Articolo pubblicato su IUA n° 9, Anno III, Ottobre 2016

Digione
Digione

Mio padre ha due fisse, il ciclismo e la Francia. Per la prima non ha trovato alleati per la seconda devo dire che ha convinto prima me e poi mio marito.

Tornata a casa dalle vacanze estive, ho deciso di raccontare il nostro Tour de France a 4 ruote, che potrete fare serenamente col vostro cane (come noi) per lasciar traccia dei luoghi e delle sensazioni dei abbiamo incontrato e che ci hanno scaldato il cuore.

Non abbiamo fatto alcuna prenotazione anticipata, ma abbiamo sfruttato le piattaforme di Trip Advisor e Booking.com, per evidenziarci le strutture che accettavano cani senza problemi.

Prima di addentrarvi nel racconto, voglio svelarvi com’è nato questo viaggio.

Anni prima eravamo andati in Bretagna della quale portiamo nella memoria le foreste, le scogliere e i colori delle case e dei giardini… e un giorno a pranzo in un minuscolo paesino sulla Manica guardando di fronte ho pensato: che bello sarebbe sbarcare sulle “bianche scogliere di Dover”… Così quest’anno ci siamo ritagliati questa opportunità, senza sbarco, che rimandiamo per prepararlo meglio!

monte-bianco
Monte Bianco

Firenze – Entreves (AO) 514 km – Fermandoci per il gasolio, qualche “bisognino” di Olivia e nostro siamo arrivati senza traffico né preoccupazioni ai piedi del Monte Bianco. Mi sono sentita tornare piccola quando studiavo nei Sussidiari della nonna Isa le cime più alte delle Alpi: mi è apparso così nella sua maestosità coperto di neve e ghiacciai con una nebbiolina sorniona.
Essendo arrivati presto, alle 16:00 circa abbiamo avuto il tempo di fare una passeggiata per Entreves, un minuscolo e attivo paesino con un simpatico mercatino artigianale che ne riempiva la via principale. Le casette tenute come in un Presepe, facevano respirare aria di neve e Natale.
L’albergo che ci ha ospitati aveva un ristorante molto in stile, per un attimo ci siamo scordati di essere in Agosto e ci siamo ritrovati con un rosso della Valle (Lo Triolet) e un platou di formaggi e salumi.

Entreves (AO) – Digione 361 km – L’attraversamento del Monte Bianco (per noi era la prima volta perché in passato siamo sempre passati dal Frejus) ci è rimasto nel cuore. Partiti prestissimo lo abbiamo ammirato dipinto dall’arancio del sole mattutino e dal verde impenetrabile dei boschi nel versante francese. La scelta della strada in Francia è semplice, se hai fretta vai in autostrada ma altrimenti viaggia nelle strade statali che sono bellissime. E abbiamo attraversato paesini ordinati, villette e giardini e chiesette. A pranzo se siete da quelle parti fermatevi a Lons Le Saunier, c’è un ristorante per i locali che si chiama “Au petit Bouchon” dove con 20 euro in due abbiamo mangiato come alla corte del Re. Così tranquilli e felici

Giardino a Digione
Giardino a Digione

siamo arrivati in serata a Digione, presa la camera ci siamo regalati una prima passeggiata nel centro nella via dei “tappezzieri”.

Il giorno successivo lo avevamo programmato per visitare questa grossa cittadina francese, ex capitale della Borgogna di cui porta le tracce nei suoi palazzi, oggi capitale della Cote d’Or. Patria della Mostarda che viene venduta in formule artigianali in molti negozi, e soprattutto nello storico Maille. Recandoci all’Ufficio del Turismo abbiamo scoperto un percorso di 22 tappe, percorribile a piedi in un’ora, che ci ha permesso di non perdere nessuna delle bellezze del centro storico: il percorso della Civetta. Questo uccello è uno dei simboli della città, che, scolpito sul fianco della Chiesa di Notre Dame nel XV secolo, rappresenta un portafortuna da accarezzare ad ogni passaggio con la mano sinistra, quella del cuore. Personalmente vi consiglio di non perdervi il Giardino Botanico L’Arquebuse adattissimo anche ai bambini, con percorsi, orti e giochi.

