Articolo pubblicato su IUA n° 2, Anno II, Febbraio 2015

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Conosco il Lazio quasi quanto la Toscana e la Sardegna che sono le mie regioni di origine. Naturalmente conoscerne ogni angolo è impossibile ma negli anni ho visitato molti paesi e borghi laziali quel tanto che bastava per affermare… sì, ci sono stato e ci ritornerei…

Una delle zone più affascinanti del Lazio, a mio avviso, è la Tuscia viterbese. Forse perché conserva il fascino e il mistero di un popolo che ha abitato anche la Toscana e l’Umbria, forse perché anch’io mi sento un po’ Etrusco, nonostante la mia nuragicità… nuraghetrusco!

Spesso mi sono ritrovato a girovagare tra i suoi paeselli, dove costruire la casa con i blocchi di tufo, è ancora di moda, tra i suoi laghi di origine vulcanica, tra i suoi boschi che in autunno offrono colori e profumi del tutto particolari.

Ma non c’è solo natura in quelle contrade ma Storia (con la S maiuscola) e Arte che purtroppo stentano a varcare i confini regionali se non quelli provinciali o addirittura comunali.

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E Caprarola, uno dei bei borghi del viterbese non fa eccezione. Situato a sud dei Monti Cimini e a oriente del lago vulcanico di Vico, conserva un bellissimo esempio architettonico del XVI secolo. Nonostante sia immersa nell’antico territorio dei Rasenna, Caprarola è stata fondata in tempi più recenti.

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Le prime notizie di un insediamento stabile si hanno intorno all’XI secolo. Senza addentrarci nella storia del paese, che meriterebbe un capitolo a parte, mi sembra appropriato parlare del suo bellissimo Palazzo Farnese (detta anche Villa Farnese).

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Ideato come fortezza difensiva, il progetto fu dato al Sangallo il Giovane dal Cardinale Alessandro Farnese detto il Vecchio. La “prima pietra” fu posta nel 1530. Dopo sedici anni dall’inizio dei lavori il Sangallo morì e i lavori furono sospesi nel 1546. Il successore, cardinale Alessandro Farnese il Giovane, intenzionato a riprendere i lavori, affidò incarico al Vignola (1547) di portare avanti il progetto. Tuttavia i lavori ripresero ben dodici anni più tardi dopo che il famoso architetto ebbe modificato in maniera rilevante il progetto originale. Anche se la pianta pentagonale rimase così com’era, la costruzione fu modificata per farne un imponente palazzo seguendo lo stile rinascimentale. Lo scopo della costruzione fu subito chiara: doveva diventare la residenza estiva del cardinale Farnese.

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Per accedere alla costruzione dobbiamo salire una bellissima scalinata. Il Vignola la costruì tagliando la collina. Lo scopo di tutto ciò era quello di isolare il palazzo dal resto delle abitazioni del borgo e, con il “nobile” intento di renderlo armonioso con il territorio di Caprarola. Inoltre per aumentare la sua maestosità, l’architetto progettò e costruì una strada rettilinea per avere un’ottima visuale dall’alto del borgo.

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Entrando all’interno del palazzo non possiamo fare a meno di notare un bellissimo cortile a due piani di cui uno, il superiore, è un po’ arretrato. Il cortile fu realizzato dal Vignola. È circolare e le volte furono affrescate da Antonio Tempesta.

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Il Vignola non era solo un architetto ma anche un valente pittore. Affrescò la scala interna detta Scala Regia che gira intorno ad una trentina di colonne. Secondo voci dell’epoca il cardinale Farnese saliva queste scale, in sella al suo cavallo, per raggiungere il piano dei suoi alloggi (il piano nobile).

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Il piano che è stato denominato Piano dei Prelati (piano rialzato) ha un doppio accesso: interno e dalla scalinata esterna. In questa zona del palazzo troviamo le stanze affrescate da Taddeo Zuccari, quella delle stagioni del Vignola e la stanza delle guardie.

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Nel piano nobile niente è lasciato al caso. Sale e saloni sono disposti secondo uno schema ordinato, meticoloso e all’avanguardia per i tempi. Infatti, le zone dove il sole difficilmente batteva (ala ovest) erano destinate a essere abitate durante i periodi estivi, mentre gli appartamenti invernali sono situati a est dove, appunto batte il sole.

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La zona che era abitata d’estate fu affrescata dallo Zuccari mentre gli appartamenti d’inverno dal Bertoja, al secolo Jacopo Zanguidi, dal Giovanni De Vecchi e da Raffaellino da Reggio. Ma le opere d’arte non si fermano qui… Il Palazzo Farnese di Caprarola ha visto un gran via vai di talentuosi artisti dell’epoca tra i quali spicca l’autore degli affreschi della sontuosa Stanza del Mappamondo, Giovanni Antonio da Varese.

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Ogni villa che si rispetti ha il suo giardino o “Orti farnesiani” (da non confondere con gli omonimi giardini della famiglia Farnese sul Palatino a Roma). I giardini del palazzo di Caprarola sono un bellissimo esempio tardo rinascimentale. Si trovano alle spalle della sontuosa costruzione a ridosso del colle dove è stata costruita e collegati con dei ponti.

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Se vi trovate nei paraggi della zona dei laghi vulcanici della Tuscia laziale, una visita a Caprarola è obbligatoria farla per ammirare uno dei più begli esempi di architettura tardo rinascimentale della nostra penisola. Forse non famosa quanto Villa Lante e i suoi giardini di Bagnaia nei pressi di Viterbo, ma costituisce una bellissima immersione in un angolo suggestivo del Lazio. Senza contare che da quelle parti si mangia e si beve da Re… anzi, da Cardinali.

 Fotografie di Alberto Pestelli © 2005

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Lazio – Il Palazzo Farnese di Caprarola (Viterbo) di Alberto Pestelli © 2014 è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.
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CC BY-NC-ND 4.0 Lazio – Il Palazzo Farnese di Caprarola (Viterbo) by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.