L’articolo si propone di presentare alcuni aspetti del patrimonio naturale della Toscana, fornendo in primo luogo ordini di grandezza, tipologie e aspetti gestionali delle Aree Protette, per poi indicare una serie di rilevanti criticità e definire alcune linee di intervento per il prossimo futuro. I rischi attualmente esistenti sul patrimonio naturale sono esaltati dalla combinazione di sistemi regolamentari inadeguati, interessi economici e comportamenti diffusi di sfruttamento del bene naturale. La partita si giuoca in primo luogo a livello normativo: si deve governare il passaggio da una natura considerata come “luna-park” e fonte “inesauribile” di materie prime a un concetto di risorsa preziosa per il futuro della terra e dell’uomo da gestire con precisi criteri scientifici e di sostenibilità.

Il patrimonio naturale è una delle risorse principali della Toscana, insieme con i beni culturali, gli asset industriali e l’agricoltura. Le Aree Protette rappresentano il 27% circa del territorio regionale continentale (valore stimato da dati FederParchi, 615.000 ha su 2.300.000 ha di territorio regionale complessivo), a cui si aggiungono 56.000 ha di superficie marina. Non risultano in questo conto aree estremamente importanti quali gli alvei di tutti i fiumi, le zone agricole, innumerevoli boschi e gli spazi verdi urbani anch’essi spesso importanti da un punto di vista naturalistico benché di estensione limitata.  Le sole aree boschive rappresentano il 50% della superficie regionale (Rapporto Stato delle Foreste Toscana 2016 [1]).  La Toscana ha una straordinaria varietà di ecosistemi, dal Santuario dei Cetacei, alle zone umide, alle aree montane, ambienti naturali importanti non solo per le specie autoctone, ma anche per le numerose specie migranti.  Ad esempio sull’Arno sono state classificate ben 106 specie aviarie tra Figline e Fucecchio; nella Piana Fiorentina 156 specie, che comprendono Fenicotteri, Ibis Sacri, Gru che il Boccaccio raccontava nel Decamerone, e che sono ancora visibili negli Stagni della Piana.

1. AREE PROTETTE IN TOSCANA.

I dati di seguito proposti sono derivati dal Data Base FederParchi [2], eccetto che per l’elenco delle Oasi WWF estratto dal sito dell’Associazione [3] e per la classificazione delle Aree a Gestione Aggregata [4], istituite dalla Regione Toscana contestualmente alla eliminazione delle Province. I dati delle superfici sono stati estratti sempre da FederParchi, fermo restando che le valutazioni complessive sono da ritenersi stime. In generale confrontando più fonti internet non si trova allineamento, a esempio su alcune denominazioni. Peraltro anche una stessa superficie può appartenere a più aree protette (a esempio può far parte di un Parco Nazionale e di una Zona Speciale di Conservazione). Quindi gli elenchi rimangono indicativi e i numeri delle stime: l’obiettivo, in questo contesto, è quello di dare una classificazione e fissare degli ordini di grandezza, rimandando a un piano più tecnico un’analisi più accurata.

 


Zona Speciale di Conservazione Monti del Chianti, Monte San Michele (2013)

1) Enti Territoriali. In tutto 9 soggetti, che gestiscono un totale di circa 185.000 ettari; i primi 5 in ordine di estensione, con le superfici e ente gestore:

  • Parco delle Colline Metallifere,      108700 ha, Consorzio del Parco Tecnologico e Archeologico delle Colline Metallifere Grossetane;
  • Val d’Orcia,         60903 ha,   Val d’Orcia S.r.l. su governo della Conferenza dei Sindaci della Val d’Orcia;
  • Alta Val di Cecina, 6564 ha, Unione Montana Alta Val di Cecina;
  • Monti della Calvana – PO,     2678 ha,     Ente gestore ANPIL Monti della Calvana – PO.
  • Parchi Val di Cornia, 2212 ha, Parchi Val di Cornia.

