Prendiamo in considerazione alcuni possibili indicatori

Articolo pubblicato su IUA n° 4, Anno I, Giugno 2014

Nel trattare l’argomento indicato nel titolo di questo articolo oggettivamente, l’unica cosa che appare certa è la diversità di vedute fra i sostenitori del Global Warming, che ritengono che il pianeta Terra vada incontro ad un continuo e sempre crescente surriscaldamento, e coloro secondo i quali il trend all’aumento delle temperature, che fra l’altro negli ultimi dieci anni non sarebbe più stato Senza titolo1così evidente, sarebbe per lo più occasionale e destinato ad essere ben presto sostituito da un possibile calo delle stesse temperature globali. I primi sostengono che l’aumento della colonnina di mercurio sia per lo più di origine antropogenica, cioè che sia condizionato dalle attività produttive umane (vedi aumento dell’anidride carbonica come conseguenza del continuo sviluppo industriale e di politiche economiche globali a lungo poco oculate), i secondi invece ritengono che la temperatura media globale in alcuni periodi storici come il medioevo sia stata anche di diversi gradi superiore a quella attuale ed in quel periodo di certo non vi era il processo di industrializzazione attuale. Molti di coloro che contrastano la visione del surriscaldamento antropogenico attribuiscono ai diversi cicli solari un ruolo determinante nel condizionare la temperatura del pianeta. Andando ad approfondire l’argomento, un semplice appassionato di climatologia e meteorologia come me, che fra l’altro si è avvicinato allo studio dell’argomento solo da pochissimo tempo, si può trovare ben presto in confusione nella sola interpretazione dei dati pubblicati in rete. Se da una parte si legge che le temperature globali negli ultimi anni superano la media anche di alcuni gradi e con un trend al continuo rialzo, dall’altra invece pare che tale rialzo termico si possa essere interrotto intorno al 2008, più o meno in coincidenza con l’inizio del ciclo solare 24, un ciclo che si sta rivelando essere uno dei più deboli degli ultimi 100 anni.