Digione – Châlons en Champagne 250 km – Con calma abbiamo lasciato Digione, ripromettendoci di tornarci in occasione di uno dei festival culturali che ne riempiono le strade. Studiando le guide abbiamo scelto di fermarci a Langres, paese natale del filosofo Denis Diderot, città fortificata dalle cui guglie si dominano territori della Borgogna e si apre lo sguardo allo Champagne. La macchina la potete tranquillamente lasciare in uno dei parcheggi che la circondano

Chalons en Champagne
Chalons en Champagne

ai piedi dei bastioni e prendere la funicolare che gratuitamente vi porta nel paese. Vi suggerisco di assaggiare il Langres DOP, formaggio locale, che risale al XVIII secolo, tanto da essere menzionato in un canto composto dal Priore dei Domenicani di Làngres e citato in un’opera del 1874. A valle si diramano molti sentieri per escursioni segnati che svelano siti fuori dal comune, Abbazia di d’Auberive, Mausoleo di Faverolles, cascate pietrificanti, sorgenti famose come la Mosa, la Marne, l’Aube e la Senna…

Nel pomeriggio siamo poi arrivati a Châlons en Champagne dove recandoci all’Ufficio del Turismo ci siamo prenotati per un Tour in battello lungo i canali che l’attraversano (sempre con Olivia. Con noi è salito anche un secondo turista quadrupede) e l’unico dispiacere è stato che la guida parlava solo francese benché i turisti non francofoni fossero la maggioranza. Tuttavia vi consiglio di farlo, perché nel complesso vedere la cittadina da quel punto di vista rende bene l’idea di quanto fossero geniali costruttori e architetti.

La sera abbiamo cenato in piazza, c’era poca scelta a causa delle chiusure dei locali in agosto ma siamo stati fortunati, Le Renard ci ha servito dell’ottima carne e un vino altrettanto delizioso.

 

Cantina di Champagne
Cantina di Champagne

Châlons en Champagne – Saint Quentin 180 km – L’avevamo pensata come una veloce tappa di trasferimento al Nord -la nostra meta-, poi invece abbiamo deciso di cambiare i piani perché arrivati a Reims ci siamo innamorati. Con la cartina in mano abbiamo percorso a piedi il tour suggerito della storica città. La Cattedrale purtroppo non l’abbiamo potuta visitare come avremmo voluto perché non ammettevano l’ingresso ai cani, ma basta porvi uno sguardo attento sull’esterno per rimanere impressionati. Nel primo pomeriggio ci siamo prenotati per un tour di 3 ore in mini-bus aperto nelle vigne e cantine dello Champagne che sono a soli 15 minuti dal centro città. Interessante è stata la spiegazione in cantina di come nasceva una bottiglia di Champagne e come oggi alcuni passaggi sono variati grazie alle tecnologie. In serata arrivo al nostro Hotel e in Piccardia giusto in tempo per la cena e riposare.

In verità anche Saint Quentin meriterebbe una visita, che noi non abbiamo potuto dedicare, riservando ai turisti una grande varietà di stili, dal gotico al neoclassico, passando per l’art decò in quanto

la città è stata sempre un nodo importante nelle battaglie europee dal 1500 ad oggi.