2) Aree Protette precedentemente assegnate alle Province. 48 Aree, per un totale di circa 130.000 ettari; le prime 10 in ordine di estensione:

  • Montagnola Senese (IT5190003) 13746 ha, Siena;
  • Isola di Giannutri – area terrestre e marina (IT51A0024), 11022 ha, Grosseto;
  • Tre Limentre – Reno (IT5130009), 9360 ha, Pistoia;  
  • Monte Pisano (IT5120019) 8233 ha, Lucca;
  • Monti del Chianti (IT5190002), 7938 ha, Firenze;
  • Alto corso del Fiume Fiora (IT51A0019), 7111 ha, Grosseto;
  • Cono vulcanico del Monte Amiata (IT51A0017) 6114 ha, Siena;
  • Giogo – Colla di Casaglia (IT5140004) 6111 ha, Firenze;  
  • Boschi delle Colline di Capalbio (IT51A0029) 6024 ha, Grosseto;
  • Monte Argentario, Isolotto di Porto Ercole e Argentarola (IT51A0025) 5723 ha, Grosseto.

Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano

3) Parchi Nazionali e Regionali. 53 Aree Protette, per un totale di circa 120.000 ettari. Gestite da specifici Enti Parco, comprendono:

Parchi Nazionali:

 Parchi Regionali:

  • Migliarino San Rossore Massaciuccoli, 23.115 ha
  • Maremma (o Monti dell’Uccellina), 9.000 h
  • Alpi Apuane        20.598 ha

4) Aree a “Gestione Aggregata”. 66 Aree Protette, per un totale di circa 75.000 ettari. Tali Aree protette sono comprese nei seguenti contesti:  

  • Val D’Orcia, 15367 ha, 8 Aree Protette
  • Amiata, 12721 ha, 10 Aree Protette
  • Val Tiberina, Val Marecchia, Valle Del Foglia, 11471 ha, 9 Aree Protette
  • Farma, Merse e Toscana Centrale, 10821 ha, 14 Aree Protette
  • Alta Val di Cecina, 10075 ha, 4 Aree Protette
  • Aree Umide Interne, 7428 ha, 14 Aree Protette
  • Aree Umide Costiere, 4214 ha, 4 Aree Protette
  • Appennino, 1867 ha, 1 Area Protetta
  • Monti Livornesi, 1329 ha, 1 Area Protetta
  • Monti Pisani, 375 ha, 1 Are1 Protetta
Parco della piana fiorentina: Oasi del WWF di Focognano

5) Aree affidate ai Carabinieri Forestali.  54 Aree Protette, per un totale di circa 67.000 ettari; le prime 10 in ordine di estensione:

– Pascoli montani e cespuglieti del Pratomagno (IT5180011) 6.753 ha;

– Cerbaie (IT5170003), 6.509 ha;

– Monte d’Alma (IT51A0008), 5.834 ha;

– Boschi di Bolgheri, Bibbona e Castiglioncello (IT5160005), 3.525 ha; 

– Vallombrosa e Bosco di S. Antonio (IT5140012), 2.697 ha; 

– Badia Prataglia 2.526 ha;

– Parco dell’Orecchiella – Pania di Corfino – Lamarossa (IT5120003) 2.008 ha;

– Vallombrosa, 1.270 ha;

– Camaldoli, 1.168 ha;

– Isola di Montecristo, 1.039 ha.

6) Comuni. 49 Aree Protette, per un totale di circa 23.000 ettari; le prime 5 in ordine di estensione:

  • Le Balze 3089  ha, Comune di Terranuova Bracciolini, Pian di Scò, Loro Ciuffenna, Castelfranco di Sopra;
  • Zone calcaree della Val di Lima e del Balzo Nero (IT5120102) 1683 ha, Unione Dei Comuni Media Valle Del Serchio;
  • Macchia della Magona  1636  ha, Comune di Bibbona;
  • Ex alveo del Lago di Bientina (IT5120101) 1056  ha, Comune di Bientina;
  • Le Balze 1027 ha,  Comune di Reggello.
Il difficile rapporto tra ungulati e agricoltura

7) Oasi del WWF: 11 Oasi, nelle quali sono presenti varie tipologie di Aree Protette, per un totale di circa 7.000 ettari (elenco: fonte WWF):

Laguna di Orbetello, Lago di Burano, Padule Orti-Bottagone, Bosco Rocconi, Padule di Bolgheri, Stagni di Focognano, Parco Didattico di Ronchi, Dune di Forte dei Marmi, Dune di Tirrenia, Bosco della Cornacchiaia, OASI Dynamo Camp Affiliata al WWF Italia

