Articolo pubblicato su IUA n° 4, Anno IV, Aprile 2017

La citazione dal film di Mel Brooks è divertente… il resto molto meno – report dal Consiglio Regionale della Toscana

Dopo che da un paio di mesi si è innescata a livello nazionale la questione relativa al Lupo e all’accrescimento così rapido di questa specie in buona parte d’Italia (40 anni fa era sull’orlo dell’estinzione) da proporre, in casi particolari, l’abbattimento di alcuni capi (comunque contenuti in una percentuale pari al 5% degli esemplari); e dopo che la Conferenza Stato-Regioni ha rinviato la discussione del problema, visto anche che la grande maggioranza degli Enti Regione (e le Associazioni ambientaliste) sono in totale disaccordo con la proposta di uccidere i Lupi, non poteva che essere la Toscana, terra un tempo conosciuta per le sue posizioni protezionistiche e ora salita alla ribalta (grazie all’Assessore Mauro Remaschi, responsabile del settore Agricoltura e Foreste) come luogo in cui è consentito sparare in ogni luogo ed epoca dell’anno (agli ungulati), a “rilanciare” sulla “caccia al lupo”, predisponendo una serie di audizioni conoscitive in sede di Commissione.

Lupo

L’indagine, infelicemente titolata “Proliferazione del lupo in Toscana”, parte dal presupposto che i lupi siano troppi e che si rendano responsabili di danni intollerabili agli allevatori (in prevalenza di ovini), insieme agli ibridi cane-lupo e ai cani rinselvatichiti (che costituiscono entrambi una parte del problema, di cui non si ha forse l’esatta percezione).

Nella prima riunione della Commissione, l’Assessore Remaschi si è espresso senza peli sulla lingua, dichiarando (come attestano i verbali) che, sul territorio della Toscana, attualmente il numero dei Lupi è di circa 550/600 esemplari, e che bisogna riportarne la consistenza a circa 100. Il sottinteso – e nemmeno tanto – è che si debba abbattere almeno l’80% delle bestiacce (la locuzione è nostra).

Consensi, in varia misura, dei presenti, che forse non si sono resi ben conto di quanto la proposta di Remaschi fosse in completa contraddizione con le sue note posizioni di “Terminator” degli ungulati, cinghiali in primis, ma anche caprioli ecc., accusati di danneggiare l’agricoltura non meno che di provocare incidenti stradali. In effetti, i Lupi sono i peggiori nemici dei cinghiali, che costituiscono il piatto principale della loro dieta, e ne limitano naturalmente la diffusione. Per cui, più lupi ci sono, meno cinghiali (e caprioli, e daini) scorrazzano liberi per i boschi e i campi. Ma, forse, chiedere coerenza a un politico è davvero troppo…

Alla seconda seduta della Commissione regionale, tenutasi un paio di settimane più tardi, sono stati invitati a partecipare i rappresentanti delle Associazioni ambientaliste (tra cui l’estensore del presente articolo), delle categorie economiche interessate (agricoltori e allevatori), delle forze dell’ordine (Carabinieri Forestali e Polizie Provinciali).

Presenti i delegati di Pro Natura Toscana, Legambiente, WWF, Ass. Canis-Lupus, quelli di Confagricoltura, Coldiretti, CIA, il Tenente Colonello dei CC Forestali Alessandra Baldassarri (anche a nome del Comando Regionale), i funzionari delle Polizie Provinciali di Pisa e Livorno, Valeria Salvatori in rappresentanza del Progetto Life Medwolf attivo in provincia di Grosseto dal 2012.

Infine, non invitata ma ammessa a intervenire dal Presidente della Commissione, Mariangela Corrieri in rappresentanza del Comitato Coordinamento Associazioni Animaliste Toscane.

La discussione ha evidenziato un elemento su cui tutti concordano: i lupi, in effetti, sono aumentati di numero, costituiscono più di 100 branchi che popolano l’Appennino (in pratica, alcuni di questi si muovono tra il versante emiliano-romagnolo e quello toscano, sconfinando a sud nel Lazio e in Umbria, a nord in Liguria), la Maremma, i Monti del Chianti ecc. Inoltre, circa un terzo dei raggruppamenti di lupi vedono la presenza di ibridi, incroci tra lupe e cani vaganti; gli ibridi, avendo genericamente una maggiore predisposizione nei confronti della presenza umana, possono aver meno timore nei nostri confronti.

Pare poi accertato che alcuni branchi si aggirino in zone periurbane, talora predando cani di piccola taglia non sorvegliati dai loro proprietari. Però, non costituiscono pericolo reale per l’uomo.

