Come nacque il famoso film di Walt Disney, che esce ora in una nuova edizione
Nel mese di giugno è uscito nelle sale italiane il film Bambi. La vita nei boschi di Michel Fessler, adattamento del libro Bambi, storia di un capriolo pubblicato nel 1923 dallo scrittore ungherese di origine ebraica Felix Salten, nome d’arte di Siegmund Salzmann, dopo la prima guerra mondiale.
Tale opera è famosa quasi esclusivamente (pochi sanno che è tratta da un libro) grazie all’adattamento cinematografico di Walt Disney del 1942, intitolato semplicemente Bambi, nome proprio del protagonista che deriva dalla parola italiana “bambino”. Sia il libro che il film hanno avuto una storia difficile.

La famiglia di Salten emigrò in Austria dall’Ungheria con la famiglia quando aveva pochi anni e vi abitava ancora quando Hitler prese il potere. Essendo un libro scritto da un ebreo (sebbene convertito al cattolicesimo), nel 1933 a seguito delle Leggi di Norimberga Bambi venne dichiarato illegale e messo al bando in Germania prima e in Austria poi, quando avvenne l’Anschluss.
Salten fu costretto a fuggire in Svizzera, dove rimase fino alla morte, e per risollevarsi economicamente decise di vendere i diritti del libro per la realizzazione di un film.
Ci sono due versioni su come Walt Disney arrivò a comprarli: secondo la prima fu Thomas Mann, Premio Nobel per la Letteratura nel 1929, a proporlo al magnate americano per far sì che Salten guadagnasse qualcosa dopo la sua fuga dai nazisti, mentre per la seconda Disney comprò i diritti da un’altra casa di produzione cinematografica.
In ogni caso, quello che doveva essere il secondo classico Disney dopo Biancaneve e i sette nani (film del 1937) uscì solo nel 1942 dopo Pinocchio, Fantasia e Dumbo.
Il motivo di tale ritardo è da ricercare nel tentativo di Disney, cosa mai realizzata nei film precedenti, di ricercare il realismo: i dipendenti di Walt arrivarono a farsi portare in studio non solo degli esemplari veri di cervo dalla coda bianca (animale più americano del capriolo europeo e quindi scelto come nuovo protagonista) ma ne sezionarono persino uno morto fino alle ossa. Questo è il motivo per cui gli animali che appaiono in Bambi sono così diversi da quelli che figurano, per esempio, in Biancaneve e i sette nani dove la fauna non manca.
Gli animali animati dovevano essere il più simile possibile alle loro controparti selvatiche e questo perché il libro di Salten non era rivolto ad un pubblico di bambini ma ad uno più maturo, privo di scene divertenti e serio, e si tentò di mantenere quella maturità adattandola ad una pellicola rivolta alle famiglie.

Ma con l’entrata in guerra degli Usa dopo l’attacco di Pearl Harbour e lo sciopero dei dipendenti della Disney, dovuto a motivi sindacali, il film subì dei tagli per contenere i costi e quindi venne proiettato nel 1942.
Proprio come i predecessori, il film inizialmente non ebbe molto successo al botteghino, anche a causa della guerra in Europa, dove il film non venne proiettato per anni, e per la partenza dei possibili spettatori americani verso il fronte; ma anche la critica fu severa: la ricerca del realismo in un film per bambini era vista come la cancellazione di quella fantasia che aveva reso grandi i film della Disney. Inoltre i cacciatori percepirono il film come un attacco alla loro attività.
Quando la guerra finì e il film arrivò anche nei paesi europei, Bambi riscosse un grande successo: la morte della madre, non mostrata e quindi resa più intensa, attirò l’attenzione verso la caccia indiscriminata e su un maggiore rispetto per la Natura.
Il film divenne anche un simbolo per le campagne antincendio, con la celebre frase: “Non lasciare che le nostre foreste diventino… C’erano una volta”.
Nel 1955 Bambi e sua madre apparirono anche in un cortometraggio con protagonista Paperino, intitolato La stagione della caccia, ma invece di criticare l’attività venatoria è l’inquinamento che viene preso di mira, perché i due cervi se ne vanno dopo che il fiume in cui stanno bevendo si riempe di lattine di birra.
L’effetto del film del 1942 continua a farsi sentire ancora oggi: nel 2018 negli Stati Uniti un bracconiere di nome David Berry Jr, responsabile della morte di centinaia di cervi, venne condannato ad un anno di carcere e costretto a guardare Bambi almeno una volta al mese.
Tuttavia, come spesso capita, anche le buone intenzioni possono arrecare danno: il film generò il cosiddetto Effetto Bambi, ossia la percezione che la morte di un animale grazioso sia più grave di quella di uno che lo è meno, e la Sindrome di Bambi, cioè il desiderio di salvare cuccioli separati dai genitori: quest’ultimo fenomeno è invece molto dannoso perché il contatto umano rende sgraditi i cuccioli ai genitori, che possono rifiutarli.
Inoltre la pellicola non è riuscita a contrastare il fenomeno venatorio. I cervi, in quanto erbivori, si nutrono di piante e aumentando di numero possono danneggiare la flora, spingendo quindi i cacciatori a pensare di essere l’unico baluardo “a difesa della natura”. Un’informazione parziale che non tiene conto di un particolare non trascurabile: i cervi aumentano perché tutti i predatori sono stati uccisi proprio dai cacciatori, che quindi si lamentano di un problema causato da loro stessi.
Invece di abbattere lupi, cervi, cinghiali e orsi basterebbe fare in modo che predatori e prede condividano il territorio e il problema si risolverebbe da solo.