8) Area Naturale Marina di Interesse Internazionale:

  • Santuario per i Mammiferi Marini 2.557.258 ha a mare (non solo Toscana)

9) Riserve Biosfera Unesco:

–   Appennino Tosco-Emiliano 223.229 ha (non solo Toscana)

–   Isole di Toscana 28.929 ha terraferma, 1.050.611 ha a mare

–   Selve Costiere di Toscana 42185 ha terraferma, 948 ha terraferma

 A fronte dell’importante estensione delle superfici protette solo il 30% è affidato a Enti specifici quali Enti Parco, Carabinieri Forestali, WWF e Lipu. Il 70% delle aree è suddiviso tra circa 60-70 diversi soggetti, Amministrazioni Locali e Enti vari a carattere territoriale.  Ad esempio gli Stagni della Piana Fiorentina appaiono frazionati tra numerosi soggetti, e lo stesso problema appare prossimo per il Padule di Fucecchio come evidenziato da recente manifestazione a Montecatini Terme.

2.      RISCHI PER LA NATURA TOSCANA.   

Si propone di seguito un sintetico riepilogo dei principali fattori di rischio della natura Toscana.

–        Per quanto riguarda gli incendi boschivi la Regione Toscana, con la predisposizione del Piano AIB [5] si è messa nella giusta direzione attrezzandosi con una articolata organizzazione di prevenzione e intervento. Rimane senz’altro l’auspicio del massimo coinvolgimento della popolazione sull’argomento e della messa in atto tutti i provvedimenti tecnologici oggi possibili: satelliti, droni, telecamere termiche in modo da identificare qualsiasi principio, azione dolosa compresa. Di fatto l’eliminazione del Corpo Forestale dello Stato ha privato la collettività di un soggetto in grado di intervenire in modo competente e mirato in caso di incendio boschivo, e la sostituzione con nuove organizzazioni non è immediata.

–        Problematiche inerenti D.L. 3 aprile 2018, n. 34, Testo unico in materia di foreste e filiere forestali. Il Decreto propone una visione di massimizzazione della produzione del legno, rinuncia all’invecchiamento del bosco e al potenziamento delle sue funzioni generali. A esempio, all’Art. 3 comma 2 lettera g), i boschi cedui che non subiscono interventi selviculturali ma vengono lasciati crescere (e quindi si preparano a diventare ad alto fusto) rientrano nei terreni abbandonati; e   l’Art. 5, comma 1 lettera a) impedisce di definire bosco “le formazioni di origine artificiale realizzate su terreni agricoli anche a seguito dell’adesione a misure agro ambientali o nell’ambito degli interventi previsti dalla politica agricola comune dell’Unione europea”. [6]

–        La gestione della vegetazione riparia rappresenta un aspetto critico, come spiegato in [7], esposto di Lipu, Altura, Fai Toscana, Italia Nostra Toscana, Legambiente Toscana, Wwf Toscana. L’esecuzione ad esempio di sfalci nei mesi primaverili, in concomitanza con il periodo riproduttivo di numerose specie di uccelli, crea gravissimi danni ecologici. Le rive dei corsi d’acqua rappresentano naturali “corridoi ecologici” che devono essere assolutamente tutelati (e non cementificati asfaltando, ad esempio, piste ciclabili sulle rive).  Ben l’80% di questi corsi d’acqua è al di fuori delle aree protette e Siti Natura 2000.

–        Caccia: in Toscana si constata il massimo numero di cacciatori tra le regioni italiane, 73000 cacciatori (dato 2017); circa 3 cacciatori/kmq, 1 ogni 50 abitanti [8]. Di fatto il prelievo venatorio, in un’epoca in cui la difesa della biodiversità è un obiettivo irrinunciabile, sta diventando un’attività insostenibile nei confronti, ad esempio, delle specie migranti. Esemplare il caso della tortora selvatica, specie “globale”, che migra dalla Siberia all’Africa Subsahariana con tempistiche al di fuori degli ordinari periodi di apertura della caccia. Pertanto c’è la corsa a permetterne l’abbattimento in “Pre-aperture” che quest’anno finalmente il MITE ha vietato sulla base di direttive a livello Europeo. [9] Anche situazioni di proliferazione di animali infestanti quali i cinghiali sono in gran parte determinati dalla pratica venatoria. [10]  


