Di Alberto Pestelli

Se non si ha voglia di camminare, bisogna aver fortuna e basta! Trovare un posteggio vicino all’ingresso della famosa Cascata Varone tra Riva del Garda e Arco, in Trentino, non è cosa assolutamente semplice. Altrimenti bisogna percorrere un po’ di strada a piedi dal vicino centro abitato – Varone – che, meno male, non è lontanissimo.

Comunque, che siate o no fortunati per il parcheggio, una buona camminata la farete ugualmente. E pure in salita fino ad arrivare all’ingresso della grotta. La dentro le acque del torrente Magnone si addentrano nella montagna formando, quindi, le cascate che hanno un’altezza di circa cento metri.

Il torrente che ha formato questa meraviglia scorre nella piccola valle di Ravizze gettandosi, infine, nel lago di Garda. Il Magnone è alimentato dalle acque sotterranee del sovrastante lago di Tenno a circa tre o quattro chilometri a monte.

Fu aperta al pubblico nella seconda metà dell’800. Fu inaugurata il 20 giugno del 1874 e da allora è meta obbligata per migliaia di turisti che trascorrono le ferie sulle rive del lago di Garda e tra i monti del Trentino.

Fin dal passato ha registrato numerose visite di personaggi illustri: Gabriele d’Annunzio, Franz Kafka, l’imperatore Francesco Giuseppe I d’Asburgo, Thomas Mann. Quest’ultimo fu ispirato dalla bellezza del luogo per scrivere un tratto del suo romanzo “La montagna incantata”.

 

A condire la spettacolarità della cascata, l’incantevole vialetto e scalinata – per niente faticosa – circondata da alberi, fiori e piante nostrane ed esotiche rese rigogliose dal particolare clima favorevole al loro sviluppo e dalla ricchezza di acqua.

Il giardino botanico è molto ben curato. Ogni pianta è segnalata con gli appositi cartelli per soddisfare la curiosità del visitatore sulle caratteristiche botaniche della singola specie.

La vegetazione costituisce, quindi, una bellissima distrazione dal rumore crescente che proviene dall’interno della grotta man mano che ci avviciniamo al suo primo ingresso. Primo? Sì, perché la grotta ha due piani: l’inferiore e il superiore. Comunque, dovunque siate, in basso o in alto, non dovete far altro che indossare un impermeabilino trasparente di fortuna, acquistato dietro consiglio dell’addetta della biglietteria. Seguendo il suo consiglio l’ho indossato per non farmi colpire dagli schizzi forti e gelati dell’acqua che scende da cento metri ad una velocità incredibile dall’alto della fenditura della roccia. Si ha l’impressione che l’acqua venga quasi polverizzata tale è la violenza del suo getto… una specie di aerosol gigantesco!

Il fragore è assordante. Per colloquiare con gli amici che partecipano a questa bellissima esperienza bisogna quasi urlare. Le nostre parole si mescolano con la voce della natura che ci sovrasta e ci invita a un rispettoso silenzio… sì, perché la si ammira e la si contempla meglio se lasciamo parlare liberamente il suo cuore e la sua anima!

 

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