Lille
Lille

St.Quentin – Lille 150 km – La sveglia ha suonato presto, intenzionati a percorrere le strade minori che si snodavano nei campi infiniti della Piccardia, purtroppo costellati di cimiteri militari delle Grandi Guerre per la posizione strategica. Un territorio che deriva dalla Gallia belgica, abitato poi dai Celti e solo nell’843 annesso al Regno di Francia. Nel pomeriggio presto arriviamo a Lille, capoluogo della regione Nord-Passo di Calais oggi unita alla Piccardia, situata a poca distanza dal confine con il Belgio. La città anticamente fondata su un’isola in mezzo al fiume Deûle, dà il nome alla città. Infatti, in antico francese era chiamata L’Isle (L’Isola). Lille ha vissuto per la sua posizione geografica dominazioni e guerre continue, che ne hanno più volte distrutto e devastato gli edifici e la vita, ma non si è mai arresa mostrandosi ai nostri occhi come una città imponente sia dal punto di vista culturale che commerciale. Per coglierne l’essenza ci siamo fatti un tour con il bus turistico, con l’audio guida in italiano, che poi abbiamo ripercorso a piedi andando a osservare da vicino i palazzi Art Decò, l’arco di Trionfo o Port de Paris che testimonia l’arrivo di Re Luigi XIV nel 1667, la Port de Gand, la Place General De Gaulle (che nacque a Lille), il Teatro in stile neoclassico su modello di quelli italiani…

La domenica invece l’abbiamo trascorsa come una famiglia francese con baguette e jambon al parco de la Cittadella. Un meraviglioso spazio verde, immenso e attrezzato per i pic-nic. Unico neo vedere il 90% delle persone a cercare i Pokemon invece che godersi la giornata in famiglia o con gli amici.

Lille – Calais 140 km – Trepidanti di emozione stavamo avvicinandoci alla nostra meta: Calais. Quindi abbiamo lasciato Lille, anche se con un pizzico di dispiacere in quanto avremmo voluto

Calais
Calais

conoscere anche la parte più moderna e ricostruita. Percorrendo sempre le strade normali ci siamo spostati verso l’interno (lasciandoci Dunkirk a destra) entrando nel Parco Naturale de Caps e Marais d’Opale. A pranzo una sosta favolosa, Saint Omer, cittadina interna della regione con un’architettura in mattoncini rossi del dopoguerra industriale che confonde chi la guarda: siamo in Belgio, in Francia o in Inghilterra?

E in serata l’arrivo a Calais, un vento che spazzava via i pensieri e i dolori di tutti i morti e i nuovi profughi… un mare azzurro e romantico con le nebbie della sera che nascondevano l’orizzonte.

Calais porto, barriera, confine tra i sogni e i progetti di un vecchio continente che disdegna i reali e un popolo britannico impaurito dalla moltitudine incontrollata.

La costa, che abbiamo percorso a Nord e a Sud, brulla, sassosa in alcuni punti, in altri con imponenti scogliere bianche che con malinconia e solitudine guardano le gemelle inglesi nelle giornate di sole. Il mare trasparente e cristallino, ingannevole quanto generoso di doni (cozze, ostriche, gamberi…) ci ha catturato una promessa: torneremo presto. I paesini semplici nel cuore, imponenti nell’architettura circondati di campi di grano ed erbe medicali, pascoli di mucche e pecore vivi grazie ai turisti inglesi, belgi e tedeschi.

Mare di Calais
Mare di Calais
Concerto ad Abbeville
Concerto ad Abbeville

Calais – Abbeville 120 km – Questa giornata è passata veloce grazie ad un’avventura imprevista. La mattina decidiamo di ripercorrere la costa fino a Boulogne-sur-Mer e lì fermarci per il pranzo, se non che come siamo usciti dal parcheggio a pagamento (viaggiamo con la macchina carica) ci troviamo di fronte a una città sudicia e maleodorante. Insistiamo nell’addentrarci in centro, memori dei suggerimenti ricevuti, ma la situazione non migliora. Così compriamo un pollo arrosto, del pane, della frutta e formaggio e decidiamo di andare a pranzo in uno spazio vicino al mare… Incredibile, non riuscivamo a trovare niente, finché non appare l’indicazione per un castello e quando vi arriviamo, dopo chilometri fra ville e villette da fiaba, è uno spettacolo: il Castello neogotico di Hardelot. Fu ricostruito nel 1800 ispirandosi a Windsor ma conservando le vestigia di fortificazioni del XIII secolo. Nel 2009 è stato restaurato e arredato negli stili Napoleone III e vittoriano. Durante la visita ci viene raccontata la storia del castello e delle relazioni tra la Francia e l’Inghilterra. Nei giardini, oltre i fossati ridisegnati, si succedono delle “camere vegetali” d’ispirazione rinascimentale. Nel libro I doni della vita di Irène Némirovsky, dove è narrata la storia della famiglia Hardelot, si percorrono trent’anni di storia francese, da quelli che precedettero la prima guerra mondiale a quelli che vedono (nel momento stesso in cui Irène racconta gli eventi, come suol dirsi, in presa diretta) l’occupazione della Francia da parte dei tedeschi. Non vi so dire se, tuttavia, è la stessa famiglia.   Quindi un picnic inedito nei giardini del castello!