Un appostamento di caccia realizzato con un’alta impalcatura fino in cima ad alcuni alberi (2012)

–  Rally, gare di enduro e motorizzazione in aree naturali: in un anno sono stati programmati ben 20 rallies nel territorio toscano, comprese aree in Parco Nazionale. È evidente il grave impatto di queste attività, come peraltro l’utilizzo esteso dei fuoristrada sulle strade forestali, spesso danneggiando antichi sentieri di epoca anche romana, oltre all’impatto ambientale di tipo atmosferico e acustico. La Legge regionale 27 giugno 1994, n. 48, vietava espressamente questo tipo di iniziative: la successiva Legge regionale 20 giugno 2017, n. 28 permette ai comuni di autorizzare lo svolgimento di manifestazioni e gare ogni anno, ciascuna di durata non superiore ai tre giorni, sui percorsi protetti quali quelli dei parchi. [11] [12]

– Alpi Apuane: nel film Antropocene sono state definite uno dei 43 maggiori disastri ambientali provocati dall’uomo. Lo sfruttamento totale delle cave di marmo comporta la sparizione di un paesaggio e di una risorsa unica e straordinaria. [13]

–  La proposta di realizzare ulteriori impianti di risalita sull’Appennino, in particolare la nuova funivia Doganaccia – Corno alle Scale propone una nuova aggressione al versante montano, con conseguente riduzioni di patrimonio boschivo e aumento dell’impatto antropico. [14] [15]

– Il progetto di realizzare grandi generatori eolici sul crinale appenninico può avere sia impatti devastanti per il patrimonio boschivo, in considerazione di tutte le opere accessorie derivanti da tali installazioni, sia conseguenze critiche sulle popolazioni aviarie che utilizzano tali percorsi per le migrazioni. [16]


Area Naturale Protetta di Interesse Locale Badia a Passignano (2020)

3.      ALCUNE LINEE DI SVILUPPO

Gli obiettivi di tipo generale devono prevedere la protezione a 360° di tutto il patrimonio naturale della Regione e il suo uso di tipo sostenibile da parte della comunità.

– Una prima linea di sviluppo deve mirare a estendere progressivamente le aree protette a esempio con l’Istituzione nuovi Parchi (Parco Nazionale Amiata[17], Parco Piana Fiorentina [18]), con l’allargamento degli esistenti e il miglioramento degli assetti gestionali delle innumerevoli aree protette oggi suddivise tra numerosi enti gestori. Deve essere ben chiaro che ai fini dell’abbattimento del CO2 a breve termine il principale strumento naturale sono i boschi già esistenti, con alberature superiori a 20-30 anni: qualsiasi rimboschimento o nuova piantumazione non può dare effetti immediati sulle criticità in corso e per questo va protetto e mantenuto l’esistente.  

– Gli alvei fluviali dovrebbero in generale essere valorizzati e tutelati da un punto di vista naturalistico. La loro manutenzione dovrebbe essere strettamente correlata al ciclo biologico delle specie presenti, rendendone minimo l’impatto.

– Le pratiche invasive sulla natura, quali la caccia o l’utilizzo dei boschi per eventi motoristici devono essere sempre di più limitate e circoscritte.

– Devono essere sempre più sviluppato e tutelato il profondo collegamento tra beni culturali e ambientali sia valorizzando al massimo le realtà oggi disponibili (esempi: Vallombrosa, Passignano), sia recuperando innumerevoli beni ora in rovina (esempi: le strade romane, innumerevoli resti archeologici, la Rocca Strozzi di Campi Bisenzio, le Cascine di Tavola).

– Si devono porre in atto tutte le azioni per favorire il turismo sostenibile: la rigenerazione degli antichi itinerari percorribili a piedi e le attività ciclistiche (con la valorizzazione delle infinite strade interne), l’attività fotografica naturalistica (è la “caccia” del terzo millennio), l’approccio sostenibile alla montagna nei mesi invernali (sci di fondo, camminate e non più onerose e impattanti piste da discesa)  e tutte le attività didattiche e culturali che possono con grandi risultati coinvolgere scuole e università e la popolazione in generale. In questo modo si potrebbero mettere in piedi sostenibili e durevoli attività turistiche e del tempo libero, tali da fornire nuove risorse economiche.

