I parchi non sono sempre zone verdi, curati o naturali, ma possono indicare anche zone disastrose sotto l’aspetto ambientalistico, come nel caso dei “parchi” eolici che, secondo i progetti nazionali, si stanno allargando dal Mugello in giù lungo i crinali del’Appennino. Crinali geologicamente fragili, esposti a terremoti erosione, sulle quali il vento va e viene. I danni ambientali dell’istallazione delle pale alte 200m, con necessità di larghi accessi e piattaforme cementificati, sarebbero ben superiori al vantaggio energetico che potrebbero fornire.

Nel Mugello, dove i lavori di devastazione dei boschi sono già partiti, si è costituito subito un comitato e in seguito ci sono nati tanti altri nelle varie realtà minacciate. Supportati dal CAI e da Italia Nostra, dalle sezioni di Firenze, Arezzo e Valmarecchia si è creato la coalizione TESS (Transizione Energetica Senza Speculazione) per unire le forze.
Sembrava un segnale positivo quando la Regione Toscana si è dichiarato disponibile di individuare “zone idonee”. La bozza del disegno di legge (DDL) veniva approvato all’inizio di dicembre dalla Giunta Regionale sulle aree idonee per le fonti rinnovabili: “nel rispetto dei valori paesaggistici, storici ed artistici del territorio toscano come individuati dal piano” paesaggistico regionale, assicurando “nei procedimenti autorizzativi […] le adeguate forme di partecipazione e coinvolgimento della cittadinanza”.

Dopo tutti questi lodevoli propositi, la bozza del DDL, passando alla parte concreta della individuazione delle aree idonee, si rivela una vera e propria doccia fredda. Non vengono tenuti in alcun conto i dati del report 2023 dell’ISPRA sul consumo di suolo, che attestano, inconfutabilmente, che anche in Toscana non c’è alcun bisogno di consumare altro suolo, dal momento che di aree non agricole e forestali, assolutamente idonee alle rinnovabili, ve ne sono in abbondanza.

Si sta parlando di sistemi di mostri alti 200 metri a anche più, con ciascun aerogeneratore costituito da circa 2000 mc di calcestruzzo armato, quindi circa 700 tonnellate di cemento e altrettanto di acciaio, materiali che richiedono innumerevoli viaggi di autobetoniere del peso di 25-30 tonnellate, trasporti eccezionali per il montaggio delle pale con elementi lunghi fino a 70 metri di lunghezza: ciò che richiede non una normale viabilità di cantiere ma la realizzazione di una vera e propria nuova rete infrastrutturale, per fare arrivare mezzi del peso di decine di tonnellate, particolarmente impattanti (in termini di sbancamenti e di distruzione di vegetazione e di biodiversità) su colli e monti e specialmente sui crinali prescelti per la loro installazione: un impatto devastante!

Stefane Risse, Vice presidente di Italia Nostra Arezzo
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