 6 casi sono state nominate persone che sono poco o per nulla legate al settore della protezione della natura. Tre di esse sono state presentate da sezioni locali del CAI (il quale, detto per inciso, non ha nemmeno risposto alla proposta di concordare designazioni unitarie ed ha preferito procedere per conto proprio), una ciascuno da INU, Agriturist e addirittura Federazione Italiana Amici della Bicicletta! Quest’ultimo caso è senz’altro emblematico. Infatti, il personaggio in questione è del tutto estraneo al mondo ambientalista, anzi …. Dopo un primo tentativo di nomina, fallito perché la segnalazione non è risultata coerente con le norme previste dal bando (ma ci è voluto un esposto di Pro Natura Torino per costringere la Regione e a muoversi…), l’Ente di Gestione interessato (quello delle Alpi Marittime) ha pensato bene di riproporre un nuovo bando, rifiutandosi di attingere a una delle altre segnalazioni già presentate. In questo modo, il personaggio di cui sopra avrà tutto il tempo per regolarizzare la sua candidatura ed ottenere la tanto agognata nomina! Una situazione palesemente irregolare, che tuttavia potrà essere sanata solo a seguito di un costosissimo ricorso al TAR.

La situazione appare grave e desolante, e non fa che accrescere l’amarezza in chi si occupa, volontariamente e senza alcun obiettivo di tornaconto personale, di protezione dell’ambiente naturale. Ma al di là della delusione per come sono state gestite le nomine resta il pericolo che incombe sul futuro delle aree protette. Se si opera in modo da escludere la presenza dei veri ambientalisti nei Consigli degli Enti di Gestione, sorge il sospetto che si vogliano adottare politiche contrarie alla tutela dell’ambiente naturale, che dovrebbe comunque essere il primo, anche se non l’unico, obiettivo di parchi e riserve naturali.

Piero Belletti

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