– In un’ottica futura, devono comunque essere messi in atto i piani previsti per mettere a dimora centinaia di migliaia di nuovi alberi, anche come azione mitigativa di nuove necessarie infrastrutture. È da evidenziare che la regione Toscana nel 2015 aveva previsto di mettere a dimora 250000 alberi nel parco della piana, operazione in gran parte ancora da mettere in campo. Per concludere gran parte della partita si giuoca a livello gestionale e regolamentare. La natura, più che di investimenti, ha necessità di rispetto e di tutela, e decisivi possono essere sia la volontà politica che il comportamento della collettività. Un cambiamento quindi è possibile, volendo anche in tempi brevi.


Lo splendore del Parco Nazionale Foreste Casentinesi, Monte Falterona, Campigna in autunno (2021)

Note bibliografiche & internet

 

[1] RaF Toscana 2016 RAPPORTO SULLO STATO DELLE FORESTE IN TOSCANA

[2] http://www.parks.it/dbparks/

[3] https://www.wwf.it/chi-siamo/presenza-sul-territorio/toscana/

[4] Regione Toscana, Documento operativo annuale per la conservazione e valorizzazione del Patrimonio naturalistico toscano 2021

[5] Piano AIB 2019-2021 (art.74 L.R. 39/00) A cura di Regione Toscana. Settore Forestazione. Usi civici. Agroambiente

[6] Alberto Abrami, “Il decreto forestale n. 34 del 2018: una legge sul bosco o sulla produzione di legname?”, RGA Online – Rivista Giuridica dell’Ambiente, luglio 2020

[7] di Lipu, Altura, Fai Toscana, Italia Nostra Toscana, Legambiente Toscana, Wwf Toscana, “Gli sfalci distruttivi della vegetazione ripariale in Toscana” su https://greenreport.it/ [24 luglio 2018]

[8] Massimo Vallini, “Il numero (vero) dei cacciatori” https://www.armietiro.it/, 8 Gennaio 2019

[9] lettera inviata alle organizzazioni venatorie da Stefania Saccardi, assessora regionale alla caccia della Regione Toscana, lunedì 23 agosto 2021, su https://www.bighunter.it/Caccia/ArchivioNews/tabid/204/newsid730/29316/Default.aspx

[10] Gianni Marucelli “L’inutile massacro dei cinghiali in Toscana” su “L’Italia, l’Uomo, l’Ambiente” maggio 2021

[11] http://www.elbareport.it/scienza-ambiente/item/50598-la-richiesta-degli-ambientalisti-al-parco-respingere-pressioni-e-rispettare-leggi-enduro-vintage-trophy?-nessuna-deroga

[12] Prof. Maria Ines Aliverti, Prof. Fabio Garbari Parco nazionale dell’Arcipelago toscano: Rallye e gare di Enduro in area protetta” su https://greenreport.it/ [28 settembre 2021]

[13] Milene Mucci, “Parliamo del disastro sulle Alpi Apuane senza paura” su HuffPost del 25/09/2019

[14] CLUB ALPINO ITALIANO – COMMISSIONE CENTRALE TUTELA AMBIENTE MONTANO, “CAMBIAMENTI CLIMATICI, NEVE, INDUSTRIA DELLO SCI – Analisi del contesto, prospettive e proposte”

[15] Andrea Piazza, “Il nostro no alla nuova funivia Doganaccia – Corno alle Scale – Intervista a Massimo Bizzarri, presidente del CAI Emilia Romagna” su HTTPS://LAVOCEDELLAMONTAGNA.IT

[16] Gianni Marucelli “La contesa delle torri” su “L’Italia, l’Uomo, l’Ambiente”, giugno 2021

[17] Gianni Marucelli “Monte Amiata: un parco nazionale per l’antico vulcano” su “L’Italia, l’Uomo, l’Ambiente”, ottobre 2020

[18] Gabriele Antonacci “Il grande parco della Piana Fiorentina” su “L’Italia, l’Uomo, l’Ambiente”, marzo 2021


Un cormorano sull’Arno nei pressi della foce della Greve (2016)

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