Articolo pubblicato su IUA n° 7, Anno III, Luglio-Agosto 2016

Lo scrittore e geografo dell’antica Grecia Pausania il periegeta (vissuto nel II secolo dopo Cristo) sostenne la tesi che attribuiva la fondazione dell’antica città sarda di Nora all’eroe Norace di stirpe iberica. Lo scrittore romano Solino, vissuto nel III secolo, pur confermando come fondatore l’iberico Norace, sostenne che esso proveniva da Tartesso una città sita, molto probabilmente, nell’odierna Andalusia. Sia Solino sia Pausania ammisero che… a Norace Norae oppido nomen datum, in altre parole il nome di Nora fu dato da Norace.

La città di Nora è antichissima la cui fondazione non è ancora ben chiara. Alcuni archeologi l’attribuiscono ai fenici e successivamente ai cartaginesi. Altri ritengono, come il noto studioso Leonardo Melis, che abbia origini Shardana, il più potente dei Popoli del Mare. Quel che rimane delle antiche vestigia di Nora è situato sul promontorio di capo Pula nella costa che guarda a mezzogiorno della Sardegna nei pressi della cittadina di Pula a ovest di Cagliari.

Qualunque siano le sue origini, nei pressi di Nora sono stati rinvenuti diversi reperti e tracce della civiltà nuragica nel periodo dell’età del bronzo quali alcuni manufatti micenei giunti in zona nel periodo di maggior splendore dell’età nuragica; un pozzo nei pressi delle terme più vicine al mare. Nelle vicinanze della zona di Pula sono state trovate altre ricche tracce nuragiche quali il nuraghe Sa Guardia Mongiasa nell’entroterra, il Nuraghe Antigori che si trova nei pressi di Sarroch (una città più vicina a Cagliari e sede da moltissimi anni di una colossale raffineria petrolifera…) dove sono state trovate alcune ceramiche di origine micenea.

I resti originari della città non sono molti. Li possiamo vedere in alcune abitazioni, soprattutto in quel che rimane dei muri del piano terra: i punici costruivano le loro case con muri a telaio, ovvero sistemavano delle grosse pietre formando, appunto, un telaio dove venivano impilate pietre di varie dimensioni. Con l’avvento della conquista romana della Sardegna, i nuovi arrivati portarono una ventata di modernità nell’ingegneria edile secondo il loro stile. Si svilupparono le insulae, abitazioni a più piani costruite a mattoni. I luoghi pubblici erano in parte tutti quanti costruiti in pietra. I romani costruirono il foro, il teatro, vari impianti termali. Edificarono anche un anfiteatro che, per il momento, non è mai stato scavato. Ma sono i mosaici che gli archeologi hanno scoperto la cosa più preziosa di tutta Nora. In molti casi il loro stato di conservazione è ottimo e decorano quelle che erano considerate le case delle famiglie patrizie e più importanti della città sarda. Tutti quanti, tranne un caso, rappresentano figure geometriche e sono colorati con poche tinte. Le figure presentano un contorno il cui colore variava a seconda dell’artista mosaicista: praticamente era considerato un “marchio di fabbrica” che caratterizzava solo ed esclusivamente una bottega artigiana.

Il declino di Nora si ebbe con il suo graduale abbandono nel V secolo dopo Cristo a causa dell’invasione dei Vandali e per la difficoltà del commercio via mare. I noritani si rifugiarono nell’interno dell’Isola considerate zone più sicure. Nel VII secolo Nora cessa di essere considerata città per diventare una fortezza militare. L’antica città e poi la moderna Pula sono legate al martirio di Sant’Efisio avvenuto il 15 gennaio del 303 d.C.

Nelle vicinanze delle rovine noritane, sorge un’imponente torre di origine aragonese che faceva parte del sistema di avvistamento difensivo della costa meridionale della Sardegna. Il contatto con queste torri (Torri di Cala d’Ostia e di San Macaro e del Diavolo) erano in contatto visivo e comunicavano l’una con l’altra con linguaggi ben visibili da torre a torre. La Torre del Coltellazzo o di Sant’Efisio è la più grande e si trova nel medesimo promontorio dove sorge Nora ed esattamente prospicente ai resti dell’acropoli dell’antica città sarda. Sorta su di una costruzione militare del XIV secolo, la torre del Coltellazzo entrò in servizio nel 1607. In seguito fu inglobata in un forte costruito agli inizi del ‘700. Nel XIX secolo, una volta perduta la funzione militare, la torre divenne un faro.

Nora ha ancora molto da offrire agli appassionati di storia e di archeologia e a tutti coloro che non sono mai sazi di saperne di più sulla propria terra e sulle proprie origini. Se solo si concedessero più fondi per gli scavi archeologici e per lo studio di ciò che si potrebbe trovare, Nora potrebbe diventare una fonte di lavoro certo e garantito soprattutto nei mesi delle vacanze. Se sembra giusto rivolgersi al turista che non pensa solo a star sdraiato tutto il giorno sulle bellissime spiagge dei dintorni cuocendosi a fuoco lento col sole della Sardegna, mi sembra doveroso rivolgersi anche e soprattutto ai figli dell’antico popolo dell’isola, stuzzicando con arte la memoria storica rimasta per troppo tempo nascosta nel sottobosco della dimenticanza. E l’apertura dello scrigno si ottiene incoraggiando la cultura, la lettura, il confronto, la riscoperta di quei valori di una volta, le tradizioni, la lingua. Il ministro Tremonti disse non molto tempo fa: con la Cultura non si mangia! Certo… non si mangia se non la coltiviamo e spargiamo i semi per far ricrescere ancora quel grano che sfama. Il tutto subito non esiste come il sale in quel suo discorso… non c’è! Il grano richiede tempo per maturare e se matura bene possiamo fare un pane che sfamerà tutti quanti.

Servono i soldi… naturale! Senza il denaro non si ottiene niente. Ma non basta solo il finanziamento per creare quel che sogniamo. Occorre la volontà da parte non solo delle istituzioni ma anche quello della gente comune (mi riferisco a tutti gli italiani, perché la cultura appartiene a tutti noi!), dei benefattori sensibili ai beni dell’umanità, industriali e commercianti (e perché no? e che male c’è se ne trarranno profitto?) di rendere possibile un futuro luminoso per un bene prezioso dal valore incalcolabile come nel caso di questa antica isola dei Popoli del Mare, gli Shardana.

Nota: Si parla di Nora anche nell’articolo di Gabriella Usai Inconis. Per leggere clicca QUI.

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