Articolo pubblicato su IUA n° 4, Anno II Aprile 2015
Il destino delle Nazioni dipende dal modo in cui si nutrono.
Lo affermava il gastronomo e politico francese dell’‘800 Anthelm Brillat-Savarin.
L’uomo è ciò che mangia, scriveva il filosofo Feuerbach.
Mentre il biologo Jared Diamond, in “Armi, acciaio e malattie”, premio Pulitzer 1998 per la saggistica, correlava lo sviluppo della civiltà con la coltivazione dei campi, l’addomesticamento degli animali e lo stoccaggio del cibo.
Circa 8000 anni fa la civiltà si è dunque sviluppata nella Mezzaluna fertile, l’area geografica tra il Nilo, il Tigri e l’Eufrate.
Cibo e civiltà, un binomio di sostantivi da declinarsi a Milano in occasione dell’Expo 2015, che ha scelto il tema nutrire il pianeta, energia per la vita, confrontandosi così col problema del nutrimento dell’uomo e della terra.
Nel novembre 2013 la Fondazione Barilla BCFN (Barilla Center for food and nutrition) ha lanciato il Protocollo di Milano, una proposta di accordo globale sul cibo, che ha ottenuto il supporto di 500 esperti internazionali, oltre settanta organizzazioni e soggetti istituzionali e migliaia i cittadini.
Il Protocollo vuole affrontare il problema della sostenibilità alimentare con tre obiettivi:
- Combattere la fame e l’obesità con stili di vita sani.
- Promuovere un’agricoltura sostenibile.
- Ridurre lo spreco di cibo del 50% entro il 2020.
Lo scorso dicembre la versione finale del protocollo è stata consegnata alle istituzioni italiane con l’obiettivo di dare impulso al dibattito.
Dal protocollo e altri studi, come Expo per le Idee (Hangar Milano Bicocca 7 febbraio 2015), sta nascendo la Carta di Milano che verrà consegnata al Segretario generale dell’ONU durante la giornata mondiale dell’alimentazione il prossimo 16 ottobre 2015.
Il Protocollo che vorrebbe essere in campo alimentare quello che Kyoto è stato per l’ambiente, dovrebbe configurarsi come il trampolino di lancio per combattere il problema globale dell’alimentazione, ma i temi proposti saranno insidiosi se al tavolo delle grandi multinazionali non siederanno anche i comuni cittadini, le piccole aziende, i piccoli imprenditori alimentari, se non avranno spazio sufficiente le voci che si levano contro il monopolio del cibo e dell’acqua.
Da Papa Francesco a Carlo Petrini e alla lettera aperta di un gruppo di cittadini e uomini di cultura destinata alle autorità competenti è unanime la richiesta che agli eventi Expo i temi non siano trattati solo in modo unilaterale e che trovino spazio i pescatori, gli allevatori, gli agricoltori, cioè i produttori della filiera.
“Se non saranno protagonisti di Expo, costruiamo sulla sabbia”, afferma Petrini.
“Questa economia uccide”, è il duro commento del videomessaggio del Papa;
Siate custodi e non padroni della terra è il suo monito.
Se l’obesità è l’epidemia del terzo millennio, secondo l’OMS, come promuovere uno stile di vita sano quando l’industria propone cibo spazzatura a basso costo e fruibile anche da una popolazione indigente e culturalmente impreparata?
Come ridurre il sale nei piatti preconfezionati per portarlo a 5 gr al giorno o lo zucchero nei prodotti dolciari?
Le linee guida dell’Oms indicano una soglia del 10% di zucchero con un ribasso verso il 5%.
Ma l’Italia con la sua delegazione si è opposta alla modifica durante il Consiglio Esecutivo di Ginevra causando imbarazzo generale per un paese che ospiterà Expo e il tema dell’alimentazione con probabili conseguenze sulla politica sanitaria; una contraddizione che mal si coniuga con l’attenzione verso i consumatori.
In che modo abolire dai prodotti industriali i grassi vegetali come l’olio di palma, nocivo alla salute per i grassi saturi che contiene e all’ambiente per la deforestazione?
Come accettare la battaglia persa dalle associazioni americane contro Monsanto per l’etichettatura dei prodotti che contengono OGM?
E a proposito di OGM, perché produrre modificazioni atte solo al vantaggio economico delle multinazionali: la sterilità dei semi che di fatto crea un monopolio su di essi privando della libertà di coltivazione le aziende agricole, fa parte della denuncia di Vandana Shiva nella “Dichiarazione per la libertà dei semi”.
E come salvaguardare la biodiversità e proteggersi dalla contaminazione? E la prevenzione della salute nel lungo termine?
Anche la sovranità dell’acqua è messa a dura prova con l’esclusione dalle risorse idriche delle popolazioni dei paesi in via di sviluppo e il tentativo di monopolizzare le sorgenti con l’intento di razionare l’oro blu istituendo una borsa come per il petrolio.
Abbiamo votato un referendum nel 2011 per l’acqua bene comune e pubblico, ma all’Expo sarà venduta quella imbottigliata da Nestlé che ha vinto l’appalto per la distribuzione.
La proposta del Protocollo di intraprendere un’agricoltura sostenibile passa attraverso la riduzione dei biocarburanti per favorire aree agricole più ampie per coltivazioni alimentari, la qual cosa è ben accetta, ma dovrebbe essere regolamentato anche il fenomeno del land grabbing, l’accaparramento di terre, che depaupera gli abitanti prevalentemente dell’Africa subsahariana dei loro terreni ‘affittati’ dalle nazioni più ricche che li saccheggiano, in connivenza con i governi locali spesso corrotti.
Questa forma di colonialismo del terzo millennio è un paradosso che fa diventare alcuni paesi africani tra i principali esportatori di cereali, laddove si muore per denutrizione.
Un fenomeno subdolo che riguarda tutti i settori sfruttabili, quello della coltivazione destinata ai biocarburanti, quello destinato ai cereali alimentari, quello per lo sfruttamento dell’acqua o dei pascoli per l’allevamento di pecore da lana.
In “Ultime notizie dal sud”, Luis Sepulveda traccia un quadro di raffronto tra la Patagonia di oggi, devastata dalle multinazionali, e quella magica e senza tempo di ieri.
Benetton ha recintato 900 mila ettari di terra, pari a un milione di stadi di calcio, bloccando di fatto ai gauchos le vie della transumanza.
Sì, i temi da affrontare sono di vitale importanza, ma se l’Expo sarà solo una vetrina per le 70 multinazionali che lo presenzieranno, avremo perso l’occasione di nutrire il pianeta, di declinare il nutrimento con la civiltà e di salvaguardare la sovranità del cibo e quella dell’acqua, le bidonville e le favelas saranno le nuove metropoli dei derelitti del pianeta, sfrattati dai loro piccoli appezzamenti di terra; le malattie dismetaboliche da eccesso di consumismo dei paesi ricchi faranno da contraltare alla denutrizione di quelli poveri e come denuncia il Papa in questo modello economico …
“non siamo solo di fronte alla logica dello sfruttamento, ma a quella dello scarto; infatti, gli esclusi non sono solo esclusi o sfruttati, ma rifiuti, sono avanzi”.
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