Quale mai sarà la verità? ……difficile poterlo affermare con certezza soprattutto in un ambito dove gli interessi politici ed economici che condizionano ed orientano i vari studi e le varie ricerche possono essere molto rilevanti ed influenti. La difficoltà però, a mio modesto parere, può risiedere anche nel fatto che da una parte i fattori da tenere in considerazione sono numerosi e dall’altra non è facile considerare le temperature e le fenomenologie atmosferiche su scala globale senza limitarsi a leggere e decodificare quello che presenta il proprio orticello. Per quanto riguarda gli elementi da tenere in considerazione, capaci di condizionare il clima del pianeta su scala più o meno globale, come detto sopra vi è da considerare innanzitutto il sole. Anche se non tutti gli esperti sono concordi nell’attribuirgli un ruolo determinante, altri invece ritengono che vi siano delle corrispondenze storiche fra i più profondi e prolungati minimi solari ed i periodi di maggiore raffreddamento della terra (vedi periodi noti come minimo di Maunder -1645/1715-, minimo di Dalton -1790/1830-, etc). Per fare un po’ di chiarezza, il sole, della cui storia tuttavia conosciamo solo una piccolissima parte, ha una propria attività che viene suddivisa in cicli. Ogni ciclo generalmente dura 11 anni ma non tutti i cicli hanno sempre uguale durata. Generalmente più i cicli sono forti, più sono corti, al contrario più sono deboli e più possono durare un periodo anche superiore agli 11 anni. La forza del ciclo solare viene misurata attraverso vari indici più o meno recenti (ad esempio il solar flux) ma lo strumento usato da maggior tempo è quello relativo al conteggio ed alla forza sprigionata dalle macchie solari. Più i cicli sono forti e più producono macchie solari che a loro volta sembrano incidere al rialzo sul clima del pianeta terra. Al momento ci troviamo all’incirca al sesto anno del ciclo solare 24 e si sta concludendo il massimo solare, massimo che a dire il vero ha avuto due distinti picchi, uno per l’emisfero nord del sole, avvenuto nel 2012, ed uno per quello sud il cui apice con tutta probabilità si è avuto durante l’inverno da poco concluso e che guarda caso è stato uno degli inverni più caldi degli ultimi anni. La prospettiva è quella di un passaggio graduale da una fase di massimo ad una di minimo solare, che secondo diversi scienziati sia russi che della Nasa potrebbe durare almeno fino al 2022/2023. In questo lungo periodo il sole potrebbe arrivare a non produrre più macchie solari anche per diversi anni e questo, secondo alcuni, potrebbe portare ad una diminuzione delle temperature terrestri. Il famoso scienziato e astrofisico russo Abdusamatov fu uno dei primi a prevedere la debolezza del ciclo solare 24 ed a sostenere una stretta correlazione fra attività solare e variazione delle temperature. In realtà lo stesso scienziato alcuni anni fa aveva sostenuto che il 2014 avrebbe comportato l’inizio di una nuova piccola era glaciale. La qual cosa ovviamente sembra non essersi ancora concretizzata, per lo meno nel vecchio continente, ma non è detto che non possa avvenire nei prossimi anni. In effetti Abdusamatov nella sua analisi potrebbe non aver considerato a dovere la notevole influenza che rivestono gli oceani nel determinare la temperatura del pianeta. Di certo gli oceani devono ancora smaltire una grande quantità di energia accumulata con i forti cicli solari che hanno preceduto quello attuale. Gli esperti in materia stanno studiando la possibile correlazione fra attività solare ed eruzioni vulcaniche. Alcune ipotesi, che Senza titolo2per giunta mi sembrano molto ben documentate, ritengono che una bassa e prolungata attività solare possa dar vita ad importanti fenomeni legati sia ai terremoti che alle eruzioni vulcaniche. Un po’ tutti quanti poi sono concordi nell’affermare che, in caso di importanti eruzioni, le ceneri, sparate a vari chilometri di altezza, vadano a raffreddare il clima costituendo una sorta di barriera per i raggi solari. Oltre al sole ed alla sua possibile interazione con le eruzioni vulcaniche, vi sono poi alcuni alcuni fattori, di pertinenza più terrestre e meno celeste, che esercitano sicuramente un’importante influenza sul clima. Fra questi vi sono i cosiddetti fenomeni “El Nino” e “Nina”. Il primo, dal termine spagnolo che significa “bambino Gesù” dal momento che si verifica per lo più nel periodo natalizio, implica un riscaldamento delle acque del pacifico equatoriale per almeno 0,5° e si verifica di media ogni cinque anni. Tale fenomeno climatico, che nel Mediterraneo esercita un’influenza per lo più in estate, determina, con i giusti incastri, lunghi periodi caldi e spesso siccitosi (fatta eccezione per le coste occidentali dell’America latina dove subentrano altri fattori). L’opposto del “Nino” è la “Nina” che si ha invece con un raffreddamento di almeno 0,5° nelle stesse acque. Secondo molti esperti sarebbe in arrivo un periodo caratterizzato da un “Nino” forte, almeno come quello avvenuto nel 1998, che potrebbe far sentire la sua influenza forse più durante l’estate 2015 che non durante quella in arrivo che si preannuncia con temperature che potrebbero rispecchiare la media stagionale. Fra tutti questi fattori che abbiamo preso in considerazione ce ne sarà uno che finirà per prevalere sugli altri influenzando in maniera diretta il clima del nostro pianeta? Oppure gli uni e gli altri finiranno per controbilanciarsi? La scommessa è aperta; di certo, dal momento che i cambiamenti climatici si possono riscontrare solamente sul lungo periodo, potrebbero essere i nostri figli o nipoti a scoprire la verità. Intanto godiamoci un presente che ci può ancora riservare sia estate gradevoli (se non calde) da trascorrere al mare, sia inverni con fiocchi di neve in pianura e possibilità di sciare in montagna.

© copyright Alessio Genovese 2014

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CC BY-NC-ND 4.0 La Temperatura futura del nostro Pianeta, al rialzo o al ribasso? by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.