Articolo pubblicato su Toscana, l’Uomo, l’Ambiente – settembre 2011

Articolo pubblicato su IUA n° 3, Anno III, Marzo 2016

Villa del Cigliano - Panorama - Wikipedia- Vignaccia76 - Opera propria CC BY-SA 3,0
Villa del Cigliano – Panorama – Wikipedia- Vignaccia76 – Opera propria CC BY-SA 3,0

A iniziare dalla metà del XV secolo e per molti anni a seguire le famiglie nobili che si erano stabilite a Firenze, iniziarono a rivolgersi al contado circostante per acquisire case coloniche e poderi. Due erano le motivazioni principali: la prima legata alla necessità di trovare nuovi e più stabili canali di investimento proiettandosi verso la produzione agricola piuttosto che verso il commercio e l’attività bancaria (l’acquisto delle case poderali era considerata una conseguenza necessaria alla gestione delle colture); la seconda, altrettanto importante, consisteva nell’esigenza di creare nuovi spazi di rappresentanza che potessero essere indice indiscusso del prestigio e dell’importanza della famiglia, così come lo erano state le torri nel periodo medioevale, e che attirassero nuove amicizie e soprattutto nuove alleanze economiche. Ai giardini era riservata un’attenzione particolare perché lì era possibile creare una scenografia “della meraviglia” plasmando la natura con forme, statue, labirinti e giochi d’acqua che dovevano lasciare al visitatore la sensazione di superare il reale per entrare in un fiabesco giardino delle delizie.

Villa di Cigliano - Il bacino e il ninfeo - Wikipedia- I, Sailko CC BY-SA 3,0
Villa di Cigliano – Il bacino e il ninfeo – Wikipedia- I, Sailko CC BY-SA 3,0

Tra i territori più ambiti si annoverava quello di San Casciano perché, oltre ad essere alle porte di Firenze e ben collegato logisticamente con i complessi viari più importanti, godeva di una non comune fertilità del terreno unita alla speciale bellezza del suo paesaggio derivante dall’equilibrato connubio tra tutti gli elementi del territorio: boschi, coltivazioni, oliveti e vigneti, borghi, chiesette e case sparse tutti adagiati su poggi gentili e dolci colline.

Tra le varie case poderali acquistate dalla famiglia, veniva scelta quella che sarebbe stata più rappresentativa per posizione, estensione e disposizione delle stanze, per altri fattori logistici ed estetici destinandola a diventare la residenza di campagna dove trascorrere l’estate sfuggendo alla insopportabile afa fiorentina e, dopo gli opportuni fastosi adeguamenti, il luogo dove indire e allestire feste e banchetti destinati ad aumentare e sottolineare il lustro della famiglia.

Villa del Cigliano fu eletta a questo scopo da Alessandro Antinori che l’acquistò verso la fine del 1400 dalla famiglia Cinelli in una zona dove già possedeva numerosi terreni e poderi.

Villa del Cigliano - Wikipedia- Sailko Opera propria CC BY 3,0
Villa del Cigliano – Wikipedia- Sailko Opera propria CC BY 3,0

Cigliano è costituito da tre piccoli nuclei ben distinti tra loro: Cigliano di Sopra che corrisponde a Villa Devoti, il piccolo borgo costituito da poche case e una piccola chiesa di cui si hanno poche notizie storiche e infine Cigliano di Sotto che corrisponde alla Villa di cui stiamo parlando così chiamata perché si trova a una quota inferiore rispetto alla precedente.

La posizione della villa degli Antinori è ottimale. Quest’ultima si trova all’apice del crinale che collega San Casciano alla via Volterrana. Superata la villa la collina inizia a digradare e la valle si chiude progressivamente fino a raggiungere l’incrocio tra i torrenti Sugana e Suganella. Il crinale di Pisignano fronteggia a ovest quello di Cigliano, sufficientemente distanziato da rendere ampia e spaziosa la soleggiata valletta, mentre a est lo sguardo può spaziare fino alle colline più lontane; dallo spazio di fronte alla villa si può godere di una vista quasi a 360 gradi sul territorio circostante.

Al suo acquisto l’edificio subì importanti modifiche che lo resero funzionale alla mutata destinazione rendendolo un tipico esempio di villa toscana rinascimentale, così ci appare ancora la facciata di ingresso; negli anni a seguire il complesso subì un unico importante rimaneggiamento che adeguava edificio e giardino al gusto barocco dell’ormai mutata epoca rendendola uno dei rari esempi di questo stile nel territorio della Val di Pesa.