La realtà è che non esiste problema con la Natura che non sia stato l’Uomo a causare.
Quello stesso uomo che si crede Dio, ma che non lo è, come dimostra il fatto che ogni anno si contano numerose vittime tra i cacciatori, uccisi perlopiù da altri loro “simili”. Salten questo lo sapeva, e infatti nel libro Bambi, storia di un capriolo inserì una scena in cui il Grande Principe della Foresta mostra al figlio il cadavere di un uomo, creduto Dio dai suoi cani, ucciso da un altro uomo.
Questa scena non venne inserita nel film da Disney perché troppo scioccante (gli animali avrebbero visto il corpo di un Uomo ucciso dall’incendio a fine pellicola); ma è comunque di grande effetto quella della morte della madre del protagonista.
Bambi è ancora oggi considerato il più grande manifesto contro la caccia, come dimostrato da Paul McCartney, che dopo aver visto il film divenne un difensore dei diritti degli animali al punto da scriverci un libro e di aderire a numerose associazioni ambientaliste e animaliste.
Dopo un midquel uscito nel 2006, Bambi e il Grande Principe della Foresta, nel 2025 non vedrà la luce solamente il film di Fessler ma anche una versione horror in cui Bambi è un cervo-zombie pronto a “cacciare i cacciatori”; inoltre è stato annunciato un remake live-action Disney del Classico del 1942 sul modello de Il libro della giungla del 2016 e de Il re leone di tre anni dopo.
In questo periodo sia nel Vecchio che nel Nuovo Mondo la caccia sembra tornata in un periodo aureo: il Presidente della Regione Abruzzo ha cercato di far abbattere centinaia di cervi; il Ministro della Sovranità Alimentare vuole far passare un DDL sulla caccia che permetterebbe ai cacciatori di uccidere qualsiasi animale ovunque vogliano, persino nelle riserve protette e in città; l’amministrazione Trump ha tolto numerosi vincoli ambientali e le quote massime per i cacciatori; l’Unione Europea ha infine declassato lo status di protezione del lupo; per non parlare dello scandalo del figlio del Presidente americano che ha ucciso, nella più totale impunità, animali all’interno di una riserva in Veneto lo scorso dicembre. Forse la filmografia su Bambi potrà ravvivare quel sentimento anticaccia che l’ha contraddistinto fin dalla sua prima uscita nelle sale e aiutare gli sforzi contro questo sfregio alla Natura.
Fonte delle immagini
Fig. 1 – immagine creata con Google Gemini AI
Fig. 2 – https://it.wikipedia.org/wiki/Felix_Salten#/media/File:Felix_Salten_1910.jpg
Fig. 3 – https://it.wikipedia.org/wiki/Bambi#/media/File:Bambi_1942_trailer-_00_min_29_s.png
Fig. 4 – https://it.wikipedia.org/wiki/Walt_Disney#/media/File:Walt_Disney_1946.JPG
Bambi, un manifesto per l’ambientalismo by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.