Un secondo punto su cui sia le Associazioni ambientaliste che quelle di categoria (allevatori ecc.) si trovano d’accordo è il seguente: i danni eventualmente provocati dalla presenza del lupo vanno rapidamente accertati e refusi, come prevedono le leggi in vigore; così come va combattuto il randagismo dei cani che costituisce da una parte un elemento di minaccia per il Lupo, tramite l’ibridazione, dall’altro una causa di predazione delle greggi.

Quasi tutti concordano anche sul fatto che l’attuale normativa regionale in vigore (L. 26/2005) deve essere aggiornata e migliorata.

Più complessa diviene la questione se si entra nel merito degli accertamenti delle predazioni, che devono essere effettuati da personale tecnico e veterinario debitamente formato; non è semplice infatti “indagare” sulla scena dell’uccisione di pecore o simili, anche se oggi la tecnica dell’analisi del DNA consente di stabilire chi si stato il “colpevole”. Ma, quando si tratta di moltissimi casi, è ovvio che questa non può essere sistematicamente utilizzata.

I contrasti emergono quando si inizia a parlare di prevenzione degli attacchi; per le categorie economiche, infatti, queste, che si identificano principalmente in recinti dove sistemare le greggi durante la notte e nell’uso di “dissuasori” per eccellenza, quali i cani da guardia opportunamente addestrati (pastori maremmani ecc.), non sono assolutamente sufficienti e comunque paiono economicamente non sostenibili, anche se in parte finanziati dalla Regione; le associazioni ambientaliste sono del parere opposto, ovvero che ancora non si è diffusa tra gli allevatori la cultura della prevenzione ovvero della convivenza con i predatori, e che quindi tali mezzi o non vengono utilizzati o sono usati solo parzialmente e in modo inadeguato. Pro Natura Toscana sottolinea come troppo spesso le greggi vengono lasciate allo stato brado, senza la presenza del pastore “umano” che sarebbe già di per sé un elemento forte di dissuasione.

Gli allevatori ribattono che negli ultimi due-tre anni la prevenzione è aumentata, ma gli attacchi sono cresciuti di circa il 10%, però ammettono che la cultura della convivenza è ancora estranea a molti dei loro associati. Perciò, seppur con i dovuti distinguo, sono in accordo con l’Assessore Remaschi per quanto riguarda la limitazione, anche mediante abbattimento, dei lupi, tanto più di quelli che danno problemi.

Una voce un po’ fuori dal coro, per quanto riguarda l’accrescimento numerico dei lupi in Toscana, è quella di Francesca Ciuti, tecnico addetto al monitoraggio di questi animali, che parla in rappresentanza dell’Associazione Canis-Lupus. Infatti, dice, in realtà il numero dei lupi si è negli ultimi anni assestato, e le misure di prevenzione, anche se valide, non sono state messe in atto in modo specifico, “ritagliato”, per così dire, sulla realtà di ogni azienda allevatrice. L’esperta auspica anche la cattura degli ibridi e dei lupi “problematici” e la loro detenzione in appositi spazi.

L’intervento del Tenente Colonnello, dei Carabinieri Forestali, che si occupa del problema in provincia di Grosseto, è particolarmente interessante e documentato. L’ufficiale ricorda come il bracconaggio nei confronti dei lupi sia un dato da non trascurare, sia sotto la forma della classica fucilata, che con trappole o avvelenamento. Ultimamente, vicino a Pitigliano (GR) è stato trovato il corpo di un lupo atrocemente mutilato, “incidente” che fa seguito alle stragi di lupi compiute negli anni scorsi per ritorsione alle predazioni, sempre nel grossetano. Molti individui, inoltre, muoiono per investimento stradale. Il dato più rilevante presentato dai Carabinieri Forestali è però un altro: quanto la prevenzione è ben fatta, e seguita da tecnici competenti, come in aziende pilota della Provincia di Grosseto, la predazione crolla del 70%.

Assessore Marco Remaschi

I funzionari di Polizia provinciale tornano su un punto che dovrebbe essere ben noto a tutti, ma che, nella discussione, non è stato ripreso con la dovuta forza: l’uccisione dei lupi è e rimane, per la Legge italiana, un delitto, in quanto la specie è protetta dal 1971. Il messaggio che invece sta passando tramite le istituzioni – e il riferimento all’Assessore Remaschi è tanto evidente quanto sottinteso – è che il lupo si può anche ammazzare, tanto, prima o poi, la sua uccisione verrà legalizzata. E concludo testualmente: “Ci piacerebbe che la Regione comunicasse informazioni tese ad allentare la tensione, anziché ad aumentarla”.

Un ultimo elemento, ma di folklore politico, lo fornisce il Consigliere della Lega Nord Salvini, su richiesta del quale sono state convocate le audizioni, quando chiede agli esperti presenti se i lupi che scorrazzano in Toscana presentino ibridazione con lupi nord europei o slavi. Gli rispondono di stare tranquillo: i nostri lupi, come accertato dal DNA, sono razzialmente puri!

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