Articolo pubblicato su IUA n° 11, Anno V, Dicembre 2018

Gentili lettori, avvengono incendi devastanti in California e si parla di surriscaldamento globale, avvengono alluvioni in varie parti del mondo, purtroppo Italia compresa, e si parla di cambiamenti climatici ma l’equazione è così scontata? Sicuramente anche il 2018 si appresta a chiudere con delle temperature ben superiori alla media degli ultimi decenni e chi firma l’articolo non intende assolutamente negare questi dati inconfutabili anche perché non ha nessuna competenza scientifica in materia ma solamente una grande passione verso la meteorologia. Ad ogni modo, come già scritto in passato in questa rubrica, l’invito al lettore è quello di non trarre conclusioni affrettate in merito al destino climatico del nostro pianeta, in quanto se prendiamo in considerazione solamente un arco temporale di pochi anni ma anche di qualche decina rischieremo di farci ingannare da situazioni particolari dettate magari da circostanze non di certo irreversibili, ma comunque in grado di far alzare o abbassare le temperature del pianeta anche di qualche grado. Quando parlo di circostanze particolari mi riferisco alla possibile influenza dei cicli solari sul clima della terra oppure al variare delle temperature superficiali degli oceani (vedi “El Nino” o “La Nina”) per finire a considerare alcuni indici meteo che abbiamo provato a descrivere in un articolo di qualche anno fa. Per intenderci, il mio pensiero è che il clima che possiamo osservare nell’arco di una vita umana, ma anche solo di qualche decennio o qualche anno, può essere condizionato da fattori non di certo irreversibili ma dovuti a circostanze specifiche e del tutto modificabili. Ad esempio, gli ultimi 4-5 inverni sono risultati, almeno nel nostro paese, piuttosto miti o comunque caratterizzati da singoli episodi di gelo della durata ciascuno di 7-10 giorni al massimo se non meno. Questo perché la natura è piuttosto pigra e tende spesso a riproporre le medesime configurazioni climatiche magari fino a quando non si arriva ad un punto di rottura.

Inverno – fonte dell’immagine: www.scuolissima.com

Addentrandoci nella previsione dell’inverno oramai ai nastri di partenza (ricordo che in meteorologia l’inverno inizia il 1 dicembre e termina a fine febbraio!), il punto di rottura potrebbe esserci già stato alla fine dell’inverno precedente, quando un imponente surriscaldamento della stratosfera, che è la parte più alta dell’atmosfera terrestre, determinò, a fine febbraio, una discesa di aria siberiana fino al mar Mediterraneo con l’arrivo del “burian” in Italia. Tale evento ha determinato uno sconquasso barico così importante da lasciare il segno anche con l’inizio della nuova stagione invernale. Anche se non possiamo sapere con certezza come si concluderà l’inverno, quello che invece possiamo osservare ad oggi è un vortice polare meno compatto e che quindi, rispetto agli anni passati, dovrebbe consentire con maggiore facilità le discese di aria fredda fino a latitudini più meridionali, come quella del Mediterraneo. In tutto questo, oltre all’evento meteorologico con cui si è concluso l’inverno precedente, potrebbe iniziare ad avere una certa influenza, come già avevamo ipotizzato negli scorsi anni, un’attività solare molto debole. Ci troviamo infatti all’inizio di un minimo solare che si preannuncia abbastanza profondo e che giunge al termine di un ciclo di per sé già molto debole. L’influenza del sole sul clima terrestre è ancora in buona parte da dimostrare, ma alcuni ricercatori ritengono che ci possa essere una correlazione tra bassa attività solare ed inverni maggiormente freddi. Ciò che appare più evidente è che nelle fasi di bassa attività solare aumentano invece i raggi cosmici che riescono a penetrare nell’atmosfera terrestre, provocando un aumento della nuvolosità e di conseguenza un abbassamento delle temperature. Dal momento che di recente molti studiosi si stanno dedicando a tali ricerche, tra qualche anno ne sapremo sicuramente di più.

Il sole senza le macchie solari – Fonte dell’immagine: www.attivitàsolare.com

In conclusione, tornando a ciò che più interessa il lettore, si ipotizza un inverno più dinamico rispetto agli ultimi anni. Dicembre potrebbe essere caratterizzato da un alternanza di fasi fredde e perturbate (di cui la prima all’incirca tra il 10 ed il 15 del mese) ad altre ben più miti dovute alla rimonta di corrente meridionali più umide. Gennaio e febbraio invece potrebbero essere caratterizzati da fasi per lo più fredde e ripetute nel tempo, con temperature complessive sotto la media del periodo. Potrebbe quindi essere l’inverno della svolta che inaugura un periodo climatico con un ritorno a stagioni più dinamiche e caratterizzate da temperature meno elevate.

Buon inverno a tutti i nostri lettori

Alessio Genovese

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CC BY-NC-ND 4.0 PILLOLE DI METEOROLOGIA: – L’INVERNO 2018/2019 – by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.