Articolo pubblicato su IUA n° 5, Anno II, Maggio 2015

Lago di Nemi © Alberto Pestelli 2005
Lago di Nemi © Alberto Pestelli 2005

I romani e forse gli antichi popoli latini prima di loro, furono talmente colpiti e attratti da questo angolo selvaggio dei “Castelli” che dedicarono il piccolo lago di Nemi a Diana, la dea della Caccia.

Simile al vicinissimo lago Albano, quello di Nemi fa parte del complesso vulcanico dei colli albani detto anche Vulcano Laziale. Questo formava un estesissimo cerchio che comprendeva Castel Gandolfo, Genzano, Ariccia, Marino, Velletri e altre cittadine del circondario.

Contrariamente a quanto si pensa, il vulcano laziale non è estinto. La sua attività vulcanica, se pur non eccelsa, si manifesta con emissioni gassose che possono essere tossiche per gli esseri viventi – in alcune zone lungo la via Appia, si sente un persistente odore di zolfo –, deformazioni del terreno e scosse sismiche che raramente sono forti da provocare distruzione.

Il sistema vulcanico dei Colli Albani potrebbe riprendere prima o poi la propria attività eruttiva creando un serio pericolo per la popolazione dei centri abitati del comprensorio e della stessa Roma.

Lago di Nemi © Alberto Pestelli 2005
Lago di Nemi © Alberto Pestelli 2005

Sarei curioso si sapere se è mai stato fatto un piano di evacuazione in caso di un’eventuale eruzione di questo enorme vulcano.

In attesa di una risposta soddisfacente, vorrei puntare su altri aspetti molto più piacevoli che caratterizzano il luogo.

Lago di Nemi © Alberto Pestelli 2005
Lago di Nemi © Alberto Pestelli 2005

Tra tutti i laghi laziali di origine vulcanica, ho sempre trovato il lago di Nemi il più bello e il più selvaggio. Forse perché, se lo osserviamo bene, è quello che ha l’aspetto di un vero e proprio vulcano con le pareti a strapiombo verso lo specchio d’acqua.

Lago di Nemi © Alberto Pestelli 2005
Lago di Nemi © Alberto Pestelli 2005

Esiste un museo, costruito durante il periodo fascista che conteneva due enormi navi di epoca imperiale andate distrutte nel 1944 durante l’occupazione nazifascista dell’Italia.

Intorno a queste due navi, già subito dopo la caduta dell’Impero romano e forse sin dai primi secoli del medioevo, nacque la leggenda che il fondale del lago nascondeva due imbarcazioni contenenti uno strabiliante tesoro. Per qualche motivo erano state sepolte per sempre sotto l’acqua. Ad avvalorare la leggenda, nel Medioevo furono registrati alcuni ritrovamenti di reperti da parte dei pescatori della zona.

“Nemi 44 museo delle Navi” di Pippo-b – ei-gene Arbeit. Transferred from de.wikipedia. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Com-mons.

Le navi, in realtà, erano state costruite per ordine dell’imperatore Caligola sia per onorare Diana, la dea della caccia, sia per utilizzarle come palazzi galleggianti dove il “padre di Roma” trascorreva giorni di riposo.

Molto probabilmente furono anche utilizzate per simulare battaglie navali per il divertimento dell’imperatore e del suo seguito.

Quando Caligola morì nel 41 d.C., il senato romano cancellò ogni opera che poteva ricordare il defunto imperatore, tra cui anche le due navi che furono fatte affondare. Da quel giorno nacque la leggenda.

Le due imbarcazioni rividero la luce del sole nel 1932 grazie a una faraonica opera di recupero.

“Nemi-Schiff” di Ignoto – Bilderwoche 1929. Con li-cenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons.

Come detto prima, furono distrutte durante la seconda guerra mondiale. Dopo il conflitto furono ricostruite in scala 1/5 ed esposte in un’ala del museo insieme ai reperti che si sono salvati dall’incendio. Sin dall’antichità, come ho detto nell’introduzione, i romani lo frequentavano sia come luogo di villeggiatura e di divertimenti sia per motivi religiosi. Infatti, fu costruito un grande tempo dedicato a Diana che, purtroppo, in parte è andato perduto. Sono rimasti alcuni resti.

“Rests of Temple of Diana in Nemi” di Livioandronico2013 – Opera propria. Con licenza CC BY-SA 4.0 tramite Wikimedia Commons.

Nonostante siano trascorsi secoli e secoli, il Nemus Dianae è considerato ancora luogo di vacanze.

Ricco di boschi (Nemus vuol dire bosco) e di aree verdi, è il giusto posto per bellissime camminate salutari. L’aria, all’interno del cratere non risente dell’inquinamento urbano delle vicinanze.

È possibile ammirare anche l’abbondante fauna: upupe, beccacce fanno a gara con gli onnipresenti germani reali, anatre, folaghe, martin pescatori e cormorani.

Folaga
Folaga

Il lago è anche molto ricco di fauna ittica. Alcuni pesci sono stati “buttati” dai pescatori. Tra questi “peschiamo” la carpa e il persico. Tuttavia ci sono ancora specie autoctone quali il luccio, il coregone e la tinca.

Lo specchio di Diana è raggiungibile da Genzano e da Nemi. La prima strada è larga e comoda, mentre l’altra è stretta e spesso chiusa a causa delle frequenti frane.

Sagra delle Fragole a Nemi
Sagra delle Fragole a Nemi

Insomma, se vi trovate dalle parti di Roma, vale la pena percorrere un po’ di chilometri per visitare questo lago vulcanico e, se avete ancora un po’ di tempo, salite a Nemi per gustare le sue gustosissime fragoline di bosco! Ai supergolosi di questi frutti di bosco ricordo che ogni anno – la prima settimana di giugno – si tiene a Nemi la Sagra delle Fragole. Quest’anno l’81a sagra si terrà fino all’8 giugno.

La bellezza del luogo è ispiratrice di una moltitudine di versi tra i quali la bellissima poesia di Maria Iorillo: Incanto sul lago di Nemi.

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