Articolo pubblicato su IUA n° 2, Anno V, Febbraio 2018

Gentili lettori, ad inizio gennaio avevamo fatto cenno ad un’incognita importante, legata alla possibilità o meno di un rinforzo del vortice polare, così come avvenuto negli ultimi inverni. Tale rinforzo, che avrebbe anche potuto determinare per il nostro paese tempo assai monotono con possibilità di bel tempo o nebbie per inversioni termiche, sarebbe potuto avvenire paradossalmente per un eccessivo raffreddamento della stratosfera, che finisce per rinforzare le correnti zonali, ovvero quelle correnti che provengono dal continente nord americano e attraversando l’Atlantico giungono in Europa. Sono le stesse correnti che talvolta fanno ridurre notevolmente la durata del viaggio degli aerei che dagli Stati Uniti fanno rotta verso l’Europa. Proprio di recente, se non sbaglio, ho sentito che è stato battuto il record di durata di un volo commerciale su tale rotta.

Come abbiamo già ripetuto più volte su questa rubrica, quando le correnti zonali sono molto forti diventa assai difficile che il freddo possa raggiungere il Mediterraneo; questo accade perchè se l’Anticiclone delle Azzorre, esso viene “piallato” lungo i paralleli e finisce per determinare sull’Italia tempo per lo più stabile, proteggendo il bel paese da possibili incursioni fredde. In realtà, quest’anno il rinforzo del vortice polare è avvenuto non nei termini classici, ovvero ha consentito una certa variabilità del tempo durante il mese di gennaio, anche se poi il vero freddo fino ad ora non è riuscito a scendere oltre le Alpi. Abbiamo anche già ribadito, nei precedenti articoli, come il Mediterraneo sia forse una delle zone che più al mondo ha risentito negli ultimi anni dei cambiamenti climatici: però chi scrive vuole far notare come, prima di parlare di trend irreversibile del surriscaldamento climatico, occorra andare a vedere che cosa succede nel resto del pianeta. Durante il mese di gennaio, su parte degli Stati Uniti, si è abbattuta una delle ondate di gelo più importanti della storia moderna, con scenari che hanno ricordato il film di fantascienza ” The day after tomorrow”. E’ ancora vivo nei nostri occhi il ricordo delle immagini delle cascate del Niagara completamente ghiacciate, oppure quanto avvenuto in una città statunitense dove fiumi di acqua che avevano invaso le strade si sono poi congelati provocando un forte disagio.

Fra la fine di gennaio ed i primi di febbraio è prevista, sempre negli Stati Uniti, una nuova importante ondata di gelo. Il gelo ha poi colpito anche il Giappone e la Cina, con la neve che è arrivata pure nella città di Shanghai. All’appello, da molti anni, manca solo l’Europa centro-occidentale, anche se di fatto quest’anno le Alpi stanno facendo il pieno di neve e questo è fondamentale non solo per le provvigioni di acqua, ma anche per la conservazione dei pochi ghiacciai rimasti. Cosa accadrà a febbraio?

Intanto precisiamo subito che i modelli stagionali, ovvero quelli che provano a stilare una previsione sull’andamento delle temperature per i mesi successivi, ad oggi non prevedono alcuna novità sostanziale per l’area geografica del Mediterraneo, per tutti i prossimi 2-3 mesi. Va detto come le previsioni a lungo termine sono ancora piuttosto sperimentali, ma hanno raggiunto oramai un buon grado di attendibilità per il mese successivo a quello dell’emissione. Se, quindi, fossero veritiere le indicazioni per febbraio, difficilmente, per la gioia di chi gradisce il clima più mite, dovremmo avere intense e prolungate ondate di gelo. In realtà, la partita non sembrerebbe essere così scontata, in quanto vi sono alcuni indici climatici che invece propendono per un mese molto movimentato e con la possibilità di frequenti discese di aria fredda. Al momento, quello che appare abbastanza certo è che, dopo le temperature piuttosto elevate di fine gennaio, dai primissimi giorni di febbraio le stesse temperature dovrebbero iniziare a scendere gradualmente, per raggiungere un primo apice del freddo intorno al 5-6 del mese. Difficile, ad oggi, capire quali potrebbero essere gli effetti in termini di precipitazioni; non sono da escludere a priori alcune nevicate fino a quote di medio-bassa collina, soprattutto lungo il versante adriatico ma anche sulle zone interne del centro-sud. Ciò dipenderà da quanto freddo effettivamente raggiungerà l’Italia. Per il proseguo, intorno alla metà del mese ci potrebbe essere la possibilità di una modifica sostanziale dell’assetto del vortice polare, che potrebbe consentire all’Anticiclone delle Azzorre di erigersi lungo i meridiani, richiamando aria fredda verso l’Europa. In sostanza, come sostiene qualche esperto di meteorologia che scrive nei forum, potrebbe avvenire una modifica delle condizioni termodinamiche nel nord Atlantico, che anche per i prossimi anni dovrebbe consentire, sempre più spesso, l’allentamento delle correnti zonali e la possibilità dei cosiddetti “anticicloni di blocco”, che consentirebbero le discese di aria fredda anche verso l’Europa. Contrariamente a quanto prevedono i modelli fisico-matematici, la scommessa è quindi per un febbraio molto dinamico e con possibilità di eventi nevosi fino a bassa quota. Per l’eventuale autocritica si rimanda alla lettura del prossimo articolo fra circa un mese.

Alessio Genovese

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CC BY-NC-ND 4.0 Pillole di meteorologia – Le previsioni per febbraio by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.