Articolo pubblicato su IUA n° 7, Anno V, Luglio-Agosto 2018

Quel giugno del 1948 costituì veramente l’alba del movimento ambientalista italiano, ed è giusto e doveroso che, settant’anni dopo, si sia voluto ricordarlo in un Convegno apposito tenuto presso l’ottocentesca Aula Magna dell’Orto Botanico di Torino.

Ne ho già parlato ai lettori dell’Italia, l’Uomo, l’Ambiente nell’editoriale del numero di Giugno, ma ora è necessario che mi ripeta, per una chiara comprensione.

Settanta anni or sono l’Italia era appena uscita da una guerra catastrofica, voluta dalla dittatura fascista, i cui effetti erano visibili a chiunque: nelle città bombardate, nelle vie di comunicazione semidistrutte, nella faticosa opera di rimozione delle macerie e dei campi minati, nella miseria della vita quotidiana pur dignitosamente affrontata, nelle decine di migliaia di uomini che ancora mancavano all’appello, dispersi sui vari fronti oppure ancora detenuti in qualche campo di concentramento.

Per l’ambiente naturale non andava meglio: per secoli era stato depauperato, e la lenta opera di riforestazione avviata dallo Stato tra la fine dell”800 e l’inizio del ‘900 non era stata ancora completata; anzi, il passaggio del fronte aveva determinato grandi danni e anche le poche zone protette che allora esistevano, i Parchi Nazionale del Gran Paradiso, dello Stelvio, di Abruzzo, del Circeo, erano abbandonate a se stesse, prive di mezzi economici e assediate dai bracconieri.

Specie preziose, quali lo Stambecco alpino, l’Orso, il Camoscio d’Abruzzo e molte altre erano ormai sull’orlo dell’estinzione definitiva.

In questo difficile contesto, pochi uomini, alcuni dei quali reduci dai campi di prigionia tedeschi, trovarono in sé la forza, la determinazione di reagire allo sfacelo, fondando il primo nucleo di un movimento per la salvaguardia dell’ambiente. A guidarli, fu una personalità d’eccezione: Renzo Videsott, docente nella Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino e Direttore soprintendente del Parco Nazionale del Gran Paradiso, dove gli ultimi Stambecchi esistenti cadevano sotto i colpi dei bracconieri.

Il 25 Giugno del 1948 dodici persone, dopo alcuni mesi di corrispondenza e una riunione preparatoria, si riunirono nella Sala dei Trofei del Castello di Sarre, in Valle d’Aosta, dando vita al Movimento Italiano per la Protezione della Natura (M.I.P.N.), che di lì a dieci anni sarebbe divenuto Federazione Nazionale Pro Natura. Renzo Videsott, nella lettera di invito ai partecipanti a quella lontana riunione, sottolineando l’importanza di diffondere l’idea della protezione della natura nel campo sociale, per due ragioni: il salvataggio delle risorse naturali e l’levazione spirituale dell’umanità, scriveva: È una visione che va al di là di ogni confine politico, tanto più al di là delle mie forze e della mia vita.

E ancora: Questo sforzo dovrà essere difeso da una troppo elevata concezione poetica, da una troppo angusta profondità scientifica, dalla impaludante retorica, dal formalismo, dall’oppio della burocrazia, dalla piovra delle speculazioni della bassa concezione politica, dalla tisi della miseria economica, dalla peste della faciloneria, dal mare dell’ignoranza, dagli oceani dell’indifferenza umana

Tali parole, scritte settant’anni fa, sembrano ancora del tutto attuali.

Rimando i lettori che volessero saperne di più, sia sulla fondazione del M.I.P.N., sia sul suo sviluppo successivo, alla relazione che il prof. Franco Predrotti, presidente del Comitato Scientifico della Federazione Pro Natura, ha presentato nel corso del Convegno di Torino, il 10 giugno scorso, e che può essere liberamente scaricata cliccando al termine di questo articolo; aggiungerò che nello stesso Convegno si è concentrata l’attenzione sulla figura di Renzo Videsott e dell’altro grande co-fondatore, Bruno Peyronel, nonché sui 70 anni di storia della Federazione Pro Natura. Nella sessione pomeridiana, dalla storia si è passati all’attualità, tramite la relazione di Pier Lisa Di Felice, vicepresidente della Federazione, sull’importanza delle aree protette; del dr. Antonello Provenzale, direttore dell’Istituto Geoscienze e Georisorse del CNR, su I cambiamenti climatici e il loro impatto sugli ecosistemi naturali; del dr. Alessandro Mortarino su Il consumo del suolo; del prof. Ettore Randi (Università di Bologna) su La conservazione della biodiversità in ambienti terrestri.

La realtà fondata da Renzo Videsott è stata la prima organizzazione nazionale italiana per la tutela ambientale e per circa vent’anni restò anche l’unica. Ad oggi la Federazione Pro Natura conta circa 100 associazioni aderenti, ubicate dalla Sicilia al Piemonte, e prosegue la sua opera nello spirito del suo fondatore.

Share Button
Please follow and like us:
Pedrotti
Filename : pedrotti.pdf (507 KB)
Etichetta :

CC BY-NC-ND 4.0 A TORINO, I FESTEGGIAMENTI PER IL 70° ANNIVERSARIO DELLA FEDERAZIONE NAZIONALE PRO NATURA by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.