Articolo pubblicato su IUA n° 5, Anno II, Maggio 2015

Come riportava martedì scorso “La Repubblica”, in un ampio servizio, preoccupa, e molto, gli ambientalisti e gli ornitologi, il rarefarsi di molte specie di passeriformi italiani, constatato in questi ultimi anni. In prima linea, il comune passero (Passer Italiae), che, come facile del resto osservare, non forma più stormi di numerosi individui. Anche altri uccelletti simili sono in via di rapida diminuzione: fringuelli, luì, verdoni, cince allietano sempre meno, coi loro cinguettii, campagne e periferie cittadine. Se a ciò si aggiunge, come abbiamo detto su queste pagine alcuni mesi fa, che il numero delle rondini (e affini: balestrucci, topini, rondini alpine ecc.) è in costante diminuzione da alcuni decenni, è evidente che il fenomeno costituisce un pessimo segnale relativo alla salubrità dell’ambiente.

In realtà, le cause certe di questo declino di parte dell’avifauna nostrale non sono state ancora acclarate; per gli uccelli insettivori, è probabile che essi stiano letteralmente morendo di fame, dato che anche gli insetti sono in rapida diminuzione; come anche, per la loro riproduzione, sembrerebbe essere influente il fatto che molti pesticidi nicotinoidi (derivati cioè dalla nicotina) sono tuttora in uso, in grandi quantità, in agricoltura. Alcuni esperti evidenziano inoltre il fatto che alcune specie predatrici delle uova e dei piccoli, sia delle rondini che dei passeracei, sono in costante aumento, basti pensare alle gazze, ma soprattutto alle cornacchie grigie, le quali, un tempo confinate molto a nord, hanno iniziato a colonizzare le altre zone italiane fin dagli anni ’70 del secolo scorso, occupando le nicchie ecologiche di altri uccelli meno adattabili.

Che cosa possiamo fare? Ben poco, purtroppo, se non fornire durante il periodo freddo calorie aggiuntive a questi piccoli volatili, lasciando briciole e altro cibo in abbondanza sui balconi e nei giardini, o ponendo in opera nidi artificiale, facilmente reperibili, che però sono utilizzati soprattutto da alcune specie di uccelli, come le cince.

La scomparsa di questi piccoli amici è, in fondo, un altro grido della Terra ferita… un grido che solo da poco abbiamo imparato ad ascoltare.

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