Recensione pubblicata su IUA n° 4, Anno III, Aprile 2016

Il diario di un ciclista fiesolano in fuga www.youcanprint.it 2015
Il diario di un ciclista fiesolano in fuga www.youcanprint.it 2015

Siamo nel 1924, e questa è la storia di Dino Corsetti, ciclista fiesolano in fuga.

Dino è ancora un bambino, all’inizio del racconto, poi diverrà ragazzo, un ragazzo che ama la sua terra di origine, il suo amico Gino, e la bicicletta.

Su esortazione della maestra tiene un diario, ma ciò che scriverà su questo diario fittizio saranno solo “sciocchezze”. Il vero diario è segreto, e, come dice lui stesso, “non lo leggerà nessuno”.

È qui che annoterà le sue emozioni sincere e le sue paure reali, il suo amore per la famiglia e la passione intensa e improvvisa per la bicicletta e il ciclismo.

Sullo sfondo, ma coprotagonista del romanzo, è il periodo oscuro che anticipa lo scoppio della seconda guerra mondiale, la morte di Giacomo Matteotti, l’inizio delle persecuzioni fasciste e naziste.

Su questo sfondo così difficile si muove Dino, bambino sensibile e diligente, mentre parallelamente alle sue vicende scolastiche e non, si susseguono le varie edizioni del Giro d’Italia e del Tour de France.

Gli eventi preparano il terreno politico e sociale alla guerra, mentre passano gli anni.

Dino è cresciuto, è diventato un giovane uomo. Ha conosciuto Gino ed è nata una grande amicizia, una comune passione per la pedalata.

Entrambi vivono con grande sofferenza la situazione dell’Italia sotto il fascismo, la progressiva limitazione della libertà del popolo.

E proprio da questo desiderio infinito di libertà che prende corpo l’idea della fuga.

Dino e Gino programmano la fuga dall’Italia e scappano. In bicicletta. È una fuga per la libertà.

Dino, a un certo punto del loro rocambolesco percorso, dirà che “il futuro è un orizzonte che non si lascia mai raggiungere”, l’importante, però, è resistere, seguire il sogno come un vento che “non ha catene”, un’idea di libertà che si può solcare anche a due ruote, attraversando città e paesi sconosciuti, toccando con mano e fortunatamente la bontà genuina di tante persone, inseguendo la vita e la speranza nonostante il rumore sempre più vicino dei bombardamenti, nonostante le tante morti.

Un fuggire che è un ritrovarsi, in fondo, quando si diventa grandi all’improvviso ma si mantiene nel fondo dell’animo l’amore per le proprie radici, e si sperimentano il terrore e il coraggio, insieme alla voglia di esserci, sempre e comunque. Dino lascerà al bisnipote, che porta il suo stesso nome, la bicicletta tanto amata, simbolo ed emblema della sua, come di tanti altri, vita, in quel periodo burrascoso della nostra storia. E il nipote promette che anche lui volerà su quelle due ruote.

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CC BY-NC-ND 4.0 Recensione: “Il diario di un ciclista fiesolano in fuga” di Alberto Pestelli by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.