Articolo pubblicato su IUA n° 3, Anno IV, Marzo 2017

Dopo l’illusione del mese di gennaio, che ha fatto registrare nel nostro paese delle temperature di quasi 2° inferiori alle medie del periodo, il mese di febbraio è tornato in maniera prepotente a far registrare un sopra media piuttosto pronunciato. In realtà, a livello globale anche lo stesso mese di gennaio è stato nel complesso piuttosto caldo, con un aumento rispetto a quanto registrato a dicembre ’16. Le previsioni stagionali elaborate dai più importanti centri di calcolo mondiali, fra i quali l’europeo ECMWF che a breve trasferirà la sua sede dall’Università di Reading in Inghilterra a Bologna, prevedono una prima parte di primavera con ulteriori surplus termici. Tutto questo avverrebbe nonostante oramai siano già stati smaltiti quasi del tutto gli effetti dell’importante El Nino che si è avuto nel 2016. Come già più volte ribadito in questa rubrica, chi scrive non nega l’esistenza del global warming, ma vuole essere fiducioso rispetto alla possibilità che già dai prossimi anni se non mesi possa quanto meno essere contrastato il surriscaldamento. A livello scientifico, pur essendo forse prevalenti le tesi del surriscaldamento di origine antropica, sono sempre più numerosi gli scienziati che sostengono la ciclicità del clima sul pianeta terra e danno poco peso all’influenza antropica attribuendone molto, invece, alle dinamiche solari. Ad esempio alcuni scienziati russi di un ente di ricerca sostengono la teoria che il surriscaldamento globale sia il risultato di fluttuazioni climatiche e sia causato da fattori naturali e non collegato con l’attività umana. Essi inoltre, come già sottolineato in queste pagine negli anni passati, mettono in risalto come la temperatura dell’aria nell’emisfero settentrionale si sia stabilizzata dal 1998 ed in alcune zone del pianeta, tranne l’Artico, abbia già iniziato a scendere.

In tale luogo il calo dovrebbe avvenire a partire dai primi anni ’20. Il sito online attività solare.com evidenzia la possibilità di un collegamento fra l’attività solare (dinamo) e l’oscillazione fra i grandi pianeti; tale relazione porterebbe ad un nuovo importante minimo solare (tipo Dalton) a partire dal 2025. Anche il sito climatemonitor, dove scrive il noto meteorologo dell’aeronautica Guido Guidi, evidenzia un sistema caotico e di difficile previsione, collegato ai minimi spostamenti ciclici dei più grandi pianeti che girano attorno al sole. Tale variabilità potrebbe essere la variante impazzita che potrebbe far saltare il banco delle previsioni.

C’è addirittura chi sostiene che la prossima era glaciale potrebbe iniziare entro i prossimi 100 anni, rilevando in tal senso già alcuni segnali quali l’aumento delle precipitazioni intense in estate, la frequenza degli tsunami lungo le zone costiere e nevicate più abbondanti in inverno. Lo spostamento dei continenti, che costringe la Groenlandia a spostarsi verso nord e l’Europa verso est, in relazione ad un inclinazione dell’asse terrestre determinerebbe lo spostamento dell’acqua calda verso il mare polare artico, contribuendo allo scioglimento dei ghiacci (fatto questo già ampiamente riscontrabile). E’ però a questo punto, come già scritto in passato anche da noi di Italia Uomo Ambiente, che si verrebbe ad instaurare l’inversione climatica secondo una logica di ciclicità. L’imponente immissione di acqua fredda nell’Oceano Atlantico non sarebbe quindi causata dall’aumento di temperatura, ma proprio dallo scioglimento dei ghiacci. L’immissione di acqua dolce nell’Oceano determina un processo di desalinizzazione che non consente più alla Corrente del Golfo di raggiungere l’Artico. I periodi interglaciali (come quello in cui viviamo noi) terminano quando l’Artico si scioglie e si crea un grande gap termico tra temperatura degli oceani e temperatura atmosferica. I lettori più fedeli della nostra rubrica si ricorderanno come, ad inizio inverno, avevamo messo in risalto come il notevole freddo accumulato quest’anno in tutto l’est europeo potesse proprio essere dovuto a questo gap provocato dal notevole scioglimento dei ghiacci.

Potremmo quindi essere già a buon punto rispetto al processo appena descritto. Tale evoluzione potrebbe trovare poi un valido alleato nel prossimo minimo solare, che si preannuncia molto importante e prolungato negli anni. Abbiamo più volte ricordato come una prolungata bassa attività solare possa portare fra le sue conseguenze più importanti un aumento della nuvolosità che determina ovviamente un raffreddamento delle temperature; alcuni recenti studi ipotizzano anche la possibilità di un incremento delle eruzioni vulcaniche che potrebbero immettere nella stratosfera importanti quantità di cenere, che a loro volta costituirebbero un ulteriore filtro ai raggi solari. Il prossimo minimo dovrebbe iniziare all’incirca nel 2019, ma già adesso abbiamo dei valori molto prossimi a quelli di un normale minimo e proveniamo da un ciclo solare piuttosto debole. In conclusione, almeno secondo le teorie appena esposte, è molto probabile che entro i primi anni ’20 assisteremo ad un ridimensionamento delle temperature globali che potrebbe diventare via via più importante fino al 2050. Sarà vero? A breve le prime risposte!!

Alessio Genovese

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