Anche Cigliano di Sotto svolge il duplice ruolo di rappresentanza e di centro di coordinamento produttivo per i poderi circostanti. Gli spazi dedicati a quest’ultimo scopo sono però sapientemente celati agli ospiti che arrivano dalla strada maestra perché posizionati sul lato opposto della villa, affacciati verso Pisignano e verso i principali appezzamenti; inoltre, grazie alla naturale pendenza del terreno, si trovano al di sotto del piano principale dell’abitazione risultando invisibili anche da tutti gli affacci interni ed esterni. E’ qui che troviamo il frantoio, in funzione dagli inizi del ‘700 fino quasi alla fine del ‘900, le ampie cantine oggi visitabili in particolari occasioni, i magazzini e gli spazi direzionali della fattoria.

L’ingresso della villa, che mostra la sobria facciata cinquecentesca, è accompagnato da un ampio piazzale affacciato sulla vallata, orlato da un muretto basso di sassi di fiume, da grandi lecci e da un giovane ippocastano. Passando sotto una volta ci troviamo nel cortile interno dal quale si accede al piano nobile. Sulla destra dell’accesso è stato costruito il pozzo mentre di fronte a noi tre archi a tutto sesto poggiati su colonne toscane in pietra serena danno vita al portico, che impreziosisce tutto l’ambiente, aiutato da due tondi in terracotta invetriata, attribuiti a Giovanni della Robbia, rappresentanti gli stemmi delle famiglie Antinori e Tornabuoni circondati da ghirlande di fiori e frutta che ricordano il matrimonio avvenuto nel 1513 tra due membri delle rispettive famiglie.

Oggi eleganti vetrate sigillano il piccolo portico che fa da tramite per l’ingresso nel meraviglioso giardino della villa, naturale estensione della casa; infatti entrando nel cortile l’attenzione viene attratta verso la porta del giardino che focalizza lo sguardo al centro del lato opposto dove si trova un imponente ninfeo rappresentante Nettuno. Questo stratagemma prospettico non è altro che l’invito a varcare la soglia per trovarsi accolti dal verde, dai colori tenui, dalle linee ondulate del parco.

Villa del Cigliano - Wikipedia Sailko Opera propria CC BY 3,0
Villa del Cigliano – Wikipedia Sailko Opera propria CC BY 3,0

L’impianto attuale del giardino rispecchia il gusto che si avvicinava al barocco, pur non sposandone completamente lo stile, delle ville fiorentine della metà del seicento. Intorno al visitatore è costruita la scenografia che riesce a far percepire uno spazio armonico come ambiente naturale, inserito in una cornice rettangolare dove ogni lato ha una diversa funzione. I due lati più lunghi hanno altezze diverse: il più alto, coperto dal roseto, nasconde il viale di accesso alla villa rendendola invisibile all’esterno ma anche isolando il privilegiato visitatore, l’altro è una balaustra che sfruttando la posizione dominante della costruzione rispetto al terreno circostante apre un’ampia e distesa vista panoramica sulla vallata del Sugana con l’opposto crinale che si staglia contro il cielo facendo da fondale.

Con il variare delle stagioni il panorama circostante si modifica notevolmente: in inverno le giornate terse permettono di vedere l’orizzonte lontano fino ai crinali dell’Appennino, si apprezzano le linee di demarcazione dei campi, l’argento-verde degli ulivi, i boschi macchiati dal marrone delle foglie delle roverelle, i cipressi svettanti a demarcare i viali di ingresso di ville e chiese; in primavera si risvegliano i colori che si fanno più vividi e più variati, risaltano le macchie dei fiori dei prati e delle coloniche; in estate è il sole accecante a prevalere, mettendo in evidenza i vigneti e i margini dei campi; fino ad arrivare all’autunno quando, dopo la vendemmia, le foglie delle viti virano al rosso.

Il lato nord è costituito da un frontone settecentesco decorato da una meridiana e abbellito, così come gli altri lati perimetrali, da grandi vasi di terracotta; oltre alla funzione estetica questa “quinta” ha il compito di nascondere il tetto e la piccionaia celando la presenza della villa e contribuendo a creare la sensazione di isolamento e di astrazione che l’ospite deve provare all’interno di un giardino delle delizie.

L’ultimo lato del rettangolo perimetrale è occupato dalla limonaia, annesso funzionale sia alla fattoria che all’estetica, che ha il compito di ospitare il fulcro attrattivo dell’impianto. Al centro della parete è stata creata la grande nicchia che ospita la fontana di Nettuno circondata da altre figure tra le quali spiccano per dimensione un delfino e un satiro accompagnati da animali legati all’acqua dolce, alcuni persi con il tempo. L’imponente figura circondata da spugne bianche per rendere l’impressione della grotta naturale è incorniciata da conchiglie di vario tipo e colore e impreziosita da un mosaico di scaglie di pietra bianche e nere. La grotta è racchiusa da una cornice scenica che ricrea un palco sovrastato da una finta balaustra, abbellita da grandi vasi, e delimitata da due colonne dove sono inseriti i busti in terracotta di due dame che, all’uso dell’epoca, potrebbero rappresentare i committenti del manufatto. Dalla fontana del Nettuno si sviluppava un sistema di canalizzazione in pietra serena che faceva scorrere a vista l’acqua lungo due lati del giardino, un abbraccio che simboleggiava lo scorrere della vita e il continuo processo di rinnovamento. Secondo l’aspetto funzionale, l’acqua così intiepidita poteva essere utilizzata per irrigare la preziosa e delicata collezione di agrumi distribuiti in grandi vasi all’interno del giardino.