Castello di Hardelot
Castello di Hardelot

Nel tardo pomeriggio arriviamo ad Abbeville, cittadina nell’interno, sulla riva destra della Somme antichissima, si hanno ritrovamenti abitativi già fin dall’epoca preistorica. Dopo aver subito il dominio inglese, passò definitivamente alla corona di Francia a fine ‘400. Durante il Medioevo fu un attivo centro manifatturiero e di scambi (soprattutto stoffe di lana) che poi decadde rapidamente a causa dell’insabbiamento della Somme e alla revoca dell’Editto di Nantes che fino ad allora aveva mantenuto gli equilibri. Oggi è un piccolo borgo carino, con alcuni edifici straordinari come la Collegiata di Saint-Vulfran, che presenta una magnifica facciata scolpita; la chiesa del Santo Sepolcro, con le vetrate dell’artista contemporaneo Manessier e il castello di Bagatelle, con un giardino alla francese e un parco all’inglese dove noi abbiamo assistito a un concerto jazz in chiave moderna.

Saint Valery sur mer
Saint Valery sur mer

Il successivo giorno, ahimè piovoso, lo trascorriamo alla foce della Somme nella famosa e caratteristica Saint Valery sur Mer, dove scrittori come Victor Hugo, Jules Verne e Dégas sono venuti ad abitare e a trarre ispirazione. Comunque un territorio conteso, abitato fin dal 600 prima dai Vichinghi, poi le grandi battaglie di Guglielmo Il conquistatore che lasciano traccia in un architettura poliedrica fra classico francese e gotico. Oggi oltre che luogo turistico per i chilometri di spiagge frastagliate dal delta della Somme, dove se fortunati potete anche vedere le foche, è un importante zona di pesca e allevamento mitili.

 

Abbeville – Chaumont Houte Marne 430 km – Inizia con questa tappa il rientro a casa. Salutiamo il Nor Pas de Calais e la Piccardia e ci dirigiamo di nuovo a sud nello Champagne. Chaumont ci attendeva piovosa e grigia, come immersa già in un Autunno inoltrato. Il piccolo comune si apprestava a essere invaso dalla riunione annuale internazionale della Comunità Zigana e per questo abbiamo faticato a trovare una camera.

Chaumont – Grenoble 416 km – Una tappa da dimenticare, visto che tutti i chilometri che ci separavano da Grenoble li abbiamo trascorsi in un diluvio universale che ci ha impedito ogni “variazione” dal tragitto.

Grenoble- Chambery 60 km – In realtà vi suggerisco di pernottare ad Annecy, ma essendo week end non abbiamo trovato posto, così ci siamo andati a fare una gita fra le sue viuzze e il lago,

Chambery
Chambery

visto che da Chambery dista meno di 50km.

Chambery- Firenze 645 Km ….di nuovo a casa.

I genitori credono che viaggi come questo siano solo per le coppie senza figli, in realtà non è vero, e noleggiando un camper o organizzandosi con una tenda, muoversi come abbiamo fatto noi specialmente in Francia è possibile e divertente. I bambini avranno imprese, avventure, esplorazioni da raccontare agli amici, fidatevi.

Vania Rigoni de La bottega della pedagogista

Galleria fotografica

(© Vania Rigoni 2016)

Share Button
Please follow and like us:

CC BY-NC-ND 4.0 Il Nord Pas de Calais. Due settimane a zonzo. by Vania Rigoni is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.