L’altro elemento decorativo fondamentale del giardino introdotto alla fine del 1600 è una grande peschiera decentrata che funziona da specchio e da moltiplicatore di spazi; cambiando la prospettiva il visitatore vede alternarsi riflessi nell’acqua tutti gli elementi architettonici e paesaggistici che lo circondano.

All’interno di questo scrigno perfezionatosi negli anni trovano posto i sinuosi vialetti che, offrendo la sensazione di passeggiare lungo naturali sentieri, attraversano aree tematiche caratterizzate da essenze diverse, aiole smussate, alberi da frutto, colori ora vivaci ora tenui, come la parete di rose, il lilla che avvolge la vasca, i limoni, le grandi fioriere e il melograno con il suo verde scuro e cerato in contrasto con il rosso intenso dei suoi fiori e cupo dei suoi frutti.

Come si visita

Il giardino di Villa del Cigliano è privato, ma visitabile in particolari occasioni legate alle degustazioni dei prodotti dell’azienda agricola durante le quali è spesso possibile visitare anche le cantine. Per informazioni, i referenti possono essere contattati tramite mail info@villadelcigliano.it o telefonicamente 055 820033.

L’azienda agricola

Le aziende vinicole della famiglia degli Antinori hanno radici antiche: risultano essere iscritte “all’arte dei vinattieri” a Firenze fino dal 1385. Attualmente Villa del Cigliano è il fulcro dell’azienda agricola di un ramo della famiglia che produce, dai 60 ettari di vigneti e oliveti distribuiti nella valle del torrente Sugana, vini DOCG e IGT e olio extravergine di oliva. Il piano seminterrato della villa ospita le cantine destinate all’invecchiamento e alla vinificazione che viene effettuata in proprio.

Una passeggiata da San Casciano a Cigliano e al torrente Suganella

Con una breve passeggiata, partendo da San Casciano, si può raggiungere la villa e proseguire fino al fondo della singolare e interessante valletta che ospita il torrente Suganella.

Partendo dal centro di San Casciano, piazza della Repubblica, imbocchiamo via Giuseppe Di Vittorio per arrivare, passando davanti alle scuole, alla Via Empolese (SP12) che si prende a sinistra per poi imboccare la prima strada sulla destra si raggiunge uno spiazzo da dove s’imbocca definitivamente via del Cigliano, la strada bianca che porta a Cigliano di sotto, la villa descritta nell’articolo, e a Cigliano di sopra.

Dopo villa Antinori si incontrano gli edifici di Cigliano di Sopra, un bellissimo casale con i suoi annessi che merita una sosta. Proseguendo, sempre lungo la strada bianca, prendendo a sinistra quando si arriva al primo bivio, si arriva a un bosco misto di roverelle, cerri e pini. La strada che fino a qui ha seguito il suggestivo crinale panoramico si addentra nel bosco; seguendo una delle mulattiere che digrada a tratti dolcemente, a tratti con maggior pendenza, si arriva a una piccola radura adagiata sulla riva del torrente Suganella. Questa tranquilla radura ospita insieme ad alcuni notevoli esemplari di cedro una sequoia secolare che sembra risalire al 1800, piantata in quel periodo dagli Antinori allora proprietari di tutto il terreno circostante in occasione della nascita di un membro della famiglia. Per la loro spettacolare imponenza era uso comune piantare nei giardini le sequoie, così come gli ancor più frequenti cedri che sono specie alloctone in Italia; ne ritroviamo esemplari in molte delle ville medicee e di altre famiglie importanti, ma non è così frequente trovarle in veri e propri boschi.

Dalla radura si può tornare a San Casciano per la stessa strada, oppure, superando il guado sul torrente, arrivare fino alla Volterrana presso il mulino di Sugana.

Tempo impiegato: 2 ore per la sola andata

Galleria fotografica

Bibliografia:

G.Carocci – Il Comune di San Casciano in Val di Pesa – Guida Illustrazione storico Artistica. – Ristampa anastatica

Harold D.Eberlein – Villas of Florence and Tuscany

Italo Moretti, Aldo Favini, Vieri Favini – San Casciano – Ed Loggia de’ Lanzi

Tesi della dott.ssa Elisa Franchi sulla villa del Cigliano di Sotto

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CC BY-NC-ND 4.0 Il giardino di villa del Cigliano (San Casciano V.P. – FI) by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.